7 settembre 2018 - 20:24

Il principe alla «corte» di Xi, missione in Cina per il figlio di Grace e Ranieri

Alberto II ha incontrato il leader dell’ex Celeste Impero. Monaco può esportare il know-how ambientale, e i Grimaldi sono un modello di passaggio generazionale

di Enrica Roddolo

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Il principe e Xi Jinping. Alberto II è stato ricevuto a Pechino dal presidente cinese, con tutti gli onori che si tributano a un grande capo di stato. La conferma, come ama ripetere il principe che «non ci sono più piccoli stati, ma tutti, indipendentemente dalle dimensioni, possono dare il loro contributo sullo scacchiere globale».

All’Assemblea del Popolo

E così, il leader del piccolo Principato – 2,5 chilometri quadrati di estensione sulla Costa Azzurra – si è trovato a tu per tu con il leader della superpotenza globale, nella cornice solenne del palazzo dell’Assemblea del Popolo di Pechino. Già, perché non solo la piccola Monaco dei Grimaldi è arrivata alla «Corte» di Xi, ma il principe, emblema del potere aristocratico dei Grimaldi che da oltre settecento anni guidano il Rocher, ha incontrato un simbolo del potere comunista. Xi Jinping. Davvero un incontro, confronto, tra due mondi. Anche se i temi del dibattito erano molto condivisi. Da un lato infatti la piccola Monaco può esportare le sue (tante) esperienze sul fronte della sostenibilità oggi al centro dell’Agenda cinese: Alberto con la sua fondazione FPA2 da anni lavora su progetti di sostenibilità urbana che conta di completare – come ha raccontato al Corriere – con il varo di una funivia che tagli via il traffico dal centro di Monaco, dopo aver implementato nel Principato l’uso dell’auto elettrica, e fatto di Montecarlo una vera “piattaforma di sostenibilità”.

Missione politica ed economica

Di più, l’esperienza dei Grimaldi in fondo altro non è se non l’esempio di una straordinaria azienda di successo (anche il duca di Edimburgo, Filippo, da sempre chiama i Windsor: The Firm). E i Grimaldi rappresentano un’azienda che funziona da ben oltre 700 anni. Alla Cina comunista che ha abbracciato il capitalismo degli affari e del business interessa di certo capire come si fa, a passare la ricchezza di generazione in generazione. Proprio nel momento in cui molti business cinesi si trovano ad affrontare il passaggio alla seconda generazione. Una missione politica ma anche economica in considerazione anche che i legami tra Monaco e la Cina sono sempre più intensi con il cinese Galaxy Group di Lui Che-Woo, entrato da alcuni anni con una quota introno al 10% nell’azionariato della cassaforte dei Grimaldi, la Societé des Bains de Mer et Cercle des Etrangers.

Il prestito dei tesori dei Grimaldi

Sullo sfondo della missione di quattro giorni del figlio di Ranieri e Grace a Pechino c’è in realtà un progetto artistico: il prestito – da parte del Rocher – di decine di abiti e gioielli e quadri che raccontano la storia quasi millenaria dei principi e delle principesse di Monaco. La quintessenza del lusso, del glamour e dello charme che Grace e adesso Charlène rappresentano così bene. Da Monaco sono così stati spediti in Cina, il tailleur color cipria che Grace indossò alle nozze civili con Ranieri al Rocher nel 1956, disegnato da Hélèn Rose, in pizzo d’Alencon. E la statuetta dell’Oscar della diva diventata principessa. Ma anche il quadro di Claude Monet, «La baie de Monaco» del 1884, da secoli appeso alle pareti del palazzo dei principi a Monaco. E il ritratto di Carlo III, il principe che inventò il «Carrè d’or» mondano di Monte-Carlo (dal nome del principe), nell’Ottocento, opera di Karl Wilhelm Friedrich Bauerle nel 1868. Ancora, quello settecentesco di Jacques Ier dipinto da Nicolas de Largillière (1718) e di Luisa Hippolyta Grimaldi, principessa sovrana di Monaco nel 1731, ritratta da Pierre Gobert. Oltre ad arazzi d’Aubusson e medaglioni con lo stemma dei Grimaldi. Medaglioni come quello per le nozze tra un Grimaldi, Ercole I e la nobile italiana, Maria Landi di Val di Taro, nel 1595.

L’abito di Grace ( e Charlène)

Per la prima volta, in oltre settecento anni di storia, i tesori di famiglia dei Grimaldi sono usciti dalle mura antiche del Rocher per migrano in Cina, per «Princes et Princesses de Monaco», straordinaria mostra all’interno della Città Proibita di Pechino, a settembre. «Anche questi quadri sono pronti a lasciare il Palais per la mostra in Cina», ha detto il principe al Corriere indicando alcune opere impressioniste che normalmente affiancano nel suo studio al Rocher, il ritratto opera di Andy Warhol, della madre Grace. «Per la prima volta tanti ricordi di famiglia usciranno da queste stanze e viaggeranno fino in Cina, un modo anche per restituire ai cinesi il prestito di molte opere d’arte per la grande mostra del 2017 sui tesori della Città Proibita a Monaco».

Il trono del principe

Persino il trono, secolare dei Grimaldi, è stato eccezionalmente prestato al Palace Museum di Pechino, il complesso museale all’interno della Città Proibita. In velluto color porpora e legno dorato, sormontato dal baldacchino con lo stemma dei Principi che dal 1297 regnano su Monaco, il trono dei Grimaldi ha lasciato così in estate le stanze di rappresentanza al Rocher per volare fin nel cuore della Cina comunista, in quella Città Proibita sulla cui porta d’accesso veglia il ritratto di Mao, padre della Rivoluzione culturale.

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