28 giugno 2018 - 23:51

Merkel spiazzata dalla mossa di Conte: ora deve uscire dall’angolo | Macron: «Così non va». Poi media

Alla cancelliera serve un patto con Roma sui respingimenti o rischia il futuro

di Paolo Valentino

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Dal nostro corrispondente
BERLINO — È il giorno più lungo di Angela Merkel. La cancelliera lotta per l’Europa e per il proprio potere. Non necessariamente in quest’ordine. Un drammatico veto sulle migrazioni posto ieri sera dall’Italia al Consiglio europeomette la signora di Berlino sull’orlo dell’abisso. Quaranta minuti di faccia a faccia con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non servono a produrre il risultato di cui Merkel ha disperatamente bisogno. L’Italia è il principio e la fine di tutto, senza intesa bilaterale con Roma sui respingimenti, nessuna cornice per una restituzione ordinata e consensuale dei profughi è anche solo pensabile. Il veto dell’Italia, che vuole un accordo complessivo sulle migrazioni o nulla, potrebbe essere il primo chiodo sul sarcofago politico di Angela Merkel.

La cancelliera corre contro il cronometro. Già domani sera, tornando da Bruxelles, dovrà confrontarsi con la risposta della Csu bavarese, che ha convocato un vertice interno per valutare i risultati del Consiglio europeo.

Raramente si era vista una Merkel così combattiva, come quella che ieri mattina al Bundestag ha fatto la tradizionale «Regierungserklärung», il discorso in Parlamento che precede ogni importante appuntamento internazionale. Nelle parole e nella gestualità, è subito apparso chiaro che a Bruxelles la cancelliera si gioca molto, anche la propria sopravvivenza politica. Messa nell’angolo dagli alleati bavaresi, deve tornare a casa con una strategia europea, un’intesa anche di massima sul diritto d’asilo, la difesa delle frontiere e le migrazioni secondarie, senza la quale il suo ministro dell’Interno, Horst Seehofer, vuole iniziare a respingere i profughi già registrati in altri Paesi della Ue che sono in Germania o che si presentano alle sue frontiere. Sarebbe un atto di ribellione verso la cancelliera e l’apertura di una crisi politica al buio in Germania.

Ma Angela Merkel ha alzato la posta, avvertendo che atti unilaterali come i respingimenti senza accordi con i Paesi interessati potrebbero avere conseguenze molto più vaste di una crisi di governo a Berlino. In gioco è il futuro stesso dell’Unione: «L’Europa ha molte sfide davanti, ma quella migratoria rischia di diventare una questione esistenziale», ha ammonito la cancelliera chiudendo il suo discorso.

Merkel al Bundestag ha concesso qualcosa alle preoccupazioni della Csu, ammettendo che sui rifugiati «non siamo ancora dove vorremmo essere» e che probabilmente anche al vertice di Bruxelles «non riusciremo a fare completa chiarezza». Ma sul fondo nessun cedimento: ogni soluzione sui respingimenti «non potrà mai essere unilaterale, non concordata e a spese dei Paesi terzi».

Arrivando a Bruxelles, Merkel ha subito lanciato una serie di aperture, quasi a dimostrare la sua volontà di compromesso. La prima recepisce la proposta della cosiddetta piattaforma di accoglienza, lanciata dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk: «Potremmo considerare di cercare di far sbarcare i rifugiati in altri Paesi, per esempio quelli del Nord Africa, ma prima dobbiamo discuterne con loro», ha detto Merkel, spiegando che in ogni caso bisognerebbe coinvolgere anche l’Alto commissario per i rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. La cancelliera ha ribadito che Italia e Grecia, che accolgono molti rifugiati, non possono più esser lasciati da soli e «hanno bisogno di un sostegno». Ma deve restare fermo il principio che «un rifugiato non può scegliersi il Paese dove presentare la domanda d’asilo». Altrimenti non potranno essere contenute le cosiddette «migrazioni secondarie». «La difesa delle frontiere esterne — ha detto Merkel — è qualcosa che unisce l’Europa».

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