14 novembre 2018 - 22:29

Che cosa cambia, guida all’accordo Brexit, perché l’intesa è contestata

I diritti dei cittadini Ue, la questione nordirlandese e cosa si richia ora

di Luigi Ippolito, corrispondente da Londra

Che cosa cambia, guida all’accordo Brexit, perché l’intesa è contestata
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Perché è stato così difficile per il governo britannico approvare l’accordo con Bruxelles?
Il testo concordato fra i negoziatori britannici e quelli europei a Bruxelles ha suscitato — e continua a suscitare — molte perplessità a Londra perché lascia la Gran Bretagna strettamente legata alla Ue: in particolare i britannici continueranno a far parte di una forma di unione doganale e di fette del mercato unico, almeno fino a quando non sarà pienamente in atto una nuova partnership fra Gran Bretagna e Ue (il che potrebbe richiedere molti anni, o anche non realizzarsi mai). Inoltre ci saranno condizioni speciali, ancora più strette, per l’Irlanda del Nord. Agli occhi dei sostenitori della Brexit, questo è un tradimento del risultato del referendum del 2016, che loro interpretano come un mandato per una rottura netta con la Ue. Ma anche i politici filo-europei ritengono che sia insensato uscire dalla Ue solo per rimarvi poi agganciati di fatto: meglio restare dentro, a questo punto.

Perché il governo di Theresa May ha ritenuto alla fine necessario accettare questo compromesso?
La soluzione prospettata si è resa necessaria per venire a capo della questione dell’Irlanda del Nord. Dopo gli accordi di pace di vent’anni fa, che hanno messo fine alla sanguinosa guerra civile fra cattolici e protestanti, la provincia britannica è di fatto un condominio con l’Irlanda e non vi è alcun confine fisico fra le due parti dell’isola. Ma con la Brexit quella diventerebbe la frontiera di terra fra il Regno Unito e la Ue e dunque non potrebbe più restare «aperta». Per evitare il ritorno a un confine «duro», che metterebbe a rischio l’architettura degli accordi di pace, è stato necessario mantenere tutto il Regno Unito all’interno dell’unione doganale, aggiungendo in più delle clausole speciali per l’Irlanda del Nord.

Cosa succederà ai cittadini europei?
La sorte dei cittadini europei era stata già concordata lo scorso dicembre: Londra si è impegnata a garantire tutti i diritti attuali agli europei che già risiedono nel Regno Unito. Anche chi arriverà durante il periodo di transizione, che durerà fino alla fine del 2020 e durante il quale si manterrà lo status quo, potrà godere degli stessi diritti. Le cose cambieranno a partire dal 2021: uno dei pilastri della Brexit è la fine della libertà di circolazione. Questo vuol dire che non sarà più possibile venire a vivere e a lavorare nel Regno Unito senza un permesso. Ovviamente i turisti potranno continuare a viaggiare indisturbati (anche se potrebbe essere necessario esibire il passaporto invece della semplice carta d’identità), mentre chi viene per lavoro o per studio dovrà avere un visto. Il governo britannico non ha ancora definito nei dettagli quale sarà la futura normativa in materia di immigrazione, ma si pensa che ci saranno visti agevolati per i giovani o per chi viene a lavorare in caffè e ristoranti (lo hanno chiamato il «visto del barista»).

Quali sono gli altri elementi importanti dell’accordo?
Londra si è impegnata a pagare un «conto del divorzio» che ammonta a circa 40 miliardi di sterline (quasi 50 miliardi di euro) per assolvere gli obblighi già presi nei confronti del budget europeo e dei futuri progetti.

A questo punto è tutto risolto?
No, perché l’accordo dovrà passare al vaglio dei leader europei e soprattutto del Parlamento britannico, dove i malumori sono ancora molto forti.

Cosa succede se a un certo punto l’accordo viene bocciato?
In questo caso si aprono forti incognite. La cosa più probabile è che la Gran Bretagna esca dall’Unione europea, il 29 marzo dell’anno prossimo, senza nessun accordo: un esito catastrofico che avrebbe pesanti conseguenze sull’economia britannica ma anche su quella europea. Con ogni probabilità cadrebbe il governo May e si rischierebbero le elezioni anticipate, con una possibile vittoria laburista. Ma non si può del tutto escludere che si apra la strada a un secondo referendum, con la possibilità che la Brexit venga annullata.

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