11 ottobre 2018 - 21:46

L’attore ebreo e la reporter araba:
il matrimonio che turba Israele

Sposi in segreto, proteste e minacce di estremisti

di Davide Frattini

L’attore ebreo e la reporter araba: il matrimonio che turba Israele
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Ha imparato l’arabo in famiglia — padre di origine marocchina, madre yemenita — e ha dovuto perfezionare la parlata palestinese quando è stato arruolato nel Duvdevan, l’unità speciale che opera sotto copertura in Cisgiordania. Gli stessi raid che ha interpretato davanti alle telecamere nella serie televisiva Fauda.

L’attore Tzachi Halevy ha voluto mantenere clandestina anche l’ultima missione: sposare la giornalista televisiva Lucy Aharish. Lui ebreo, lei musulmana. La cerimonia di mercoledì sera è rimasta segreta fino a dopo il sì, perché la coppia immaginava quel che è successo all’annuncio pubblico: proteste della destra al governo in Israele, rischio di minacce tra gli estremisti arabi. Tzachi e Lucy sono stati fidanzati per quattro anni, lo sapevano solo pochi amici e i parenti, adesso rappresentano le prime celebrità israeliane a formare una famiglia, l’unione — non hanno alternativa — è civile. La notizia è stata divulgata dal presentatore Guy Pines nel suo programma serale, uno dei primi condotti da Lucy. Anche la rivelazione è stata gestita attraverso persone fidate.

A Halevy i deputati o ministri conservatori non sembrano perdonare di aver prima incarnato per gli spettatori locali e in tutto il mondo (su Netflix) un massiccio a volte brutale ufficiale del Duvdevan — che in ebraico significa ciliegia — e poi di aver sputato il nocciolo eroico e nazionalista sposando un’araba-israeliana. Che è stata accusata via Twitter dal deputato Oren Hazan di «aver sedotto un ebreo»: «Sono sicuro che il suo obiettivo non sia danneggiare la nostra nazione e prevenire la progenie ebrea dal prolungare la dinastia. Quindi è benvenuta: la invito a convertirsi». A Halevy dice di volersi «islamizzare» e avverte tutti e due: «Basta con l’assimilazione». Anche Aryeh Deri, ministro degli Interni e leader del partito religioso Shas, incita la giornalista alla conversione: «Non dobbiamo incoraggiare queste unioni nonostante l’amore. I loro figli avranno dei problemi in Israele. L’assimilazione ci mette in pericolo, sta consumando il nostro popolo: nello Stato di New York ormai vivono meno ebrei che subito dopo l’Olocausto». Hazan può essere solo un parlamentare in cerca di notorietà o che prova a far dimenticare agli elettori perché ricordano il suo nome: ha gestito casinò in Bulgaria ed è sospettato — lui smentisce — di aver fatto girare prostitute e cocaina assieme alla roulette. Ma le sue frasi sono condannate anche da colleghi nella coalizione al potere («disgustoso, in questo giorno la coppia si ricordi solo delle benedizioni e degli auguri», dice Meirav Ben Ari di Kulanu) e sono viste come il segno di un razzismo radicato nel Paese dai politici laburisti all’opposizione: «Rivelano il lato oscuro del Likud al governo», commenta Yoel Hasson, mentre Shelly Yachimovich condanna i fanatici del «sangue puro».

Lucy Aharish è stata la prima araba israeliana a condurre un telegiornale all’ora di punta. I genitori sono originari di Nazareth, lei è cresciuta a Beersheva nel deserto del Negev, la periferia della periferia dove il Likud del premier Benjamin Netanyahu ha sempre raccolto consensi. Pure lei — ha raccontato — si è ritrovata a essere «una musulmana di destra, tifavo perfino il Beitar Gerusalemme», i cui tifosi sono ultranazionalisti e razzisti, non vogliono permettere a calciatori arabi di giocare nella squadra. Da allora dice di essersi spostata a sinistra.

Come Lior Raz, l’ideatore e protagonista di Fauda, Tzachi Halevy è stato arruolato nelle forze speciali proprio perché parlava già l’arabo come lingua madre. E in arabo canta con il suo gruppo musicale.

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