15 febbraio 2019 - 23:20

Salvini e il «gioco» dei governatori. E l’opposizione vede il voto anticipato

I timori del leader per il caso Diciotti e i tempi dell’autonomia. La discussione sul passaggio di poteri dallo Stato alle Regioni avviene nel momento più delicato della legislatura

di Francesco Verderami

(Ansa) (Ansa)
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Altro che dopo le Europee, sull’Autonomia regionale «noi abbiamo concesso ancora una settimana ai Cinque Stelle», ha garantito Salvini ai governatori di Lombardia e Veneto. In tal caso resta da capire se a maggio ci sarà già la riforma o non ci sarà più il governo. La discussione sul passaggio di poteri dallo Stato alle Regioni avviene nel momento più delicato della legislatura. Rischia di far saltare i meccanismi della coalizione giallo-verde, ma rischia anche di intralciare il progetto «sovranista» di Salvini. Che infatti, per usare le parole di un dirigente leghista, si trova «incastrato in una contraddizione». Perché l’Autonomia è un totem per il suo partito al Nord, al punto che Zaia — ribattezzato «il doge di Venezia» per il consenso di cui gode in Veneto — giorni fa ha confidato in dialetto ad un amico che «se non la porto a casa, i miei me còpano». E anche il lombardo Fontana si sta spendendo per convincere i grillini sulla bontà della riforma, tanto da aver avuto la pazienza di spiegare al premier quale fosse la differenza tra «costi storici» e «costi standard»...

Qual è la linea del Movimento

L’Autonomia rischia però di compromettere il disegno di espansione elettorale al Sud di Salvini. E in più mette in ulteriore difficoltà il capo grillino, con il quale — lo racconta un ministro leghista — «Matteo ha un rapporto solido, più di quanto sia solido il rapporto di Di Maio con il suo Movimento». L’argomento è spesso al centro delle riunioni riservate del Carroccio, durante le quali i fedelissimi del «capitano» si chiedono e chiedono quale sia «la linea di comando dentro M5S, perché non si capisce». Il ministro dell’Interno non è riuscito finora a dare una risposta esauriente, ha solo diramato ai suoi l’ordine di servizio: «State fermi. Guardatevi attorno. Tutti gli altri stanno lavorando per noi».

Linea attendista

La linea attendista è formalmente giustificata dal trend positivo delle elezioni regionali e anche dalla situazione politica. Ma non c’è dubbio che tra i motivi ci sia anche il voto al Senato sul «caso Diciotti», che secondo gli esponenti della Lega «rende ancora teso» il loro leader. La decisione dei grillini di rivolgersi ai militanti con una consultazione on-line sulla piattaforma Rousseau, può essere un modo per blindare il «no» all’autorizzazione a procedere di M5S contro il responsabile del Viminale, tuttavia la condizione di «debolezza politica» di Di Maio preoccupa il Carroccio. Il passaggio al Senato sarà dirimente per la sorte di Salvini, di qui il motivo della prudenza. Ma sulla sorte della legislatura sono in pochi a scommettere.

«Lavoro sporco»

Nelle file dell’opposizione, per esempio, (quasi) tutti danno per scontato il ritorno alle urne. Lo diceva ieri pubblicamente Berlusconi e lo sosteneva l’altro ieri riservatamente Gentiloni: «Se sarà libero di farlo — spiegava sibillino l’ex premier — Salvini andrà subito all’incasso. Per non dare il tempo ai suoi avversari di riorganizzarsi, ma anche per mettere a tacere un pezzo della Lega. Io li sento i sui critici, e a confronto nel Pd qualcuno è ancora osannato...». Non regge la tesi che filtra dal Carroccio, è cioè che il ministro dell’Interno non aprirebbe la crisi perché timoroso di veder nascere in Parlamento un «governo pastrocchio». A parte il fatto che sarebbe un’operazione complicata sotto il profilo politico prima che numerico, consegnerebbe a Salvini un vantaggio strategico: potrebbe attendere le elezioni gridando all’«inciucio», mentre altri farebbero il «lavoro sporco» per rimettere ordine nei conti pubblici.

Finanziaria «lacrime e sangue»

Perché il punto è: chi firmerà la prossima Finanziaria da «lacrime e sangue»? «Nessuno, se non si passa prima dalle elezioni», risponde Bersani: «Infatti ormai si tratta solo di scoprire il giorno e il mese del voto. L’anno è scontato. sarà questo. Berlusconi l’ha capito e cerca di stringere Salvini. Mi è bastato ascoltare la sua battuta: “Ghe pensi mi ma i clandestini sono sempre qui”. L’ho detto ai miei: “È stato di rara efficacia”. Certo, Di Maio vorrebbe evitare la crisi, ma i grillini non credo riusciranno a reggere. Senza capirlo hanno già regalato alla Lega il bocconcino delle centrali idroelettriche, trasferite ai governatori del Nord con un semplice emendamento al decreto sulle Semplificazioni. Ma sull’Autonomia regionale non potranno mollare o salteranno per aria». La riforma è una zeppa alla legislatura. O può essere un pretesto...

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