24 maggio 2018 - 10:23

Così il riconoscimento facciale in Cina fa arrestare i criminali Se l’utopia diventa incubo

Cattura dell’immagine, comparazione, abbinamento: come funziona il software che ha permesso alla polizia cinese di fermare tre latitanti ai concerti di una pop star. Le telecamere nel Paese saranno 570 milioni entro due anni

di Guido Santevecchi, corrispondente a Pechino

Jacky Cheung è un cantante famoso in Cina, quando si esibisce riempie gli stadi. È noto come il «Dio della melodia», ma ora lo hanno ribattezzato la «Nemesi dei fuggiaschi» ed è diventato anche un idolo della polizia. Il 7 aprile erano in 60 mila a Nanchang per ascoltarlo e in quella folla gli agenti hanno riconosciuto e arrestato un ricercato; nella città di Zhangzhou, il 5 maggio, Jacky Cheung era di nuovo sul palco, ancora folla imponente nella notte, e un altro criminale in fuga da anni individuato e ammanettato; ultimo episodio domenica 20 maggio a Jiaxing, stesso copione, il latitante era tra gli spettatori quando un poliziotto gli ha messo una mano sulla spalla e ha detto «Ti conosco, sei in arresto». Non sono stati tre colpi di fortuna, ma tre casi di impiego delle telecamere collegate a un sistema di intelligenza artificiale, la nuova frontiera (ormai raggiunta) dello Stato di sorveglianza cinese.

Un trionfo di propaganda

La polizia cinese sta dando molta pubblicità a questi fatti, gli ufficiali, che di solito tengono a distanza la stampa, sono generosi di particolari. A Nanchang nella rete di telecamere di sorveglianza è finito un ricercato per «crimini economici» che si sentiva sicuro tra la folla nella notte. E invece, quando è passato davanti a un occhio elettronico ai tornelli d’ingresso, nella regia del commissariato, piena di schermi, si è accesa una lampadina di allarme: quel volto era stato accoppiato alla foto segnaletica nel database dei latitanti. Senza l’aiuto dell’intelligenza artificiale l’uomo se la sarebbe cavata, perché aveva presentato un documento perfetto, con un nome di copertura. La serie di arresti, che dimostrano la sorveglianza capillare installata in tutto il territorio cinese, ha scatenato la fantasia sui social network: uno dei successi di Jacky Cheung s’intitola «Lei è venuta al mio concerto», la gente lo ha trasformato in «È venuto al mio concerto e gli ho messo le manette». Un trionfo di propaganda per la polizia, proprio quello che volevano a Pechino.

La rete di sorveglianza cinese

Le autorità si vantano di aver costituito la rete di telecamere di sorveglianza più grande del mondo. Sono già 170 milioni nel Paese e altri 400 milioni saranno aggiunte entro il 2020. Pechino ha completato la copertura delle sue strade e luoghi pubblici nel 2015: sono 430 mila telecamere a circuito chiuso collegate con le stazioni di polizia, oltre a quelle montate su autobus, vagoni della metropolitana, taxi. Un «occhio artificiale» ogni 47 abitanti, bambini inclusi. L’incubo da romanzo distopico in Cina è diventato realtà, anche se il governo assicura che si tratta di proteggere la società dal terrorismo e dal crimine, come dimostrano gli esempi dei concerti. Ma la videosorveglianza accoppiata al riconoscimento facciale ormai viene usata in progetti pilota per verificare se gli studenti universitari vanno a lezione, per multare i pedoni che attraversano con il rosso. E possono rivelare i movimenti di gran parte della popolazione. Il database in Cina è enorme, perché fin dai 16 anni di età tutti debbono avere una carta d’identità con foto digitalizzata. E le telecamere sono così avanzate che oltre a leggere le fattezze del volto e compararle in tempo reale con l’archivio, sanno stimare l’età, il gruppo etnico di appartenenza di eventuali sconosciuti.

Il «credito sociale» dei cittadini

Lo Stato ha ottenuto l’appoggio dei grandi gruppi industriali dell’hi-tech, da Alibaba a Tencent, che mettono a disposizione le loro informazioni commerciali, ogni traccia lasciata su Internet per valutare l’onestà dei cittadini, dando un punteggio, un voto finale sulla loro affidabilità. Si chiama «credito sociale» e chi lo perde viene messo nella lista nera. Meglio non avventurarsi al concerto. Lo sviluppo tecnologico e le applicazioni sono continui: un reparto di polizia è stato dotato di occhiali con mini-telecamera collegata al database tramite un monitor portatile, grande come uno smartphone. Gli occhiali sono in grado di riconoscere «il volto di un ricercato in una folla di 10 mila persone in 100 millisecondi», dice l’azienda di Pechino che li ha sviluppati.

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