27 maggio 2019 - 23:34

Salvini dopo le Europee apre due fronti: flax tax e Ue

Il piano a Roma. E a Bruxelles vuole un patto sovranista e il commissario alla Concorrenza: «Finito il tempo dell’attesa»

di Marco Cremonesi

Matteo Salvini (Lapresse) Matteo Salvini (Lapresse)
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«Ma che devo dire? Il governo va avanti se fa quello che tutti si attendono...». Matteo Salvini non si stanca di ripeterlo: «Le persone si aspettano che noi abbassiamo le tasse. Quello è il punto, quella è la sfida». Poi, rilancia per Bruxelles, e propone «un contratto con tutte le forze sovraniste. Perché un gruppo da 50 deputati vale qualcosa. Un gruppo da 100 o più grande vale moltissimo». Il vicepremier, inondato dallo «spettacolare» successo elettorale, ha deciso che è tempo di rompere gli indugi. L’estensione della flat tax, l’aliquota unica, deve essere al primo posto nell’agenda del governo: «A dispetto del fuoco di sbarramento che è già partito. Anzi, non si è mai interrotto. Ma questo è l’unico punto che non ho dimenticato in nessun comizio e in nessuna piazza: io userò il vostro voto per ridiscutere le politiche economiche e per ridurre le tasse».

Non che gli altri dossier siano impalliditi: «Ma neanche un po’. Questa settimana, credo mercoledì, si deve fare il Consiglio dei ministri». E all’ordine del giorno ci deve essere quanto previsto: «Ovviamente il decreto sicurezza bis. Era già pronto e ci hanno chiesto di aspettare le elezioni. Ora le elezioni sono passate e dunque mi aspetto che il decreto approdi in Consiglio. E lo stesso vale per le Autonomie regionali. Anche su quelle è finito il tempo dell’attesa». E dunque è sui dossier economici che Salvini misurerà le possibilità del governo di proseguire il suo cammino. Certo, quando Di Maio nella sua conferenza stampa aveva detto che «non rinunceremo mai a dire in questo governo su cosa non siamo d’accordo, e faremo argine a quello che non ci va bene» Salvini non nasconde l’irritazione: «Argine rispetto a che? A cosa? Se è il suo stato emotivo lo rispetto, a me basta che il fiume non scorra in direzione contraria e ostinata rispetto agli accordi. Poi, ognuno può sentirsi argine rispetto a quello che preferisce». Più tardi, il leader leghista si lascia la polemica alle spalle: «Per Luigi Di Maio oggi è stata una giornata difficile. Le battute a caldo non contano, conta quello che uno fa».

Se gli incontri con il premier Conte e con Luigi Di Maio a ieri sera non erano ancora stati fissati (ma con il premier la telefonata è stata «lunga e cordiale»), Salvini ieri sera ha ricevuto la chiamata di Silvio Berlusconi per le congratulazioni sul risultato elettorale. Nessun contatto, ancora, con Giorgia Meloni che non si stanca di invitare il leader leghista a mollare gli stellati. Salvini oggi vedrà invece i nuovi europarlamentari. A cui ribadirà l’importanza del rapporto con gli altri gruppi sovranisti: «Io e Marine Le Pen siamo già 50 deputati. Ma poi ci sono gli spagnoli, gli austriaci i belgi... E in un altro contesto, Orbán e i polacchi. Il punto è aumentare la massa critica: un gruppo da 100, o più grande, vale moltissimo». Ma il gioco delle appartenenze (e delle insofferenze) rischia di frammentare il quadro: «Per questo io intendo proporre a tutti i possibili partner europei un contratto come quello che ha fatto funzionare il governo italiano». Infine, c’è la partita dei commissari Ue. Giusto oggi il premier Conte inizierà la discussione con gli altri capi di governo sui criteri di designazione. Per la Lega il risultato migliore sarebbe l’incarico alla Concorrenza, strategico per il suo essere trasversale a tutti gli altri e decisivo nelle partite sugli aiuti di Stato. Ma la preoccupazione è che si preparino «tiri mancini»: per esempio, l’istituzione di un commissariato al Turismo da assegnare ai «non allineati».

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