Consip si rinnova. L’ad Mizzau: «Sarà l’Amazon della Pa vicina alle imprese»
di Antonella Baccaro
di Lorenzo Salvia11 apr 2019
C’è tassa e tassa, addizionale e addizionale. C’è quella degli amici e quella dei nemici. Quella della sindaca di Roma Virginia Raggi, e quindi a carico del Movimento 5 Stelle. E quella del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e quindi a carico del Pd. Nel decreto legge sulla crescita approvato una settimana fa dal consiglio dei ministri con la solita formula del salvo intese, il governo ha inserito all’ultimo momento una norma che in sostanza trasferisce allo Stato la competenza su una parte del vecchio debito accumulato negli anni dal Comune di Roma.
Il meccanismo è complesso. Prevede un giro di dare e avere tra le casse comunali e quelle statali che mette fine alla gestione commissariale del debito storico di Roma, introdotta nel 2008 dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi, quando al Campidoglio arrivò un sindaco amico, Gianni Alemanno. Il trasferimento parziale di quel vecchio debito, circa 12 miliardi di euro, è stato fortissimamente voluto dal Movimento 5 Stelle, superando qualche timida resistenza della Lega. Ed è stato concordato dalla sindaca di Roma Virginia Raggi con la sua collega di partito Laura Castelli, vice ministro dell’Economia. Nei prossimi anni il loro accordo dovrebbe consentire di abbassare l’addizionale Irpef del Comune di Roma, che è la più alta d’Italia e serve proprio a ripagare quel vecchio debito. Non solo. Perché dovrebbe essere eliminata pure la sovrattassa da un euro che oggi deve pagare chi prende un aereo a Fiumicino o Ciampino. Sarebbe una bella notizia per tutti i cittadini della Capitale, naturalmente a patto che stavolta alle promesse seguano i fatti. Ma non tutti i debiti verrebbero rimessi. Soltanto alcuni, e non scelti a caso.
A Roma c’è un’altra addizionale Irpef da record, quella regionale che si paga in tutto il Lazio. Anche questa è la più alta d’Italia, supera tutte quelle delle altre regioni, anche se nel corso degli anni è stato introdotto qualche correttivo per farla pesare di meno sulle fasce più deboli. È dovuta in larga parte al programma di rientro dal debito accumulato nel settore della sanità, negli anni della spesa allegra. Anzi, nella busta paga dei romani l’addizionale regionale pesa in media molto di più rispetto a quella comunale. Perché non intervenire anche su quella, sebbene l’orgine sia diversa come diverso sia il meccanismo che la governa? Agli occhi del governo l’addizionale regionale deve avere un grave difetto: essere a carico del principale esponente dello schieramento avverso, come si diceva una volta. E cioè del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che da un mese è diventato anche il segretario del partito democratico. Sarà pure una mini riforma fiscale, insomma. Ma si legge campagna elettorale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Antonella Baccaro
Leggi i contributi SCRIVI