14 aprile 2018 - 03:09

Siria, attacco di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. La condanna di Putin
Le immagini|Tre mosse anti-Assad

L’attacco scattato nella notte. È durato poche ore e avrebbe colpito tre obiettivi, a Damasco e a Homs: tre i feriti civili. Nel mirino l’arsenale chimico del regime

di Paolo Foschi, Michela Rovelli; Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington

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«Ho ordinato l’attacco alla Siria». L’annuncio di Donald Trump è arrivato intorno alle 22, ora di Washington (in Italia erano le tre di notte), mentre i missili stavano già colpendo gli obiettivi ritenuti collegati alla produzione di armi chimiche. A una settimana di distanza dal controverso attacco chimico contro la città siriana di Duma attribuito dagli Usa alle truppe governative siriane, il presidente statunitense è dunque passato all’azione. L’operazione, arrivata un po’ a sorpresa dopo che nelle ultime ore erano giunti segnali di distensione, è stata portata avanti da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, che hanno utilizzato unità navali e forze aeree. «L’Ue era stata informata dei bombardamenti», ha detto l’Alto rappresentante Federica Mogherini a nome dell’Ue. E ribadisce: «Non può esserci altra soluzione al conflitto siriano che politica». Nessuna vittima né tra i militari né tra i civili, almeno secondo quanto annunciato dal capo del dipartimento generale operativo dello Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi. Tre civili sono però rimasti feriti in uno dei punti colpiti, la base di Homs. Nella prima mattina americana, il presidente Trump ha twittato: «Un attacco perfettamente eseguito. Grazie a Francia e Regno Unito per la loro saggezza e la potenza dei loro raffinati eserciti. Non avremmo potuto avere un risultato migliore. Missione compiuta!».

Gli obiettivi

Sono tre gli obiettivi colpiti nel corso dell’attacco, durato circa un’ora: un centro di ricerca a nord di Damasco, un deposito per lo stoccaggio delle armi chimiche e un centro di comando a Homs. Sarebbero stati lanciati tra i 100 e i 120 missili da crociera. Così ha lasciato intendere James Mattis, capo del Pentagono, che ha rivelato che è stata utilizzata una quantità doppia di razzi rispetto ai 59 dell’attacco alla Siria del 2017. Più preciso è il generale russo Serjey, il quale dichiara che 71 dei 103 missili lanciati sono stati intercettati. L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha invece indicato 65 colpi non andati a buon fine. Smentisce il Pentagono: tutti i colpi andati a buon fine. Nessuna vittima, comunque. Anche perché — fa sapere sempre l’Osservatorio — le basi colpite erano state completamente evacuate tre giorni prima, ad eccezione della presenza di alcune guardie. Aggiunge l’ambasciatore americano a Mosca Jon Huntsman che gli Stati Uniti hanno informato la Russia dell’imminente attacco, per evitare vittime tra i militari e la popolazione civile. E lo hanno confermato anche Francia e Gran Bretagna. Mentre il Cremlino continua a negare.

Colpire le armi chimiche

Secondo quanto annunciato dallo stesso Trump, gli attacchi coordinati con i due Paesi alleati puntavano a colpire i siti per la produzione di armi chimiche. «Siamo pronti a sostenere questa risposta fino a quando il regime siriano non cesserà l’uso di agenti chimici proibiti» ha detto. «Non vogliamo rovesciare Assad, ma fermare l’uso di armi chimiche» ha sottolineato Theresa May, primo ministro britannico. «La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio del 2017 è stata superata. Quindi ho ordinato alle forze armate francesi di intervenire questa notte» ha poi twittato il presidente francese, Emmanuel Macron. La Francia ha annunciato che le sue forze militari sono riuscite a colpire «il principale centro di ricerca di armi chimiche e altri due siti di produzione del programma chimico clandestino» del regime di Damasco. Si dichiarano certi sia stato utilizzato il gas contro i ribelli e, a sostegno della tesi, pubblicano un documento con le prove sul sito del governo.

