10 dicembre 2018 - 12:19

Adottato il patto Onu sui migranti «Non cedete a paura e menzogne»

L’appello del segretario Guterres in apertura del vertice. L’accordo approvato da 164 Stati tra tante sedie vuote, anche quella dell’Italia. La ratifica il 19 dicembre a New York

di Alessandra Muglia

Adottato il patto Onu sui migranti «Non cedete a paura e menzogne»
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Una «roadmap per evitare sofferenze e caos», un’intesa che «non viola la sovranità degli Stati e non crea nuovi diritti per migrare, ma ribadisce il rispetto dei diritti umani». Così il segretario dell’Onu Antonio Guterres ha definito il patto Onu sui migranti adottato oggi a Marrakesh, da 164 Paesi tra tante sedie vuote, anche quella dell’Italia. Criticato da nazionalisti e forze anti migranti, il Global Compact è stato adottato dopo oltre 18 mesi di negoziazioni con un colpo di martello, per acclamazione, dalla conferenza intergovernativa apertasi stamattina in Marocco, tappa di avvicinamento al voto di ratifica dell’Assemblea generale dell’Onu, in programma il 19 dicembre.

In prima linea

Tra i leader presenti il premier canadese Justin Trudeau, la cancelliera Merkel e il premier belga Charles Michel, che ha firmato il patto nonostante le minacce del partito nazionalista sulla crisi di governo. Il presidente francese Macron, alle prese con la «rivoluzione» dei Gilet gialli, ha delegato invece il segretario di stato agli Esteri Jean-Baptiste Lemoyne.

L’appello

Sottolineando gli sforzi fatti per raggiungere l’accordo, Guterres ha esortato a «non cedere alla paura o alla falsa narrazione in materia di immigrazione». L’accordo, non vincolante, è stato fortemente voluto dall’Onu nel tentativo di dare una risposta globale al problema delle migrazioni, per una migrazione «sicura, ordinata e regolare».

Defezioni

Ma il summit, che doveva riunire i 190 Paesi firmatari del Patto adottato a luglio a New York, ha subito parecchie defezioni, soprattutto europee. I 27 dell’Unione che avevano a lungo parlato di negoziati «a una sola voce», ora sono divisi: le misure previste, per molti Paesi, soprattutto dell’Est, sarebbero un’ingerenza nelle politiche nazionali.
Una ventina di Paesi si sono rifiutati di aderire o hanno congelato la decisione, rinviandola al voto del Parlamento come ha fatto l’Italia. Tra i contrari sei sono extra-Ue: Israele, Australia, Svizzera, Cile, Repubblica Dominicana e Stati Uniti. Gli Usa di Trump sono stati i primi a defilarsi. Poi è seguita una serie di defezioni a cominciare dal gruppo di Visegrad: Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Austria, Bulgaria, Croazia. Assente anche la Svizzera, in attesa di un pronunciamento del Parlamento. Stessa posizione per l’Italia, che pure aveva firmato il documento a New York: l’argomento ha spaccato la maggioranza gialloverde. Un testo divisivo che in Belgio ha portato alla crisi di governo e in Slovacchia ha spinto alle dimissioni il ministro degli Esteri.

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