14 settembre 2018 - 22:21

«Agli Usa arriva un messaggio unitario. Il governo italiano non sembra diviso»

L’ambasciatore Eisenberg al Corriere: sulla Libia Roma ha un ruolo di guida, dialoghi con Parigi. Mantenere sanzioni alla Russia, no ad affari con l’Iran. Gli incontri con Mattarella, Salvini, Di Maio, Moavero. Il rischio siriano

di Maurizio Caprara

shadow

«Malgrado il governo italiano sia di coalizione e io legga sui giornali di contrasti, a me danno tutti un messaggio unitario», dice l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia Lewis Michael Eisenberg. Così il repubblicano mandato a Roma da Donald Trump quasi un anno fa, quando il nostro Paese aveva in programma elezioni particolarmente cruciali, riepiloga suoi colloqui recenti con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i vicepresidenti del Consiglio Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.

In precedenza finanziere e presidente dell’Autorità portuale di Manhattan che si è impegnato per ricostruire le Torri Gemelle, Eisenberg avvolge in buone maniere da uomo di mondo la determinazione di chi si muove senza rinunciare ai propri obiettivi. In oltre un’ora di intervista al Corriere della Sera, nel suo ufficio in via Veneto l’ambasciatore accompagna le valutazioni favorevoli al governo 5Stelle-Lega con risposte che indicano aspettative precise. Su come favorire stabilità in Libia, la Francia e l’Italia si mettano d’accordo. Va bene la difesa dei confini europei verso le migrazioni provenienti da Sud, ma per proteggere il versante Est restino le sanzioni contro la Russia. Misure economiche punitive non vengano ostacolate nei confronti dell’Iran. Se in Siria Bashar el Assad impiegherà armi chimiche, Usa e alleati dovranno colpire. Niente ridimensionamenti delle missioni militari italiane all’estero.

Il nuovo governo italiano si avvicina ai suoi primi cento giorni. Ambasciatore, come descriverebbe le relazioni degli Stati Uniti con l’Italia?

«Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato ricevuto dal presidente Donald Trump pochissimo tempo dopo il suo insediamento. Questo dimostra la forza delle relazioni. Uniche e forti».

Sulla scena internazionale il nostro Paese le pare più isolato o più forte di un anno fa? Ha vari attriti in corso, per esempio con la Francia.

«Nel mondo i governi stanno cambiando: prima per il referendum britannico sull’uscita dell’Unione Europea, poi per le presidenziali da noi, novità in Europa, le elezioni in Italia. Gli Usa sono convinti che il vostro Paese in questa fase abbia un ruolo molto importante in Europa e sulla scena internazionale. Di quale nazione si parla di più nei commenti se non dell’Italia?».

Quali personalità italiane ha incontrato di recente?

«Salvini, Di Maio, poi Mattarella martedì e Moavero giovedì. Malgrado il governo italiano sia di coalizione e io legga sui giornali di contrasti, a me danno tutti un messaggio unitario. Anche sul versante finanziario e della sicurezza. È un governo nuovo. Rispetto anche coloro che non ne fanno parte, però spero che abbia successo. La sua leadership non è sopravvalutata. È vera».

A Tripoli l’embrione di governo guidato da Fayez al Sarraj è stato indebolito da attacchi di miliziani che hanno basi fuori dalla capitale. Il generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica, fa sentire il suo peso militare. Per la riconciliazione della Libia quale ruolo può ricoprire l’Italia?

«Gioca un ruolo di guida. Penso debba farlo collegialmente con la Francia, non credo che avere due guide paghi. Occorre cooperazione, dialogo per la pace. Noi vogliamo seguire il processo di riconciliazione dell’Onu. Moavero dopo aver visto Haftar mi ha detto che sta cercando di mettere tutti i pezzi insieme per la conferenza preparata dall’Italia. E il vostro Paese è in prima linea in Europa nel ricevere immigrazione dall’Africa attraverso la Libia. La ha affrontata in maniera molto umana».

Sempre in maniera molto umana?

«Ha tentato di agire in maniera molto umana. Ricordiamo le circostanze e le dimensioni del fenomeno».

Su come sorvegliare i confini dell’Unione Europea si discute parecchio.

«L’importanza dei confini è stata sottolineata da Trump riguardo al Messico. La ha riconosciuta il precedente governo italiano. La riconosce il ministro dell’Interno Salvini adottando un approccio forte diverso dal passato. Se crediamo in confini saldi, spero rimaniamo fermi sul fatto che la Russia non possa attraversare quelli di Ucraina e Georgia, o inghiottirsi la Crimea, senza fronteggiare alcune pressioni di Usa, Italia e altri».

Ossia le sanzioni. Giudica le attività della Russia sulla Rete una minaccia per il nostro Paese?

«Rappresentano un problema globale. Noi cerchiamo l’amicizia con la Russia, ma interferire con elezioni altrui come è successo — forse non in Italia, come capisco il governo qui non ne ha rilevate — non va. Le democrazie non possono accettare che i propri processi democratici vengano invasi. Da nessuno».

Quale considera la peggiore minaccia che può venire da Nord Africa e Medio Oriente?

«Quella imminente viene dalla Siria. Trump ha detto che se Assad impiega armi chimiche America e alleati risponderanno».

Secondo lei in quali parti del mondo servono di più i militari italiani?

«Domanda eccellente. L’Italia è rispettata in tutto il mondo per i suoi militari in Afghanistan, Iraq, Libano, Balcani…».

Sulle missioni all’estero lei risparmierebbe?

«No».

Con l’Iran l’Italia ha in sospeso affari per 30 miliardi di euro…

«Trenta e 800 per esser precisi».

Vedo che è attento alla questione. Dato che Trump si è ritirato dall’accordo sul nucleare dovremmo rinunciarci? Con quali vantaggi?

«Con gli occhi dell’uomo d’affari, non del diplomatico, so che uno non vuole mai perdere affari, né in corso né futuri. In questo caso sono futuri. Ritengo che adesso l’Italia dovrebbe compiere ogni passo che può per proteggere se stessa. Riconoscendo che il 4 novembre diventeranno operative altre nostre sanzioni verso Teheran».

È arduo essere ambasciatore di Trump in Europa?

«È un onore essere ambasciatore degli Stati Uniti, dovunque e in ogni momento. E di sicuro lo è esserlo del presidente Trump».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT