22 settembre 2018 - 09:01

Bonifiche ferraresi mette d’accordo i consorzi e pensa alla svolta con la ricapitalizzazione

Il gruppo con 7 mila ettari di terreni coltivabili rappresenta la prima azienda agricola italiana e l’unica quotata in Borsa in Europa

di Sergio Bocconi

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Bonifiche Ferraresi inaugura il nuovo centro direzionale per la Toscana a Santa Caterina in Valdichiana e si prepara a lanciare l’aumento di capitale da 150 milioni, operazione per la quale il consiglio ha ricevuto delega in luglio. Il gruppo, che con 7 mila ettari di superficie coltivabile rappresenta la più grande azienda agricola italiana (e l’unica quotata in Borsa del settore in Occidente) potrebbe essere alla vigilia di un salto dimensionale. L’occasione può essere proprio la ricapitalizzazione che dovrebbe partire con un board da mettere in calendario entro metà ottobre. Il progetto, secondo quanto è stato possibile raccogliere anche nel corso della cerimonia di inaugurazione alla quale hanno partecipato azionisti, rappresentati delle associazioni agricole, istituzioni e banche, prevederebbe l’acquisizione del controllo da parte di Bonifiche Ferraresi di una nuova società costituita ad hoc dai sei principali Consorzi agrari che presentano un valore delle produzione pari a circa 1,3 miliardi.

Secondo queste ipotesi, che non vengono commentate da Bonifiche, il gruppo agroindustriale guidato da Federico Vecchioni, che si è prefisso di essere un hub per il settore del nostro Paese, realizzerebbe una svolta significativa. In linea sotto il profilo strategico con il percorso compiuto da quando, nel 2014, un gruppo di soci istituzionali, industriali e agricoli, ha rilevato con un’Opa il 60% di Bonifiche Ferraresi da Banca d’Italia azionista di maggioranza dal 1942 della società costituita nel 1871. Da allora, cambiando il modello di business conservativo che aveva caratterizzato la gestione precedente, il gruppo è passato anche attraverso acquisizioni da 9 milioni di fatturato agli 85 previsti per fine 2018, con investimenti complessivi che, compreso il prossimo aumento di capitale, raggiungono quota 500 milioni. Nel frattempo il gruppo si è articolato in una holding quotata, Bf, che controlla Bonifiche Ferraresi e altre società, e si è arricchita la platea degli azionisti. In particolare nel settembre 2015 hanno deciso di investire in Bonifiche i Consorzi agrari e nel 2017 è entrata nel capitale Cdp equity, che oggi con il 19,9% è il secondo socio dopo la Fondazione Cariplo che detiene il 21,8%. Altri azionisti di rilievo sono Carlo De Benedetti, Sergio Dompé, la famiglia Gavio, Bios Line, Farchioni olii, il gruppo Cremonini, i mulini Ocrim, la Popolare di Cortona. Un club che raccoglie investitori istituzionali e finanziari ma anche operativi appartenenti alla filiera agroalimentare. «Dalla genomica allo scaffale», ha sottolineato ieri Vecchioni riassumendo così la missione dell’azienda durante l’inaugurazione del centro nato dalla ristrutturazione della prima delle leopoldine, case coloniche che risalgono ai tempi del granduca Leopoldo di Toscana.

Qui è stato realizzato anche un polo di ricerca e lavorazione delle piante officinali per la produzione di tisane con il proprio marchio, “Le stagioni d’Italia”, lanciato nei mesi scorsi. Nel “cantiere” Bonifiche Vecchioni ha poi avviato l’apertura internazionale di Bf servizi, costituita con Ismea, istituto pubblico legato al ministero delle Politiche agricole, passo che può prevedere l’ingresso di nuovi soci. Contatti sono in corso con Israele, Russia e Kazakistan per esportare il know how del gruppo sull’agricoltura di precisione, la cosiddetta agricoltura 4.0 che introduce tecnologie avanzate, satelliti, software per moltiplicare efficienza e qualità della produzione con consumi e impieghi, dall’acqua alle sementi, su misura. «Il network di Bf con i Consorzi agrari può ridare slancio a questa rete radicata sul territorio», ha detto Gianluca Lelli, direttore area economica di Coldiretti, i cui associati sono molto presenti nei Consorzi agrari, che complessivamente presentano un valore della produzione di 3 miliardi.

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