1 luglio 2018 - 15:21

L’alleato di Merkel » respinge la proposta sui centri per i migranti: «Insufficiente»

Dopo Praga e Budapest, anche Varsavia contraddice la cancelliera. Il ministro dell’Interno Seehofer torna a chiedere espulsioni immediate. In bilico il governo

di Andrea Nicastro

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L’ansia da migranti che attraversa tutta Europa fa tremare anche la nuova Grande coalizione di Angela Merkel. Ad appena tre mesi da una nascita lunga e travagliata, il suo governo è appeso alle decisioni del ministro dell’Interno Horst Seehofer e del suo partito bavarese Csu. Al ministro non piacciono i risultati ottenuti da Frau Merkel all’ultimo Consiglio Europeo. Le telefonate, i faccia a faccia, i comunicati botta e risposta Monaco-Berlino non sono serviti a chiarire. «La situazione è seria» ammette Merkel. «I risultati del Consiglio europeo non sono affatto equivalenti alle nostre proposte di respingimenti alla frontiera» replica duro e irrituale il ministro alla sua Cancelliera.

Seehofer è, oltre che ministro, anche leader della Csu, la formazione bavarese da sempre sorella della Cdu di Merkel. La cancelliera ha dovuto pagare caro alle ultime elezioni politiche la sua politica migratoria e la difesa della coesione europea. Seehofer che a ottobre deve affrontare le elezioni regionali ha paura di fare anche una fine peggiore. L’estrema destra di Afd, Alternativa per la Germania, fa breccia nell’elettorato della Cancelliera e di Seehofer. Gli argomenti dell’estrema destra sono gli stessi che circolano praticamente ovunque: basta immigrati, rimandiamoli a casa loro. Seehofer non ha nessuna intenzione di farsi scavalcare sul tema anche perché fare il contrario, al momento, non porterebbe un solo consenso in più: gli immigrati non votano.

Da mesi il ministro dell’Interno tedesco lavora a un masterplan che dovrebbe cambiare la politica nazionale sull’accoglienza da cima a fondo. Procedure super accelerate per l’esame delle domande, rimpatri massivi e, all’articolo 27, respingimenti automatici dei migranti già registrati in altri Paesi dell’Unione. In sostanza tutto il peso del flusso migratorio sui Paesi del fronte Sud: Spagna, Italia e Grecia.

Merkel al Consiglio Europeo di settimana scorsa è stata tra i pochi leader a temere le conseguenze dell’eventuale applicazione del masterplan del suo ministro. Così si è spesa per trovare accordi bilaterali. La Spagna del socialista Pedro Sanchez e la Grecia dell’ex ribelle Alexis Tsipras hanno accettato di riprendere i migranti registrati nei loro porti e arrivati illegalmente in Germania. L’Italia del governo pentaleghista ha detto no.

Proprio ieri sera, in un’intervista tv, la Cancelliera ha espresso una sorta di comprensione per la posizione italiana. «Un accordo con Roma non era possibile - ha spiegato Merkel -. L’Italia vuole prima ottenere una riduzione dei migranti che arrivano sulle sue coste. Il premier Conte ha detto che L’Italia ha l’impressione di essere stata a lungo abbandonata a se stessa». Per questo l’Europa si sarebbe impegnata a promuovere i centri chiusi per migranti in Africa o in Albania e, su base volontaria, nella stessa Ue. Il punto di rottura tra Merkel e Seehofer sembra essere che la prima è disposta a creare questi «centri» in Germania, Seehofer assolutamente no. Per lui chiunque sia sbarcato fuori dalla Germania deve, come da protocollo di Dublino, essere esaminato lì. Nessuna condivisione del problema con le frontiere Sud, insomma.

Seehofer non sembra preoccuparsene, Merkel invece rifiuta «atti unilaterali che vadano a detrimento di - Paesi - terzi». Teme un effetto domino con Austria, Italia, Polonia e il resto del gruppo di Visegrád printi a chiudere i confini per evitare i migranti respinti da Berlino. Sarebbe la fine della libera circolazione nell’Ue, ritorno delle frontiere interne, punti di Pil persi per tutti. Tra Merkel e Seehofer non è in gioco solo il governo di Berlino.

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