29 maggio 2019 - 09:32

Paragone (M5S): «Mi dimetto da senatore, decida Di Maio»

Dopo la critica del senatore al leader dei Cinque Stelle sui troppi incarichi, l’annuncio di poter lasciare il Parlamento: «Rimarrò se resta un rapporto di fiducia»

di Franco Stefanoni

Paragone (M5S): «Mi dimetto da senatore, decida Di Maio»
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«Siccome non voglio passare per traditore, consegnerò le mie dimissioni da parlamentare a Di Maio e sarà lui a decidere cosa farne». Così il senatore M5S Gianluigi Paragone ad Agorà, su Rai3, «dopo il titolo di oggi» alla sua intervista al Corriere della sera. «Non esiste l’opzione di andare altrove», aggiunge, «resto se c’è ancora un rapporto di fiducia, ma io resto un rompiscatole». Il senatore del M5S già nel pomeriggio di ieri si era lamentato dell’eccesso di incarichi da parte di Di Maio spiegando che per fare il leader di partito serve essere attivi «h 24». Alla domanda ad Agorà se Di Maio resterà il suo leader di riferimento, il senatore Cinque Stelle ha risposto: «Assolutamente sì. Per questo consegnerò a lui le mie dimissioni da parlamentare e deciderà lui cosa fare. Dimissioni dal Parlamento perché per me non c’è alternativa al Movimento 5 stelle. Rimarrò se resta un rapporto di fiducia. Ma io resto un rompiscatole».

Dall’io all’Io

Paragone nella giornata di ieri, interpellato dal Fatto quotidiano.it,aveva criticato Di Maio: «La generosità di Luigi di mettere insieme 3-4 incarichi in qualche modo deve essere rivista. Il Movimento per ripartire ha bisogno di una leadership politica, non dico h 24, ma non siamo lontani. Serve discontinuità». Poi, nell'intervista al Corriere, aveva aggiunto: «Finché si scriveva con la minuscola, l’io andava anche bene. Ma si è cominciato a scriverlo con la maiuscola. Se vuoi fare Superman, devi dimostrare di esserlo». Rimarcando: «Eccesso di generosità. Ma a 32 anni non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro», il redde rationem è impietoso. Il Movimento è al suo minimo storico e come vicepremier ha perso la sfida».

«Sul Lavoro mi è piaciuto»

Al Mise «il Nord lo ha bocciato. I nostri referenti devono essere gli artigiani. Perché andare da Confindustria?», ha ricordato Paragone, mentre al Lavoro «mi è piaciuto. Ma se fai il decreto Dignità devi usare gli ispettori del lavoro come un esercito. Serve un ministro a tempo pieno». Un passo indietro «lo farà. Decida lui da cosa. Abbiamo bisogno di una leadership forte: deve andare per sottrazione. Il Movimento ha bisogno di un interlocutore che lo ascolti. E non può tenere due ministeri».

Di Battista: «La più grande scoppola della nostra vita»

Anche Alessandro Di Battista , via Facebook, ha affrontato il tema della crisi del M5S, cercando tuttavia di dare carica ai suoi. «È un momento di difficoltà. D’altro canto abbiamo appena preso la più grande “scoppola” della nostra vita ma, credetemi, di momenti drammatici nella nostra storia ne abbiamo vissuti molti altri. E quindi ora basta, ora si ricomincia come sempre». «Da dove? - si chiede nel post - Dai volti di giubilo di politici e commentatori tv che si vedono in queste ore. Li vedete non è vero? Fantasticano l’implosione del Movimento e credono di essersi salvati. Quei volti di giubilo siano la nostra più grande motivazione. Gli orgasmi televisivi di personaggi privi di passione e di ideali, personaggi politicamente frigidi capaci di gioire solo del risultato del Movimento ci diano forza e coraggio. Fino a che ci saranno così tanti avversari, ma che dico avversari, nemici dell’interesse collettivo il Movimento avrà ragione di esistere». «Anche ai miei ex-colleghi, eterni fratelli di mille battaglie dico alcune cose. La prima è che chi è in difficoltà va sempre sostenuto. Va sostenuto dicendogli in faccia cosa non è andato bene e proponendo idee e cambiamenti. Io l’ho fatto, ovviamente, anche in queste ore. Poi vi dico un’altra cosa: state tranquilli, ce la faremo anche questa volta. Basta mantenere la barra dritta».

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