20 maggio 2018 - 21:54

Niente rinnovo del visto, Londra «congela» il russo Abramovich

Dietro il ritardo nelle procedure per il magnate presidente del Chelsea possibile una «sanzione» politica del Regno Unito contro Putin per il caso Skripal

di Luigi Ippolito, corrispondente a Londra

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Il miliardario russo Roman Abramovich è al momento «persona non grata» nel Regno Unito: all’oligarca amico di Vladimir Putin, proprietario fra le altre cose della squadra di calcio del Chelsea, il governo britannico non ha infatti rinnovato il visto. Il magnate, che abitualmente risiede a Londra, avrebbe già fatto ritorno a Mosca. Si tratta chiaramente di una clamorosa conseguenza della crisi fra Gran Bretagna e Russia seguita all’avvelenamento col nervino dell’ex spia Sergej Skripal: l’attacco, avvenuto ai primi di marzo a Salisbury, è stato attribuito direttamente al Cremlino.

La reazione della Gran Bretagna e di tutti i Paesi occidentali si era concretizzata nell’espulsione di decine di diplomatici russi: un gesto cui Mosca aveva replicato con misure simmetriche. Ma in molti avevano fatto notare si trattava soltanto di una puntura di spillo, che non andava a scalfire i corposi interessi economici russi a Londra: nella capitale britannica tanti oligarchi legati a Putin hanno infatti investito le loro ricchezze, preso la residenza e impiantato le famiglie.

Negli ultimi anni la City ha profittato in maniera enorme del denaro che affluiva da Mosca: banchieri, avvocati, consulenti hanno fatto affari d’oro, mentre i russi facevano incetta di proprietà immobiliari e piazzavano i figli nelle più costose scuole private. Un groviglio di interessi che finora aveva impedito di intaccare seriamente la presenza dei «magnati venuti dal freddo».

Ora il segnale che la musica è cambiata. Inviato al più alto livello. Abramovich è infatti strettamente legato a Putin e con la sua fortuna di oltre dieci miliardi di euro si piazza al tredicesimo posto fra le persone più ricche in Gran Bretagna. L’oligarca ha costruito la sua ricchezza ai tempi del «capitalismo di rapina» che ha segnato la Russia negli anni Novanta: dopo aver acquisito e rivenduto allo Stato importanti società petrolifere, ha spostato i suoi interessi in Inghilterra, dove nel 2003 è diventato propietario del Chelsea. Ma si è anche «regalato» una imponente magione a Kensington Palace Gardens, l’indirizzo più prestigioso di Londra, noto come «la via dei miliardari», dove si trovano molte ambasciate e si affaccia il palazzo dove risiedono William e Harry con le loro mogli.

Abramovich non è neppure estraneo alle cronache mondane, pur avendo sempre mantenuto un profilo riservatissimo: dopo aver liquidato la moglie con una miseria (per lui, 300 milioni), ha sposato l’amante, la modella Dasha Zhukova, di cui ha sovvenzionato le velleità di mecenate dell’arte contemporanea.

Il visto di Abramovich è scaduto il mese scorso e dunque lui ha mancato la finale di coppa di sabato, dove giocava il Chelsea, e non si è neppure presentato in tribunale la scorsa settimana a un’udienza che lo opponeva ad altri due oligarchi russi. Fonti vicine al magnate, citate dal Financial Times, hanno precisato che il visto non è stato ufficialmente rifiutato, ma che le autorità britanniche stanno impiegando un tempo insolitamente lungo per rinnovarlo, senza fornire spiegazioni. «O c’è una motivazione innocente — ha commentato un deputato conservatore — oppure il governo sta diventando meno amichevole nei confronti degli oligarchi russi. In ogni caso, negare il visto agli oligarchi è potenzialmente una cosa importante».

Il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, parlando a Westminster sull’onda del caso Skripal, aveva fatto capire che i magnati russi non potevano sentirsi più del tutto tranquilli. Ma colpirli a partire dal più famoso di loro manda sicuramente un brivido in tutta la cosiddetta «Londongrad». Ma magari Putin non sarà del tutto scontento di veder tornare in patria i suoi «paperoni» emigrati all’estero.

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