Putin: «Intervenga l’Onu»

Putin replica con parole dure. In una nota ha condannato fortemente l’attacco — «un atto di aggressione» contro un Paese che sta combattendo il terrorismo — che essendo stato portato avanti senza mandato dell’Onu, ha violato secondo lui il diritto internazionale. La Russia ha chiesto così la riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Anche in questa sede gli Usa hanno ribadito le loro motivazioni per l’attacco. «Se la Siria userà ancora le armi chimiche, gli Usa sono “locked and loaded”, ossia hanno il colpo in canna e sono pronti a sparare», ha detto l’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley. «Quando il presidente Trump traccia una linea rossa, poi la sostiene», ha aggiunto, ribadendo di aver «dato alla diplomazia occasioni su occasioni».

Le altre reazioni

Toni duri anche dal ministro degli Esteri iraniano: «Ci saranno conseguenze regionali». Arriva il commento di Israele — che definisce l’attacco «giustificato» — e il sostegno di Canada e Giappone. La coalizione incassa poi l’appoggio della Turchia e della Nato. Il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg sottolinea come il raid «ridurrà la capacità del regime di condurre ulteriori attacchi contro il popolo siriano con armi chimiche», il cui utilizzo è «inaccettabile». Oggi a Bruxelles si riuniranno gli ambasciatori del Consiglio Nord Atlantico per fare il punto. Il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk si schiera dalla parte della coalizione: «Il regime siriano, e la Russia e l’Iran non possono andare avanti con questa tragedia, non senza costi». La posizione della Cina è quella di essere «fermamente contraria all’uso della forza nelle relazioni internazionali», come ha fatto sapere il ministero degli Esteri. Pechino sollecita l’avvio di una «indagine imparziale» per fare chiarezza sull’attacco chimico. Theresa May si scaglia contro l’uso di armi chimiche, «nel passato le ha usate più volte e questo deve essere fermato» e dice che l’attacco a cui ha collaborato è «giusto e legale» (qui tutte le altre dichiarazioni dal mondo). Poco dopo le 10.30 parla anche Paolo Gentiloni, primo ministro dimissionario, che dà la posizione dell’Italia: «Non è il momento dell’escalation, è il momento di mettere al bando le armi chimiche, della diplomazia e del lavoro per dare stabilità e pluralismo alla Siria dopo sette anni di un conflitto tormentato e terribile» (qui tutte le dichiarazioni dei politici italiani).

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Attacco simbolico

Cosa succede ora

Secondo alcuni osservatori, Usa, Francia e Gran Bretagna potrebbero comunque aver concordato gli obiettivi con la Russia per evitare un’incontrollabile escalation di guerra. L’azione dovrebbe per adesso essere limitata a una sola notte e avrebbe dunque il senso di un avvertimento al governo di Assad, anche se successivamente fonti dell’amministrazione Usa hanno spiegato che «l’operazione non è finita. Quella che avete visto stanotte non è la fine della risposta degli Stati Uniti, il piano prevede molta flessibilità che permette di procedere a ulteriori bombardamenti sulla base di quello che è stato colpito stanotte». «I danni sono limitati» ha replicato Damasco. Centinaia di persone sono scese in strada sventolando bandiere siriane, russe e iraniane: «Siamo i tuoi uomini, Bashar», hanno urlato molti di loro. Annunciando l’attacco in Siria il presidente Usa Donald Trump ha comunque puntato il dito contro Russia e Iran. «All’Iran e alla Russia chiedo: quale tipo di nazione vuole essere associata all’omicidio di massa di uomini innocenti, donne e bambini?». E ha proseguito: «La Russia deve decidere se continuare lungo questo sentiero buio o se si unirà alle nazioni civilizzate quale forza di stabilità e pace. Magari un giorno andremo d’accordo con la Russia, e forse perfino l’Iran, ma forse no».

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