6 maggio 2018 - 21:59

Il ministro Javid e i suoi 4 fratelli figli di immigrati, tutti di successo

L’orgoglio della madre del neo responsabile degli Interni britannici: «Arrivammo in Gran Bretagna con una sterlina in tasca»

di Paola De Carolis

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Una sterlina in tasca e mille speranze nel cuore. Era il 1961 quando Abdul Ghani-Javid e la moglie Zubaid arrivarono dal Punjab nel Regno Unito senza soldi, ma con tanta voglia di fare. A mezzo secolo di distanza la loro è una dinastia: cinque figli, tutti maschi, a dimostrazione che lavoro e ambizione a volte bastano per superare ogni ostacolo. Sajid, 48 anni, ministro degli Interni, è il primo esponente non bianco del Cabinet nella storia del Paese. I suoi quattro fratelli hanno trovato successo e affermazione in sfere diverse, dalla polizia agli immobili, dai supermercati alla finanza.

La loro non è una storia anomala in Gran Bretagna, dove l’emigrazione — soprattutto nella comunità asiatica — negli anni è stata spesso accompagnata da impegno e determinazione, ma è comunque un percorso di cui andare fieri, e se Abdul non ha fatto in tempo ad assistere all’ascesa di Sajid al centro dell’establishment — è morto nel 2012 — Zubaid sì. «Questo Paese ci sembrò subito una terra meravigliosa, piena di opportunità e di gente gentile», ha ricordato di recente la signora. «Mio marito ha sempre lavorato tanto», ma ai tempi era possibile costruire un sogno. «Mio suocero ci diede una banconota di una sterlina credendo che ci avrebbe permesso di vivere per un mese, non durò neanche un giorno».

Abdul trovò lavoro prima in un cotonificio di Rochdale, poi al volante di un autobus (come il padre del sindaco di Londra Sadiq Khan). Negli anni Settanta la famiglia si trasferì a Bristol, dove avviò un negozio di abbigliamento, Scallywag: i Javid per dodici anni abitarono in sette in un appartamento di due camere da letto, tre ragazzi in una, due nell’altra con i genitori. «Adesso mi sembra piccolo, ma allora ci andava bene, eravamo abituati», ha raccontato il neoministro.

Scuola statale per tutti — un istituto di Bristol dove Sajid tra l’altro picchiò un compagno che lo chiamava «Paki», pachistano —, università per tre di loro. Se dal padre i fratelli Javid hanno appreso l’importanza di lavorare sodo, dalla madre hanno imparato a studiare. Lei, che nel Punjab aveva faticato a frequentare le elementari, a Bristol ogni sabato trascinava i figli in biblioteca.

Oggi Tariq, il maggiore, è proprietario di una catena di supermercati. Khalid, il secondogenito, ha una società di consulenze finanziarie e tre anni fa è stato riconosciuto dal Sunday Times come uno dei maggiori esperti di mutui e ipoteche. Sajid è il terzo, ha una moglie inglese, quattro figli, e una villa nel quartiere londinese di Fulham del valore di sei milioni di euro. Il quarto, Basit, ha prestato servizio per sei anni nella Marina militare — durante la prima guerra del Golfo ha ricevuto un riconoscimento per il coraggio e lo spirito di squadra — e adesso è un commissario della West Midland Police, dove ha criticato la mancanza di un’equa rappresentanza delle minoranze. Il più piccolo, Atif, avvocato, si è dedicato agli immobili. Ha una serie di appartamenti che affitta e si è schierato contro il governo conservatore del fratello che chiede ai proprietari di verificare il permesso di soggiorno degli inquilini.

Sajid Khan eredita all’Home Office problemi notevoli — sicurezza, immigrazione pre e post Brexit, il futuro della cosiddetta generazione Windrush, i cittadini afrocaraibici arrivati negli anni Sessanta oggi emarginati — ma forse il suo passato può essere una preparazione in più.

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