19 settembre 2018 - 19:40

Dalle accise alle grandi opere, le coperture «sparite» dei grillini

In campagna elettorale il M5S indicava risorse per 80-85 miliardi. Dovevano venire dal taglio delle spese, per 30 miliardi, dalla revisione di sconti, detrazioni e deduzioni fiscali per altri 40 miliardi. Poi si immaginava di ricorrere al deficit per 10-15 miliardi.

di Mario Sensini

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«Non erano 75 miliardi di euro l’anno recuperabili senza neanche fare salti mortali?» si domandano i tecnici del ministero dell’Economia. «Una svegliata al ministro Tria non fa mai male, ma almeno noi le coperture per finanziare le nostre misure le abbiamo trovate» dicono i tecnici della Lega Nord che seguono la messa a punto della manovra di bilancio. Non è che ci facessero grandissimo affidamento, ma una mano a trovare un po’ di risorse per coprire i costi della manovra, dal Movimento 5 Stelle, se la aspettavano entrambi. Non proprio l’attacco al ministro Tria «poco serio» che non trova i soldi per finanziare il programma di governo.

Piano senza sforzo

Nel piano delle possibili coperture identificate dai grillini in campagna elettorale, e confermato poi una volta arrivati al governo con la Lega, erano stati identificati tre “serbatoi” di risorse cui attingere per mettere in campo le riforme immaginate, dal reddito di cittadinanza, agli sgravi Irpef (ora soppiantati dalla flat tax) e dal superamento della Fornero, per un costo complessivo di 75 miliardi. Una cifra «che il MoVimento può arrivare a coprire» senza difficoltà, assicurava il Blog delle Stelle a gennaio, quando cominciarono a circolare le prime critiche sui costi del programma elettorale, che furono bollate come «terrorismo delle coperture».

Via gli sconti fiscali

Il primo pozzo da cui pescare doveva essere quello delle tax expenditures, cioè di detrazioni, deduzioni e sconti fiscali. «40 miliardi a regime - secondo il Blog - che si possono ripensare e spostare da obiettivi dannosi o improduttivi verso finalità ad alto moltiplicatore». Tra questi anche 17 miliardi di SAD, i sussidi dannosi per l’ambiente, cioè gli incentivi, che impattano negativamente come le accise scontate sui carburanti per l’autotrasporto, la pesca e l’agricoltura (che dovrebbero aumentare, mentre la Lega le vuole ridurre).

I tagli alla spesa

Il secondo serbatoio, da 30 miliardi di euro, era rappresentato dai possibili tagli alla spesa pubblica, compresi i costi della politica. Tra questi il M5S metteva in conto il taglio di 7 miliardi di trasferimenti «improduttivi alle imprese», che avrebbero dovuto finanziare, nel loro programma originario, il dimezzamento dell’Irap. Così come il bonus da 80 euro di Matteo Renzi sarebbe sparito per coprire i costi di un taglio delle tasse sulle persone fisiche. Irpef e Irap non saranno toccate, lo sgravio si farà sulle partite Iva, ma quelle possibili coperture sono di fatto sparite.

Deficit di 15 miliardi

La terza fonte cui attingere avrebbe dovuto essere il deficit di bilancio, «per una cifra - diceva il Blog - tra 10 e 15 miliardi l’anno». La via dell’indebitamento sembra essere l’unica rimasta, anche se i 10-15 miliardi con i quali si arriverebbe più o meno all’1,6% di deficit cui vuole fermarsi il ministro dell’Economia, al MoVimento non sembrano bastare più.

30 miliardi l’anno

I 70 miliardi garantiti da tagli di spesa e revisione delle detrazioni fiscali erano a “regime” e il Piano stesso dei 5Stelle ipotizzava un percorso graduale di attuazione delle riforme, immaginando di recuperare 20-30 miliardi l’anno. Anche questa, però, appare allo stato una previsione molto ottimistica.

Tagli alle grandi opere

Nel Piano del M5S, poi finito nel Contratto di Programma, c’è anche il taglio delle risorse ale grandi opere inutili da considerare, tra 5 e 9 miliardi, da dirottare però su altri investimenti. Ci sono i tagli ai costi della politica, ma arrivano a 1 miliardo, con soli 100 milioni dal taglio dei vitalizi per le cariche elettive. Un intervento giusto, «che si fa per equità e non per ragioni di cassa» dice Tito Boeri dell’Inps.

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