8 maggio 2018 - 09:56

Iraq al voto, tra candidati uccisi e minacce alle donne in corsa

Molestie e abusi in rete per costringere le donne a ritirarsi. «Vogliono farci sentire in colpa se abbiamo successo negli affari o in politica»

di Marta Serafini

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Omicidi, molestie online e corruzione. Sale la tensione in Iraq, in vista delle elezioni del 12 maggio, le prime dopo la «sconfitta dell'Isis».

Lunedì l'Isis ha rivendicato l'omicidio in Iraq di un candidato. L'organizzazione jihadista nata in Iraq afferma di aver ucciso nei pressi di Mosul, nel nord del paese, Faruq Jabburi, musulmano sunnita e candidato nel distretto di Qayara, nella regione di Ninive di cui Mosul è capoluogo. Secondo fonti di stampa locali, Jabburi, inserito nella lista elettorale capeggiata dallo sciita Iyad Allawi, già vice presidente della Repubblica, è stato ucciso a pugnalate di fronte alla sua abitazione nel paese di Zaka, a sud della ex capitale irachena dell'Isis, Mosul. Jabburi è il quarto candidato a essere ucciso. Due altri candidati sono morti a Kirkuk, città petrolifera contesa a nord di Baghdad, mentre una terza candidata nella regione occidentale di Anbar, roccaforte e culla del jihadismo iracheno.Il 20 marzo scorso, il premier iracheno, Haider al Abadi, aveva avvertito che lo Stato islamico avrebbe cercato di preparare attacchi in vista delle consultazioni. Il portavoce dello Stato islamico, Abdul Hassan al Mujahir, aveva infatti minacciato che il sedicente califfato compirà attentati in Iraq in vista delle elezioni politiche, senza fare differenza tra candidati ed elettori. «Tutti devono essere uccisi senza eccezioni», aveva detto Al Mujahir durante un messaggio di 49 minuti diffuso su internet nella serata del 22 aprile scorso.

Nei giorni scorsi le Nazioni Unite hanno condannato la campagna di diffamazione e violenza rivolta contro le oltre due mila candidate donne (il 30 per cento del totale), cui sono riservati, secondo la costituzione irachena, un quarto dei seggi. La professoressa Intidhar Ahmed Jassim, candidata nella lista del premier Al Abadi, si è ritirata dopo che in rete è stato diffuso un filmato porno falso che la ritrae. Stessa sorte per Ad un'altra candidata per il KPD, il partito democratico curdo, Heshu Rebwar, alla quale è stato rubato il telefono ed è stato diffuso un video che la ritrae con indosso un abito corto durante un party privato. Hadba al-Hasnawi, che è in corsa nella lista di Ansar al-Haq (Difensori della verità) a Najaf, ha dovuto rivolgersi al capo della sua tribù per ottenere un risarcimento di 84 mila dollari dopo che è stato diffuso un filmato diventato virale di un uomo che bacia la sua foto su un poster elettorale.

Hanna Edward, avvocato iracheno per i diritti delle donne a Baghdad ha denunciato l'accaduto: «Gli attacchi sono condotti per ottenere vantaggi politici - sono discriminatori e hanno l'obiettivo di screditarle affinché si ritirino dalla corsa», ha dichiarato Edward. «Si tratta di una strategia figlia di una cultura misogina che vuole far sentire in colpa le donne se guidano, se hanno successo come manager o in politica», ha sottolineato Rasha Al Aqeedi, ricercatore presso il Centro Studi e Ricerche Al Mesbar di Dubai. Le donne irachene rappresentano il 57% della popolazione irachena di oltre 37 milioni, secondo le Nazioni Unite, e nonostante gli sforzi del governo per affrontare la disuguaglianza di genere, la situazione per le donne irachene è peggiorata costantemente. Secondo l'UNDP, una su 10 famiglie irachene è guidata da una vedova. Negli ultimi anni, le donne irachene hanno subito un'ulteriore emarginazione economica, sociale e politica a causa di decenni di guerre, conflitti, violenze e sanzioni.

Il 12 maggio, saranno 7.376 i candidati alle elezioni per il rinnovo del parlamento iracheno, raccolti in 320 tra partiti, coalizioni e liste. I seggi in palio sono 328. Il nuovo parlamento procederà poi all’elezione del presidente della Repubblica e il primo ministro. Gli aventi diritto al voto in Iraq sono 24 milioni su una popolazione di circa 37 milioni di persone.

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