1 gennaio 2019 - 17:04

Migranti, l'appello della Sea Watch ancora senza un porto dopo 12 giorni: «Rischio malattie a bordo»

Lo staff medico della ong tedesca: «Non siamo attrezzati per una permanenza così lunga». Il capo missione: «A rischio fornitura di acqua potabile»

di Marta Serafini

Migranti, l'appello della Sea Watch ancora senza un porto dopo 12 giorni: «Rischio malattie a bordo»
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Dodici giorni in mare, 32 persone a bordo e le condizioni meteo in peggioramento. Sono numerosi gli appelli lanciati dalla Sea Watch 3, nave della ong tedesca, che all’undicesimo giorno dal salvataggio effettuato di fronte alla Libia non ha ancora ottenuto un porto sicuro.

«La nostra nave non è attrezzata per ospitare le persone per un lungo periodo», ha dichiarato il team medico in un video pubblicato su Twitter. «La Sea Watch è progettata per il soccorso medico e per la prima assistenza, non per ospitare le persone a bordo per un periodo così lungo. Al momento i migranti stanno bene ma i rischi aumentano, dalle possibilità di contrarre malattie alla carenza di approvvigionamenti», ha spiegato la squadra dei medici a bordo.

In mattinata il capo missione Philip Han a bordo ha spiegato via audio che nella notte le condizioni meteo sono peggiorate con «onde alte, provenienti da entrambe le direzioni», che hanno portato sia i migranti che l’equipaggio ad affrontare disagi e problemi. E che l’acqua potabile a bordo potrebbe finire.

Lunedì l’Unhcr ha sollecitato una rapida soluzione alla crisi dei rifugiati e migranti attualmente bloccati nel Mar Mediterraneo. A bordo della nave Sea Watch si trovano 32 persone dal 22 dicembre, mentre altre 17 sono state salvate dalla Sea Eye il 29 dicembre. In un comunicato, l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, ha chiesto agli Stati europei di offrire un porto sicuro e garantire lo sbarco alle due navi che trasportano anche donne, minori non accompagnati e anche bambini piccoli. «Il tempo stringe. Per le prossime ore si prevede mare mosso ed è probabile che le condizioni a bordo delle due navi si deterioreranno», si legge nella nota. «È necessaria una leadership decisa, in linea con i valori fondamentali di umanità e compassione, per offrire condizioni sicure di sbarco e portare a terra i 49 in sicurezza», ha dichiarato Vincent Cochetel, inviato speciale Unhcr per il Mediterraneo centrale. Ma per il momento nessuna risposta è arrivata.

Secondo Sea Watch e Sea Eye «lo sbarco a Malta sarebbe l’opzione più logica, con un accordo finalizzato a ridistribuire le persone all’interno di una soluzione europea. Per questo stiamo cercando di promuovere il trasferimento immediato delle persone in Germania per raggiungere l’obiettivo della responsabilità condivisa dello sbarco, in un porto vicino e sicuro. Tre città federali, tra cui Berlino, Amburgo e Brema, insieme ad altre città hanno già accettato di accogliere le persone soccorse, mentre il Ministero dell’Interno si è dichiarato disponibile a cercare una soluzione nell’ambito di un approccio comunitario».

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