25 settembre 2018 - 22:31

Wenders: «Francesco nel mio film,
un Papa indignato e sincero»

Dal 4 ottobre esce «Uomo di parola». Wim: «Sono un cristiano, non dubito della sincerità del Papa, ho visto nei suoi occhi una rabbia grave»

di Paolo Conti

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Dal 4 al 7 ottobre sarà in 350 sale italiane il film di Wim Wenders Papa Francesco/Un uomo di parola, frutto di quattro lunghe interviste realizzate tra il 2016 e il 2017 con la ricostruzione di tanti suoi viaggi. Tutto nasce da una proposta arrivata al regista alla fine del 2013 da monsignor Dario Viganò, allora prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede (oggi è assessore del Dicastero per la comunicazione).

Wenders risponde lentamente alle domande: «Mi sono chiesto se Viganò sapesse ciò che stava facendo e se fossi l’unico ad aver ricevuto la risposta. Mi ha risposto in modo misterioso, accennando al mio film Gli angeli sopra Berlino, ero l’unico ad aver avuto la proposta…». Forse perché quel film parlava degli angeli? «Ho deciso di non andare oltre». Nel film colpisce il clima quasi familiare tra il pontefice e il grande regista. C’è, è vero, l’Interrotron, tecnica che permette a un intervistato di seguire le domande dell’intervistatore guardandolo negli occhi e fissando insieme la macchina da presa. Wenders risponde che «è solo tecnologia. Noi due abbiamo parlato a lungo, seriamente e a tratti con la sua ironia. Ha subito capito l’esigenza di rispondere alle domande includendo il senso nella risposta. Io ho deciso di non apparire». Perché, spiega il regista, lui stesso non ama i film in cui «appaiono le “teste parlanti” degli intervistatori. Mi interessava che papa Francesco si rivolgesse al pubblico. In quanto al risultato, io sono un bravo ascoltatore, sono un cristiano cresciuto da cattolico, per anni mi sono interessato alla Teologia della Liberazione in Sudamerica, so che Bergoglio non era un attivista di quel movimento ma ho trovato qualche sua posizione vicina».

Impossibile non parlare dello scandalo della pedofilia. Wenders ha scelto di parlarne con Bergoglio. Ed è giusto anche chiedere a lui, al regista, se abbia avuto la percezione di un Papa in difficoltà, incapace di governare la situazione, o addirittura sotto scacco. Ecco la risposta: «Posso parlare delle mie impressioni. Quando ha sentito la mia domanda, l’ho visto diventare emotivo, arrabbiarsi come mai è accaduto durante i nostri incontri. Quando ha detto “tolleranza zero sulla pedofilia, tolleranza zero” ho capito che quel grido veniva dal profondo del cuore, per il dolore di aver scoperto qualcosa di rimasto sepolto per tanto tempo. Personalmente non dubito della sua sincerità: ho visto nei suoi occhi una rabbia grave e sincera. Papa Francesco ha dato una indicazione molto forte alla Chiesa. Ma che poi la Chiesa la segua, beh, questa è un’altra storia…». Nel film si vede un Bergoglio costantemente attento agli ultimi della Terra, agli immigrati, ai poveri. C’è chi gli contesta di non parlare di teologia. Wenders sorride: «Io sono in disaccordo. Su molti temi di questo tipo, Papa Francesco parla nei fatti di teologia, affronta i problemi teologicamente. Quando gli ho chiesto come sia possibile la sofferenza degli innocenti, la sua risposta era improntata proprio alla teologia…».

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