24 febbraio 2019 - 19:32

Conte: «Regeni per l’Italia è una ferita aperta finché il caso non si risolverà»

Il premier sull’uccisione del ricercatore all’inizio del 2016. Probabile incontro con il presidente egiziano Al Sisi a margine del summit Ue-Lega araba in corso a Sharm el Sheikh: «Troveremo il modo di confrontarci, trasmetterò le premure del governo»

di Marco Galluzzo

Conte: «Regeni per l’Italia è una ferita aperta finché il caso non si risolverà»
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Libia, caso Regeni, pace in Medio Oriente, e poi una collaborazione che spera «strategica fra Paesi arabi ed europei». Al primo vertice fra Lega araba ed Unione europea, l’intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte spazia su questi temi, con un accento particolare sulle crescenti tensioni in Libia, la cui situazione «è strategica per l’Italia» e per questo servono degli «sforzi volti a prevenire una escalation di violenza o un conflitto civile, che sono sempre dietro l’angolo».

A margine del summit, che si tiene in Egitto, a Sharm el Sheikh, il capo del governo insiste sulla road map che ha la spinta delle Nazioni Unite: «Tutti devono rinunciare a qualcosa, abbiamo una road map e auspico che la conferenza internazionale promossa dall’Onu si possa realizzare», spiega dopo aver visto il premier libico Fayez al Sarraj. «Presto — aggiunge — avrò un aggiornamento anche con il generale Haftar», il comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna).

«Ci sono movimenti significativi del generale che stiamo seguendo», ha sottolineato Conte, riferendosi anche alla recente operazione dell’uomo forte della Cirenaica nel Fezzan. «Tengo molto alla situazione della Libia e una costante attenzione è volta anche a prevenire un’escalation di violenza o un conflitto civile, riteniamo che la soluzione non possa che passare dal dialogo, bisogna trovare un compromesso, una Conferenza internazionale sotto l’egida dell’Onu sarebbe un momento di sintesi in cui tutti gli interlocutori libici potranno esprimere le loro posizioni verso una soluzione più immediata possibile».

Oggi Conte potrebbe vedere il presidente egiziano Al Sisi in un bilaterale, e a questo proposito il caso di Giulio Regeni «è sempre una ferita aperta e lo resterà finché non si risolverà, cercheremo di trovare il modo di confrontarci e trasmetterò le premure del governo italiano e dell’opinione pubblica, che sapete quali sono», ha detto ancora il premier.

Conte ha parlato anche di terrorismo e di Isis: «Oggi la minaccia di Daesh è più liquida, ma non per questo meno pericolosa e ci sono rischi crescenti connessi ai molti foreign fighters». E sul conflitto israelo-palestinese, «va rilanciata con vigore la prospettiva di una pace giusta e duratura, sostenendo con convinzione la prospettiva dei due Stati» mentre sulla collaborazione fra paesi arabi ed Ue vede come centrale «lo sviluppo di progetti congiunti di efficienza energetica, senza dimenticare le infrastrutture marittime».

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