retroscena

E il governo estende il «golden power» alle future reti 5G

di Marco Cremonesi

E il governo estende il «golden power» alle future reti 5G

La notizia arriva alla vigilia della visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping: il Consiglio dei ministri di oggi varerà nuovi indirizzi sul «golden power», la facoltà governativa di salvaguardare l’interesse nazionale.

Da una nota della Lega di Palazzo Chigi si apprende infatti che «nelle ultime settimane il governo, condividendo la crescente preoccupazione in termini di cybersecurity da parte della comunità internazionale inclusi USA, G7 e la stessa Commissione europea ha lavorato all’ampliamento del Golden Power con particolare riferimento allo sviluppo della tecnologia 5G».

Il comunicato prosegue ricordando che «la rete 5G sarà la struttura portante della nostra infrastruttura digitale» e dunque «la norma estende l’obbligo di notifica già previsto» dal Dl 21 del 2012 «anche agli acquisti da parte di imprese, pubbliche o private, aventi ad oggetto beni o servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione ed alla gestione delle reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G, quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea». La comunicazione leghista si conclude precisando che «tecnicamente si è quindi definito con norma un ambito di applicazione specifico del Golden power aggiungendo la nuova fattispecie applicativa agli acquisti».

La notizia arriva a tarda sera, parecchie ore dopo alla firma del memorandum Italia-Cina che è stato oggetto di laboriosissime trattative tra Lega e 5 stelle: di ieri, tra l’altro, è la «rimodulazione» del documento in materia di porti. Il provvedimento sarà incluso nel cosidetto «decreto Brexit», quello che dovrebbe evitare gli effetti destabilizzanti sul sistema finanziario di un’uscita senza accordo della Gran Bretagna dall’Unione: tra l’altro, una proroga di 18 mesi agli operatori finanziari della City che operano in Italia e che in caso di uscita «no deal» perderebbero il «patentino» europeo. Ma, appunto, il decreto coglie l’occasione per estendere la salvaguardia sulle imprese di interesse nazionale: era una richiesta sostenuta con decisione dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti.

Ma il Consiglio dei ministri di oggi presenta ha anche un secondo punto all’ordine del giorno: il decreto «sblocca cantieri». Un deputato leghista ci scherza sopra: «Lo sblocca cantieri? È bloccato». La matassa del decreto che dovrebbe rilanciare le opere ferme da anni resta infatti tutta da sbrogliare: il testo fin qui messo a punto pare ai leghisti «una scatola vuota». Ieri, peraltro, nessuno tra i ministri dei due partiti ne ha parlato. Anche se il Consiglio dei ministri che dovrebbe affrontare la questione è fissato per le 14. I bookmaker della politica ne sono convinti: se tutto, ma proprio tutto, dovesse andare bene il tormentato decreto sarà approvato «salvo intese». Che è il modo formale per dire che il testo del provvedimento è tutt’altro che definitivo. E sarà dunque probabilmente modificato prima della sua conversione in legge da parte del Parlamento.

La discussione cade in ore tesissime nel rapporto tra i partner di governo, all’incrocio tra le polemiche sulla «flat tax» per le famiglie, il voto per l’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini (vicenda Diciotti) fissato per oggi al Senato e quello sulla sfiducia per il ministro ai Trasporti Danilo Toninelli chiesto con due diverse mozioni da Pd e Forza Italia, che approderà in aula domani.

E se è vero che nessuno si attende sfracelli dai voti sui due ministri, ieri sera sul decreto cantieri era ancora muso contro muso. L’ipotesi di un summit tra il premier Giuseppe Conte e i suoi due vice Di Maio e Salvini con il passare delle ore è sfumata. Anche se il presidente del Consiglio ieri lo ribadiva: «È tutto confermato». Eppure, nemmeno è chiaro quando i leader si riuniranno per sciogliere i nodi: magari durante una sospensione del Consiglio dei ministri, che potrebbe durare anche parecchi giorni. Salvo intese.

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