7 marzo 2019 - 19:25

Regionali Basilicata, il candidato pd: «Andavo con papà ai comizi di Almirante»

«Sono sempre stato un convinto antifascista». «Sono stato travisato. Io ero molto legato a mio padre e lo accompagnavo ai comizi quando avevo 14 anni»

di Giuseppe Alberto Falci

Regionali Basilicata, il candidato pd: «Andavo con papà ai comizi di Almirante»
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Quando aveva i calzoni corti andava ai comizi di Giorgio Almirante, oggi però è il candidato alla presidenza della regione Basilicata per il Partito democratico. Ha cambiato idea?

«Guardi, sono stato travisato. Nella mia vita ho avuto soltanto una tessera ed è quella del Pd. Ed è successo sette o otto anni fa».

Carlo Trerotola, 60 anni, professione farmacista, erede di una storia di medici e farmacisti, è il figlio di Nicola, esponente e fondatore del Msi in Basilicata, ma anche sindaco di Balvano. «Sì, mio padre è stato primo cittadino, e all’epoca era l’unico sindaco del Movimento sociale italiano. D’altro canto, noi, Trerotola, siamo fatti così, andiamo sempre controcorrente…».

Lei esclude di essere stato un ultra missino però resta agli atti una sua affermazione di qualche giorno fa: “Non sono mai andato ai comizi, tranne quando c’era Almirante, ogni tanto lo riascolto pure adesso…”.

«Ripeto, sono stato travisato. Io ero molto legato a mio padre e lo accompagnavo ai comizi quando avevo 14 anni. E ancora oggi se mi capita di ascoltare un discorso di Almirante la mente mi riporta a mio padre. Ah, quanto sono orgoglioso di avere avuto un padre come il mio. Ma qui si sta montando un caso sul nulla. Qual è il problema?».

Da giovane votava per il Msi?

«No, non ho mai scelto la destra. Non ho mai avuto simpatie verso quel mondo. Sono sempre stato un convinto antifascista».

Qual era il rapporto fra suo padre e Almirante?

«Profonda amicizia. Ma papà era stimato anche al centro e a sinistra. Si figuri che quando nel 1973 mio padre fu ricoverato lo vennero a trovare Almirante, Emilio Colombo e alcuni esponenti del Pci».

E il giudizio di suo padre sul segretario del Msi?

«Ci ha sempre detto che era persona perbene, uno che ci metteva la faccia. E poi diceva sempre che Almirante pagava la sezione di tasca propria».

Lei da giovane leggeva il “Secolo d’Italia”?

«A casa nostra c’erano tutti i quotidiani e le riviste. Circolavano il Borghese e Candido. Ma non c’era alcuna imposizione da parte dei nostri genitori. Eravamo liberi di scegliere e di leggere qualsiasi cosa. Ci lasciava liberi di curiosare».

Anche sua madre era missina?

«No, lei era presidente dell’Azione cattolica. Non a caso casa leggevamo anche i discorsi di Aldo Moro».

Chi ha votato in passato?

«Sicuramente, non la destra».

Torniamo da dove abbiamo cominciato. Suo padre era un fedelissimo di Almirante, lei andava ai comizi del Movimento sociale, ma oggi si candida con il Partito democratico e sarà sostenuto anche dalla sinistra di Leu. Una curiosità: come nasce la sua discesa in campo?

«Qualche settimana fa ho ricevuto una serie di chiamate da alcuni gruppi di centrosinistra e da altri legati al mondo del lavoro. I quali mi hanno messo con le spalle al muro: “Se non accetti ti assumi la responsabilità di far diventare la regione una colonia del Nord”. A questo punto mi sono fermato, ho riflettuto qualche minuto, e ho deciso di accettare la sfida. A una condizione, però: la mia autonomia».

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