15 maggio 2018 - 10:47

Gaza seppellisce i suoi 60 morti.
La Turchia espelle l’ambasciatore israeliano. L’Aia: misure adeguate

Scontro diplomatico dopo la guerriglia di Gaza: gli Usa bloccano un’indagine indipendente dell’Onu sulla strage nella Striscia, tra le vittime una bimba di 8 mesi

di Redazione Esteri

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Il giorno dopo il massacro più pesante dal 2014 nei Territori, a Gaza si dà sepoltura alle vittime: 63 palestinesi, tra cui una bambina di appena otto mesi, Layla morta intossicata dai lacrimogeni, uccisi durante le proteste scatenate dal trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Le sirene sulla Striscia hanno segnato l’avvio della giornata, che ricorda il 70esimo anniversario della «nakba», la «catastrofe» come i palestinesi chiamano l’esodo forzato dalla proprie terre in occasione della fondazione dello stato ebraico, nel 1948. Non c’è stato tuttavia il nuovo temuto bagno di sangue: a Gaza sono scesi in strada circa 4mila manifestanti e altri due palestinesi sono stati uccisi. Il rischio è che Hamas possa riprendere da un momento all’altro il lancio di razzi oltrefrontiera e invitare nuovamente i cittadini a riversarsi sulla barriera al confine, innescando la rappresaglia israeliana e lo scontro aperto, come nei quasi 60 giorni di guerra dell’estate di quattro anni fa. L’allerta resta insomma altissima. Intanto la Corte penale internazionale ha dichiarato che «prenderà tutte le misure appropriate», perché «la violenza deve cessare».

Ankara espelle l’ambasciatore israeliano

Il conflitto si allarga ora proprio sul piano diplomatico. La più attiva su questo fronte è la Turchia che, dopo aver richiamato i suoi diplomatici da Stati Uniti e Israele, ha espulso dal paese l’ambasciatore israeliano come «persona non gradita». Era già successo nel 2011 e nel 2016. Il presidente Erdogan ieri aveva accusato lo stato ebraico di «genocidio», suscitando l’immediata reazione del premier israeliano: «Erdogan è uno dei più grandi sostenitori di Hamas, quindi non c’è dubbio che sia un esperto di terrore e massacri - ha scritto Netanyahu su Twitter -, vorrei suggerirgli di non fare il moralista con noi». Subito dopo il console turco a Gerusalemme è stato convocato e gli è stato chiesto «di ritornare in patria». Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha proclamato uno sciopero generale e tre giorni di lutto per las carneficina

Veto Usa per indagine Onu sulla strage

La cancelliera Angela Merkel ha espresso preoccupazione per l'escalation di violenze manifestando però, al telefono con Netanyahu, «comprensione per gli interessi legati alla sicurezza di Israele». Il presidente francese Macron ha sottolineato «l'importanza della protezione delle popolazioni civili e del diritto a manifestare pacificamente». Il Belgio ha richiamato l’ambasciatrice di Israele e chiesto un’indagine internazionale a seguito dela guerriglia nella Striscia. Mentre gli Stati Uniti hanno bloccato all’Onu una richiesta di inchiesta indipendente su ciò che è accaduto. L’ambasciatrice statunitense all’Onu, Nikki Haley, ha lasciato la sala del Consiglio di Sicurezza mentre prendeva la parola il collega palestinese Ryad Mansour, che ha detto: «Quanti palestinesi devono morire prima che facciate qualcosa? Questi bambini meritano di morire? Perché avviene questo massacro e il Consiglio di Sicurezza non fa nulla? Perché siamo l’eccezione?». «Israele deve calibrare l’uso della forza, deve proteggere i suoi confini ma farlo in modo proporzionato, mentre Hamas non deve usare le proteste per mettere bombe e compiere atti provocatori» ha dichiarato salomonicamente il coordinatore Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Nikolay Mladenov: «La comunità internazionale deve intervenire e prevenire una guerra» ha aggiunto, definendo la situazione nella Striscia «disperata». Sul tema venerdì prossimo si terrà una riunione urgente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite «dedicata al deteriorarsi dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, compreso a Gerusalemme est».

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