26 dicembre 2018 - 16:25

Russiagate, cospirazioni e complotti: i libri dell’anno secondo Trump

Tra i titoli preferiti dal presidente Usa ce n’è anche qualcuno critico nei suoi confronti. Ma, a differenza di Obama, il tycoon preferisce gli autori che la pensano come lui

di Viviana Mazza, inviata a Washington

Russiagate, cospirazioni e complotti: i libri dell’anno secondo Trump
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In occasione delle feste, i quotidiani americani pubblicano sempre le liste dei «libri dell’anno» e capita che i presidenti in carica contribuiscano con consigli di lettura. Barack Obama continua ancora a farlo. Donald Trump, che nel 2005 si vantò d’essere un amante dei libri («Ho letto John Updike, ho letto Orhan Pamuk, ho letto Philip Roth»), ora non ha più tempo. «Non appena sono a metà di una pagina, ricevo una telefonata e c’è qualche emergenza», ha confessato dopo l’ingresso alla Casa Bianca. Ma nel corso di quest’anno, sul suo profilo Twitter ha suggerito diversi libri «incredibili», «originali», a suo parere imperdibili.

Il quotidiano Guardian ha compilato la Top 10 e il sito della rivista Fortune li ha messi a confronto con quelli consigliati da Obama. I libri da leggere nel 2018 secondo l’attuale presidente hanno in comune una cosa: parlano tutti di lui. Almeno sei contribuiscono a diffondere teorie complottiste o a negare ogni fondamento delle indagini sul Russiagate: tra questi «Spygate, The Attempted Sabotage of Donald J. Trump» (Spygate, il tentativo di sabotare Donald J. Trump) e «The Russia Hoax» (La montatura della Russia). Gli autori sono spesso commentatori di Fox News, amici e sostenitori del presidente come Jeanine Pirro («Liars, Leakers, and Liberals: The Case Against the Anti-Trump Conspiracy»). Altri sono scritti da membri del Congresso come Steve Scalise, repubblicano della Louisiana, che appoggia la linea del presidente: e Donald ha definito «assolutamente affascinante» «Back in the Game» (scritto dal deputato dopo essere sopravvissuto ad una sparatoria politicamente motivata; il responsabile era un ex volontario di Bernie Sanders). E poi ci sono le opere di ex membri dell’Amministrazione rimasti fedeli anche se licenziati, come Sebastian Gorka, autore di «Why We Fight: Recovering America’s Will to Win» (Perché lottiamo: recuperare la voglia di vincere dell’America).

Magari però il presidente non li avrà letti tutti davvero, perché per esempio «Ship of Fools» (La nave dei matti) del commentatore di Fox Tucker Carlson sostiene che Trump è «volgare e ignorante», anche se è ancora più duro con le élite di Washington e Silicon Valley. Stephen Moore, co-autore di «Trumponomics: Inside the America First Plan to Revive Our Economy» (Trumponomics: dentro il primo piano americano per risollevare la nostra economia) lo dice apertamente: il presidente ha guardato le figure e i grafici del suo libro, definito su Twitter «una lettura fantastica». Obama si diceva incuriosito da letture con idee e opinioni diverse dalla sua. Trump no: ha definito l’autore di «Fuoco e Furia», il giornalista Michael Wolff, «un malato di mente», e ha accusato Bob Woodward («Paura») di inventarsi le fonti. E se Bill Clinton, grande amante di thriller, ha provato di recente a cimentarsi come scrittore (ne ha appena firmato uno con James Patterson, «Il presidente è scomparso»), Trump non ha dubbi sulle sue capacità anche in questo. In campagna elettorale ha detto che «L’arte di fare affari» è stato il libro più venduto di tutti i tempi nella categoria «business» (anche se non è vero).

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