3 ottobre 2018 - 09:36

Fan BingBing rispunta e si scusa:
«Ho evaso il fisco, salderò il conto»

A tre mesi dalla sua «scomparsa», le autorità di Pechino annunciano che la star più famosa del cinema sarà multata con 100 milioni di euro: «Sono indegna»

di Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino

Fan BingBing rispunta e si scusa:  «Ho evaso il fisco, salderò il conto»
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Non è ricomparsa, ma dopo tre mesi di silenzio e oscuramento sui social network cinesi arriva un po’ di luce sulla sorte di Fan Bingbing, 37 anni, l’attrice più famosa e più pagata della Repubblica popolare cinese. Ora l’agenzia statale Xinhua informa in tre righe che la star deve pagare entro il 31 dicembre tasse evase per 225 milioni di yuan (oltre 30 milioni di euro) e in totale una megamulta da 850 milioni di yuan (oltre 100 milioni in euro) per evitare il processo penale. Se salderà il conto «la responsabilità criminale non sarà investigata, in base alla legge», conclude la Xinhua. La notizia è stata subito rilanciata in «breaking news» da tutti gli organi di stampa cinesi, perché Fan Bingbing è una celebrità con 62 milioni di seguaci sui social network mandarini e la sua assenza dalla scena aveva sollevato allarme, scoramento e sospetti.

Autocritica sul web
Per cercare di chiudere il caso di evasione fiscale l’attrice, subito dopo la notizia della Xinhua, ha fatto pubblicare un messaggio di scuse sul web. Dice di aver passato «un periodo di dolore e tormento» e accetta la decisione del fisco: «Cercherò di saldare il conto»... «Sono indegna della fiducia della società e mi dispiace per aver deluso gli ammiratori». Ancora nessuna informazione su dove si trovi al momento Fan Bingbing.

Cento giorni di mistero
Uno strano caso . Bella, famosa, ricchissima, molto amata e scomparsa misteriosamente. Milioni di ammiratori di Fan Bingbing, divina del cinema cinese, sono ancora in ansia per il suo destino, nonostante la prima notizia su di lei. L’attrice non compare in pubblico dall’1 luglio, quando visitò un ospedale pediatrico per sollecitare donazioni a favore dei bambini ricoverati. Silenzio anche sul suo account di Sina Weibo, il social network dove Fan ha 62 milioni di followers: ultimo post il 2 giugno, per propagandare un’iniziativa caritatevole, poi una serie di like messi per conto di Fan su post di altri il 23 luglio. Per il resto niente, solo voci insistenti sulla possibilità che l’attrice sia stata inghiottita dalla macchina della giustizia a Pechino. I guai giudiziari sono dovuti a un caso di evasione fiscale denunciato a maggio che ha avuto anche conseguenze politiche.

Un’industria multimiliardaria
L’industria del cinema macina miliardi di dollari in Cina e pur non essendo notissima all’estero, Fan Bingbing nella lista di Forbes ha superato anche Julia Roberts per guadagni ed è al quinto posto tra le attrici mondiali, con oltre 45 milioni di dollari nel 2017. Ma questa cifra potrebbe essere anche molto più alta, perché a maggio sono spuntati due contratti per lo stesso film intestati a Fan: uno falso, da 1,5 milioni di dollari, presentato al fisco; l’altro vero, da 7,8 milioni di dollari, tenuto riservato per non pagare le tasse. Un sistema largamente utilizzato nell’industria dell’intrattenimento in Cina (e non solo, naturalmente), definito «contratto yin-yang»: un gioco di parole che ruba i termini filosofici degli opposti dialettici per dire che si denuncia all’ufficio delle imposte un compenso fasullo invece di quello reale. Gli oltre 6 milioni di compensi rimasti nell’oscurità «yin» hanno fatto aprire un’indagine fiscale a carico di Fan Bingbing. A quanto è emerso il film con il compenso «ritoccato» al ribasso sarebbe «Air Strike», prodotto in Cina, con Bruce Willis tra i protagonisti.

L’agente arrestato
Sono seguite le smentite di rito da parte della casa di produzione, ora spazzate via dalla confessione sul web. Le autorità giudiziarie, com’è costume in Cina, si sono mosse in segreto, senza dare informazioni alla stampa. Unica certezza: Fan è scomparsa dalla scena. A fine luglio un giornale finanziario che di solito risulta attendibile ha pubblicato un’inchiesta secondo la quale diversi collaboratori dell’attrice sono stati interrogati per concorso in evasione fiscale, il suo agente è stato arrestato per aver tentato di occultare le prove e al fratello è stato ritirato il passaporto. Anche lei avrebbe ricevuto l’ordine di non muoversi dalla Cina e di non farsi vedere.

La censura
Il 29 luglio, mentre sul web piovevano commenti preoccupati di decine di migliaia di ammiratori della divina, l’articolo è stato rimosso dal sito web della rivista: probabilmente per intervento della censura. In questi mesi nè Fan né il suo agente (evidentemente quest’ultimo impossibilitato perché incarcerato) hanno risposto alle richieste della stampa locale e internazionale di farsi vivi, di spiegare la lunga assenza. Nessuna risposta su Weibo nemmeno alla valanga di appelli degli estimatori artistici di Fan. E questo buco nero dice molto sul sistema giudiziario di Pechino, dove anche la gente più famosa può scomparire da un momento all’altro.

Da X-Men a Iron Man
L’attrice sul mercato occidentale ha trovato spazio, oltre che sul red carpet dei festival, compreso quello di Cannes, nella saga «X-Men», dove ha partecipato alla puntata «Giorni di un futuro passato», interpretando nel 2013 il ruolo della mutante ribelle Blink. In ossequio alla potenza del botteghino cinese (8 miliardi di incassi nel 2017), i produttori di «Iron Man 3» le hanno riservato una partecipazione speciale solo per le sale della Cina, facendola girare in scene che poi sono state tagliate in Europa e Stati Uniti.

I contratti yin-yang
Lo scandalo dei «contratti yin-yang» delle star ha già avuto un risultato visibile. A fine giugno il Partito comunista è intervenuto con una «legge di sinistra» stabilendo che gli attori di ogni singolo cast non potranno guadagnare più del 40 per cento del costo totale della produzione; i protagonisti non potranno incassare oltre il 70% del totale dei compensi per gli attori, comparse incluse. Motivazione: «Evitare la divinizzazione del denaro, l’evasione fiscale, il sogno cieco di celebrità da parte delle giovani generazioni».

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