22 novembre 2018 - 10:30

Conflitti, terrorismo, gas: il Mediterraneo oltre le crisi

Si apre oggi a Roma uno dei più importanti incontri di politica internazionale

di Viviana Mazza

Un anno segnato dalla sconfitta dell’Isis. Ma nella regione si sfidano e si rimescolano alleanze. E si gioca anche una delicata partita energetica. «Med, Mediterranean Dialogues», uno dei più importanti incontri di politica internazionale in Europa, si apre oggi a Roma per fare un punto sulla situazione nel Mediterraneo. Promossa da ministero degli Affari Esteri e dall’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), avrà come ospite d’onore, alla sua prima uscita internazionale, il presidente dell’Iraq Barham Salih, simbolo di dialogo in un Paese dilaniato dalle violenze settarie.

I temi sul tavolo sono quelli più caldi in Medio Oriente e Nord Africa: l’escalation nella contrapposizione tra Iran e Arabia Saudita (e il «terzo blocco» della Turchia); la «guerra fredda» dei Paesi del Golfo contro il Qatar; i rischi di una nuova ondata di estremismo dopo l’Isis. Arriva in Italia da Teheran, dopo l’entrata in vigore delle sanzioni, il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. Presenti sia il russo Sergej Lavrov che il sottosegretario di Stato americano per gli Affari politici David Hale e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Così come si troveranno a Roma l’egiziano Sameh Shoukry e il vicepremier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani.

Una sorta di «roadmap» è il rapporto di Ispi «Costruire la fiducia: la sfida della pace e della stabilità nel Mediterraneo». «Nessuno può negare le complessità e le crisi della regione, ma Med punta anche a valorizzare i passi avanti nella consapevolezza che un’agenda positiva possa essere scritta — sottolinea il direttore dell’Ispi Paolo Magri —. Il primo trend positivo è la sconfitta del Califfato: ora bisogna parlare di come rendere sostenibile questa sconfitta. Parliamo anche di gas e idrocarburi che, da fattore di conflitto, possono essere fattore di stabilizzazione, come nel caso dei giacimenti del Mediterraneo orientale. E parliamo dell’eccezione di dialogo nella regione che è la Tunisia». Tra le domande: che bilancio dare ai due anni di politica mediorientale di Donald Trump? I dialoghi paralleli di Mosca con Paesi antagonisti (Iran, Arabia Saudita, Israele, Turchia) possono essere sostenibili? Si parlerà di Siria (in particolare delle sfide della ricostruzione), mentre la situazione è diventata nuovamente delicata per Israele e palestinesi.

Il forum si apre oggi pomeriggio, dopo i saluti del presidente dell’Ispi Giampiero Massolo e l’intervento del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma già da ieri a margine degli incontri si riuniscono dieci gruppi tematici dei Paesi coinvolti: i giovani, i rettori, i giornalisti, le donne, i parlamentari, gli imprenditori, i think tank. «La conferenza è una piattaforma, ma questi gruppi si vedono tutto l’anno da marzo a ottobre. E al di là dei grandi nomi — spiega Magri — è questo tessuto di lavoro, questa community multidisciplinare di persone di vari Paesi contrapposti, a fare davvero la differenza».

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