31 agosto 2018 - 20:59

I negazionisti nel campo di sterminio su invito della leader dell’Afd

Un gruppo di simpatizzanti del partito tedesco di estrema destra è stato invitato dalla leader Weidel a visitare Sachsenhausen dove sono state internate 200mila persone

di Elena Tebano, inviata a Berlino

shadow

Sono arrivati dal Lago di Costanza con un viaggio finanziato dall’ufficio stampa del governo federale tedesco, hanno attraversato i cancelli con la scritta in ferro battuto Arbeit macht frei («il lavoro rende liberi») e camminato nel piazzale dove un tempo si faceva l’appello dei prigionieri fino alla «stazione Z», cinque blocchi di mattoni rossi con le travi arrugginite piegate da un’esplosione, le bocche di metallo dei forni crematori ancora intatte. E di fronte a quei resti hanno messo in dubbio che siano mai esistite le camere a gas del genocidio nazista.

Ora la polizia ha aperto un’inchiesta sulla visita fatta a Sachsenhausen, il campo di sterminio di Berlino (35 chilometri a nord della Capitale tedesco) da un gruppo di simpatizzanti della Afd, invitati dalla leader del partito Alice Weidel il 10 luglio. Il negazionismo in Germania è un reato, ma difficilmente verranno incriminati: «Hanno continuamente interrotto e disturbato la visita guidata usando le argomentazioni tipiche della destra revisionista — ha spiegato il portavoce della Fondazione che gestisce il memoriale di Sachsenhausen — ma hanno volutamente evitato di fare affermazioni punibili per legge».

I deputati tedeschi possono invitare cittadini del loro distretti in viaggi d’istruzione legati alla loro attività politica e finanziati dallo Stato. I « cinque o sei» disturbatori facevano parte di un gruppo più ampio di una ventina di persone la cui visita al campo di sterminio, in cui tra il 1939 e il 1945 sono state internate 200 mila tra ebrei, oppositori politici e prigionieri di guerra, era stata esplicitamente richiesta dalla capogruppo di Afd in parlamento. Ora però la Weidel tramite il suo portavoce dice di non conoscere tutti i suoi invitati, né «nessuno che potrebbe esprimere convinzioni simili», e che parte delle persone presenti non erano membri del suo partito.

Ma tra le ossessioni del partito c’è l’opposizione a quello che i militanti di Afd chiamano SchuldKult, «il culto della colpa», ovvero la memoria dei crimini antisemiti perpetrati dal Nazismo. E molti esponenti di Afd in passato hanno pubblicamente relativizzato l’operato di Hitler.

In una Germania già sotto choc per le manifestazioni di Chemnitz (secondo un sondaggio pubblicato ieri dalla televisione pubblica Zdf i tre quarti dei tedeschi ritiene che gli estremisti di destra siano un pericolo per la democrazia) quanto successo è l’ennesimo segnale della vicinanza di Afd alle posizioni neonaziste. Il partito intanto, come emerge dallo stesso sondaggio è arrivato al 17%, a un solo punto percentuale dalla seconda forza politica del paese, la Spd (la prima rimane la Cdu al 31%). Per il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi Josef Schuster quanto successo a Sachsenhausen fa parte di una strategia: «Afd è pronta a tutto per vincere le elezioni — ha detto ieri al quotidiano Tagespiegel—, anche a calpestare la dignità delle vittime del Nazionalsocialismo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT