8 ottobre 2018 - 09:42

Migranti, la Germania e l’ambiguità sui voli in Italia «rinviati». Perché alle porte c’è il voto in Baviera

In tutto Berlino chiede al nostro Paese di riprendersi oltre 10.700 migranti, in base alle regole di Dublino. Ma ancora non si conosce l’esito dell’accordo per i rimpatri

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Le autorità tedesche smentiscono che nei prossimi giorni sia in programma alcun volo charter per rimpatriare in Italia un gruppo di rifugiati, già registrati nel nostro Paese e poi arrivati in Germania. Lo dicono con singolare coincidenza il ministero federale degli Interni e l’Ufficio per l’immigrazione della Baviera, in risposta alle notizie riportate dai media italiani e dalla Dpa, l’agenzia di stampa tedesca, secondo cui il volo sarebbe stato pianificato per oggi, con un secondo in calendario per il 17 ottobre.

Quasi tutti i rifugiati che dovrebbero essere rimpatriati provengono dalla Nigeria. La Dpa cita fonti dell’aeroporto di Monaco di Baviera, dove nelle scorse settimane è stata allestita una struttura ad hoc per questo tipo di operazioni, che è già attiva. Tuttavia, il portavoce del ministero degli Interni aggiunge che è prassi del governo tedesco «non dare informazioni concrete prima dei voli di rimpatrio, circa il momento e/o i Paesi coinvolti, poiché comporterebbero la prevedibilità delle misure, mettendone a rischio la riuscita». Come dire, non abbiamo in programma rimpatri di massa, ma se li avessimo non lo diremmo.

L’ambiguità sembra confermata dalle dichiarazioni dell’Ufficio per le migrazioni bavarese, secondo il quale, «non c’è nessun charter in programma questa settimana». Il che ovviamente lascia aperta la possibilità che ce ne sia uno in quella o quelle successive.

E allora il pensiero corre al calendario politico, alle elezioni in Baviera di domenica prossima, appuntamento col destino per il governo cristiano-sociale che potrebbe perdere la maggioranza assoluta dopo decenni. Ritrovarsi in una nuova polemica aperta con l’Italia sul tema dei migranti non deve essere sembrato il modo migliore di arrivare al voto. Da qui l’apparente retromarcia, che probabilmente è soltanto un rinvio.

Ma l’ambiguità non è solo di parte tedesca. Resta ancora un mistero l’esito dell’accordo tra Italia e Germania per un rimpatrio ordinato dei rifugiati, che secondo le regole di Dublino, il nostro Paese deve riprendersi in quanto nazione di primo ingresso. Una bozza di intesa esiste da settimane, ma non è chiaro se il ministro degli Interni Salvini l’abbia firmata o meno. Una cosa è certa, nel silenzio della altrimenti solerte comunicazione del Viminale, i rimpatri dei profughi verso l’Italia sono già iniziati, sia pure alla spicciolata: 1.692 per l’esattezza secondo fonti del ministero dell’Interno tedesco.

In tutto la Germania chiede al nostro Paese di riprendersene oltre 10.700, quindi siamo a un sesto, il che non è tanto, ma neppure poco. In almeno un caso però, secondo le stesse fonti, ci sarebbe stato un rimpatrio collettivo, in luglio, con un volo charter per Milano. Ammesso che sia così, non si ha memoria di un tweet del ministro Salvini che minacciasse chiusure o quant’altro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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