1 gennaio 2019 - 17:21

Manchester, Tokyo e Germania: il 2019 inizia con tre atti di terrore che si mescolano a motivi personali

Capodanno di terrore in Gran Bretagna, Germania e Giappone. L'investitore tedesco sarebbe un 50enne xenofobo, quello giapponese ha 20 anni.

di Guido Olimpio

Manchester, Tokyo e  Germania: il 2019 inizia con tre atti di terrore che si mescolano a motivi personali
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Tre episodi in luoghi lontani tra loro: Manchester, Tokyo e Brottop, in Germania. A legarli la violenza contro persone inermi, passanti. Gesti con motivazioni in apparenza diverse, il classico intreccio dove terrorismo politico e “personale” vanno in parallelo.

Un coltello

A Manchester la polizia ritiene che l’autore – arrestato – abbia agito nel segno dell’islamismo radicale: ha usato un semplice coltello da cucina, la stessa arma vista in Usa e in altre città d’Europa nelle mani dei simpatizzanti dell’Isis. Il momento – le feste di Capodanno – hanno accresciuto l’impatto. E la paura. Nell’arco di pochi giorni le polizie di Svezia e Olanda hanno neutralizzato cellule sospettate di preparare attacchi.

La protesta

A Tokio un giovane, a bordo di una vettura-ariete, ha travolto quasi una decina di persone in una zona pedonale. Secondo le autorità avrebbe lanciato l’attacco per protestare contro la pena di morte. In questo caso il criminale ha unito le tecniche già impiegate dall’Isis (ma anche da fazioni che con l’Islam estremo non c’entrano nulla) per un’azione eclatante. Emulazione, spinta, desiderio di seminare morte identici a quelli di un qualsiasi terrorista. Solo pochi giorni fa un evento non meno drammatico in Cina, con un “disoccupato” – dice la versione ufficiale - che ha dirottato un bus, quindi ha investito e accoltellato dei civili. Sempre complicato capire in questo paese se un’aggressione sia da classificare come iniziativa di un elemento “anti-società” – così li definiscono – o ci sia invece una matrice ideologica. Il dubbio non cambia le conseguenze.

Stranieri nel mirino

Nella cittadina tedesca di Brottop scenario simile. Una persona che con un veicolo falcia la folla composta da stranieri, in gran parte siriani e afghani. Per gli inquirenti non è da escludere alcuna pista, si va dal folle allo xenofobo. Nulla di sorprendente, in quanto è già avvenuto in passato: neonazisti o razzisti sono saliti su un mezzo per ammazzare “specchiandosi” in quanto fatto dai seguaci del Califfo. E’ accaduto davanti ad una moschea britannica e durante una manifestazione nel sud degli Usa. In Canada invece è stato un affiliato ad un movimento misogino. In alcune località europee si sono avuti casi simili, solo che i guidatori erano persone con problemi, ad innescare la violenza questioni strettamente personali.

Lo stesso sentiero

La sintesi è che individui con turbe, gruppi, fazioni, lupi solitari di ogni “colore” tendono a percorrere un sentiero operativo comune. La diffusione delle informazioni, i modelli, la possibilità di ispirarsi e copiare rendono tutto più semplice per chi ha tentazioni omicide. Basta osservare e riprodurre la tecnica in base a ciò che si ha disposizione. Bastano un coltello, un furgone Una minaccia multipla per le forze di sicurezza che devono proteggerci da nemici “strutturati” – come un commando – ma anche da “solitari” che escono di casa e cercano di ammazzare il prossimo. Una volta se la prendevano con i vicini oppure con il locale che frequentavano, oggi si credono dei “guerriglieri in missione” ed hanno bisogno di un target.

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