20 gennaio 2019 - 13:16

Immigrati, sono una cosa positiva soltanto per il 30% degli italiani

Contro il 56% della media globale secondo un sondaggio del World Economic Forum. In Germania la percentuale è del 48% e in Francia del 39%, nel Regno Unito sale al 60% e negli Usa al 63%. Il pessimismo sulla mobilità sociale e la fine del sogno americano. E per l’ambiente tutti vogliono più tasse contro chi inquina

di Giuliana Ferraino

Immigrati, sono una cosa positiva soltanto per il 30% degli italiani
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L'Italia è la nazione più impaurita del mondo davanti all’immigrazione: soltanto il 30% dei cittadini pensa che i nuovi immigranti siano per lo più un fattore positivo per il Paese. Meno dei russi (32%) e dei polacchi (33%), in fondo alla classifica del sondaggio «Globalization 4.0, The Human Experience», pubblicato alla vigilia del World Economic Forum, che viene inaugurato ufficialmente lunedì pomeriggio a Davos. A dispetto del presidente Donald Trump, che proprio sull’immigrazione e l’intenzione di costruire un muro tra Usa e Messico finanziato dai contribuenti ha «chiuso» il governo federale per il periodo più lungo della storia, gli Stati Uniti sono invece tra i Paesi più ottimisti verso gli immigrati: il 63% degli americani li percepisce come una cosa fondamentalmente buona.

Dal sondaggio, realizzato a livello globale dal Wef in collaborazione con Quantrics su un campione di oltre 10 mila tra il 4 e il 17 gennaio in 29 Paesi, in realtà emerge che la maggioranza del mondo rifiuta il populismo e ha fiducia nella cooperazione internazionale. L’80% degli intervistati in tutto il pianeta ritiene infatti che tutti i Paesi possano migliorare contemporaneamente, respingendo l’idea che il miglioramento nazionale sia un gioco a somma zero. Dopo il Sudest asiatico, con in testa India (78%) e Cina (70%), il Nord America è la regione del mondo psicologicamente più «aperta» verso gli immigrati, anche grazie al Canada, dove il 72% della popolazione vede l’immigrazione con favore.

L’Europa è invece l’area del mondo più ostile all’immigrazione: contro una media globale del 56% che vede i nuovi immigrati come una cosa buona per il proprio Paese, la percentuale scende al 48% in Germania e al 39% in Francia, ancora più in basso in Italia, Polonia e Russia. Sopra la media invece Spagna (58%) e Regno Unito (60%), con buona pace della Brexit, votata anche per la paura dell’immigrazione.

L’Europa occidentale svetta anche per il pessimismo verso al mobilità sociale, uno dei numerosi temi, dalla tecnologia all’istruzione, dal lavoro all’ambiente fino al multilateralismo, affrontati dal sondaggio del Wef. Solo il 20% in media degli intervistati pensa che sia estremamente comune o piuttosto comune per qualcuno essere nato povero e diventare ricco attraverso il duro lavoro. In Italia ci crede solo il 16%, in Spagna appena il 13%, in Germania il 18% e in Francia il 23%. Ma il «sogno americano» perde consensi anche negli Usa, dove soltanto un terzo della popolazione (36%) continua a credere che si possa diventare ricchi se si lavora duramente. Per trovare più ottimismo bisogna guardare a Oriente, all’India (69%), al Pakistan (57%),all’Indonesia (54%) e lla Bangladesh (51%). Oppure verso Arabia Saudita (63%) ed Egitto (55%).

Sulla sostenibilità, il 54% della popolazione dichiara di avere «molta» fiducia in ciò che dicono gli scienziati del clima. Ma la regione del mondo in cui la maggior parte degli intervistati ha poca o nessuna fiducia negli scienziati del clima è il Nord America, solo il 17% risponde positivamente. Ma, a sorpresa, una grandissima maggioranza in tutto il mondo giudica con favore di una «carbon tax« per tassare chi inquina. In Nord America è favorevole addirittura il 78% degli intervistati, percentuale identica all’Europa occidentale.

Sul multilateralismo, l’83% degli intervistati negli Stati Uniti crede che tutti i Paesi possano migliorare contemporaneamente allo stesso tempo, rispetto al 35% del Giappone o al 65% della Francia. Ma quando si tratta di considerare i vantaggi personali che derivano dalla cooperazione internazionale negli Usa gli ottimisti si riducono al 68%, come in Italia, rispetto all’80% dei cinesi. Ma Germania (56%) e Francia (44%) le persone appaiono ancora più sfiduciate.

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