14 ottobre 2018 - 12:32

«A Private war», in uscita il film sulla reporter di guerra Marie Colvin

Rosamund Pike interpreta l’inviata uccisa in Siria nel 2013. E ripercorre la sua carriera sul campo ma anche i segni lasciati dalle guerre nell’animo della celebre reporter

di Marta Serafini

«A Private war», in uscita il film sulla reporter di guerra Marie Colvin
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Quando Marie Colvin è morta nel 2012 nell’inferno siriano, uccisa insieme al collega francese Rémi Ochlik probabilmente per ordine di Bashar Al Assad, aveva con sé una copia della biografia di Martha Gellhorn, una delle pioniere del giornalismo di guerra e compagna di Ernest Hemingway. Come Martha, Marie non amava le guerre di per sé. Ma sentiva il dovere di raccontare gli effetti che queste hanno sui civili, specialmente sulle donne e i bambini. «Il mio compito è di rendere testimonianza. Non sono mai stato interessata a sapere che modello di aereo avesse appena bombardato un villaggio o di che calibro fosse l’artiglieria. Voglio dare voce a chi non può parlare», amava ripetere tra una sigaretta e l’altra.

Rosamund Pike in «A Private War» Rosamund Pike in «A Private War»

Quando Marie è stata uccisa aveva 56 anni, aveva vinto dozzine di premi, ed era già nota in tutto il mondo per il suo coraggio e per i suoi reportage. Ex corrispondente di Foreign Affairs, inviata per il Sunday Times, fin dal 1985 aveva coperto i più grandi conflitti dei nostri tempi. Era stata la prima a intervistare Gheddafi, dopo il 1986, insieme ai colleghi Christiane Amanpour e Jeremy Bowen. Ma non solo. La Sierra Leone, lo Zimbabwe, l’Iraq, la Cisgiordania e la Libia, passando per lo Sri Lanka, dove nel 2001 i frammenti di una mina le fecero perdere un occhio (senza però impedirle di inviare il pezzo in redazione), Marie era nota per il suo coraggio da leonessa. Non a caso nel 1999 a Timor Est si rifiutò di abbandonare 1.500 donne e bambini assediati dalle forze indonesiane, facendoli così salvare.

A trasformarla in leggenda, oltre ai suoi reportage, la sua benda nera da pirata, la voce roca da fumatrice e la sua risata fragorosa, ora arriva un film, in uscita nelle sale italiane il 9 novembre, «A Private war», diretto da Matthew Heineman. A interpretarla sarà l’attrice Rosamund Pike che ha raccontato di essersi innamorata di quel ruolo dopo aver letto un ritratto della reporter su Vanity Fair e di aver fatto di tutto per poterla interpretare. «Non le somiglio, sono più giovane, non sono americana, ma volevo essere lei profondamente. È entrata nel mio animo dalla prima volta che ho letto quell’articolo», ha dichiarato Pike, in occasione della presentazione della piccola a Toronto.

Ed era così Marie, una che ti entrava nell’animo, come racconta chi l’ha conosciuta. Il film ripercorre gli ultimi dieci anni della sua carriera ma sottolinea anche i segni e i traumi che i conflitti avevano lasciato nell’animo di Marie. Ma non solo, il biopic ricorda anche la sua difficile relazione con il collega Patrick Bishop, incontrato per la prima volta in Iraq, e poi sposato due volte. E spiega quanto la Colvin odiasse le guerre ma al tempo stesso avesse bisogno di esserne testimone in prima persona.

A dare notizia del film, è ovviamente il suo giornale, il britannicoSunday Times che oggi ha pubblicato un’anticipazione di due pagine, di una nuova biografia dedicata alla Colvin, in uscita proprio in questi giorni. Poi un documentario, «Under the Wire», girato grazie alle immagini del collega della Colvin, Paul Conroy che racconta gli ultimi giorni trascorsi dalla giornalista nel nord della Siria, nel 2012 prima di essere uccisa da un colpo di mortaio - come ha denunciato la famiglia della Colvin nel 2016- per ordine del regime di Damasco.

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