6 marzo 2019 - 07:58

Rifugiato siriano, attivista di AfD e sostenitore di Assad: lo strano caso di Kevork Alamassian

Poco più che trentenne e originario di Damasco, ha ottenuto l’asilo politico in Germania dove lavora per l’estrema destra. La stessa che dipinge i suoi connazionali come il male dell’Europa

di Marta Serafini

Rifugiato siriano, attivista di AfD e sostenitore di Assad: lo strano caso di Kevork Alamassian
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Per alcuni il suo profilo è lo specchio dei tempi complessi in cui viviamo, per altri è il risultato di una manipolazione propagandistica e delle divisioni settarie. Per altri ancora è la storia di una spia.

Kevork Almassian, giovane siriano di origini armene arriva a Stoccarda tre anni e mezzo fa. Ha passaporto siriano, arriva da Damasco e ha poco più di 30 anni. All’apparenza può sembrare come altri milioni di suoi coetanei che hanno abbandonato la Siria per salvarsi la vita. Ma Almassian ha una storia molto diversa da quella dei suoi connazionali. Tanto che oggi lavora per l’AfD, Alternative fur Deutschland, il partito di estrema destro tedesco anti migranti ed euroscettico. E utilizzando YouTube è diventato una delle voci più convinte pro Assad che ci siano sulla piazza europea.

A ricostruire la sua storia è stato il portale tedesco. T.Online.de, ripreso dal quotidiano britannico Times, che ha cercato di mettere insieme i pezzi della sua misteriosa vita. Almassian si diploma in Siria in Relazioni internazionali, all’università privata di Kalamoon. Viene descritto come uno dei migliori del suo corso e già allora è un sostenitore del presidente siriano. Nel 2010, prima che la guerra inizi, si trasferisce in Libano per continuare i suoi studi. Poi, con l’inizio del conflitto racconta che suo padre perde il suo negozio a causa dei bombardamenti e suo fratello viene rapito e poi rilasciato dietro il pagamento di un riscatto da 12 mila dollari.

Nel 2012 in una foto postata in rete appare seduto in un ristorante tedesco di Beirut mentre beve birra e mangia lo Schnitzel. All’epoca Almassian fa il presentatore in un stazione televisiva controllata da Hezbollah e scrive per un quotidiano di orientamento simile. Non sembra passarsela male. Ma forse il Libano gli va stretto. A T.Online racconta di essere stato costretto a lasciare il suo lavoro per far posto a un libanese. Sceglie dunque di partire per la Germania perché — dice — «il sistema di vita tedesco gli si addice di più», e perché — racconta sempre lui — ha uno zio che vive ad Amburgo.

Nel 2015 partecipa a una conferenza all’hotel a quattro stelle Mövenpick Regensdorf di Zurigo. Da qui salta su un autobus, passa la Foresta Nera e riappare a Friburgo, dove fa richiesta di asilo politico. Sono i mesi in cui a Friburgo arrivano anche 10 mila siriani al giorno. In attesa che la sua domanda di asilo venga valutata, Almassian può stare in Germania. A metà novembre è già seduto in una birreria di Stoccarda con Markus Frohnmaier, allora attivista locale di AfD e oggi deputato del Bundestag. A metterli in contatto — ma questo Almassian non lo conferma — è stato probabilmente Manuel Ochsenreiter, ex attivista AfD e giornalista espulso dal partito dopo l’accusa di aver organizzato un attentato a un centro culturale ungherese in Ucraina in cui sono stati coinvolti anche neo nazi polacchi. Nessuno è rimasto ucciso nell’attentato, ma l’incidente seguito da un altro attacco all’edificio qualche settimana dopo, ha esacerbato le relazioni già tese tra Kiev e Budapest.

Secondo la ricostruzione dei media tedeschi, Almassian e Ochsenreiter si sono incontrati all’inizio dell’anno nel Donbass dove i separatisti filo russi all’epoca hanno già proclamato l’indipendenza. Inoltre risalgono al 2013 due articoli di Almassian pubblicati su una rivista militare tedesca di destra, il cui redattore capo all’epoca è Ochsenreiter. Nell’estate del 2014, Almassian e Ochsenreiter sono addirittura seduti insieme vicino ad Aleppo in un’auto che viene colpita dai cecchini, riferisce Almassian stesso. I rapporti dunque ci sono e sono stretti.

Una settimana dopo la bevuta di birra a Stoccarda, Almassian parla con Frohnmaier e Ochsenreiter al Congresso di Stato della Junge Alternative Berlin, la sezione giovanile di AfD. È l’inizio di un tour che lo porterà ad una conferenza «sulla conservazione dei valori cristiani europei» e ad alcuni incontri dell’AfD prima delle elezioni regionali in Baden-Wuerttemberg. Qui Almassian fa contropropaganda a favore di Assad. Sostiene che i jihadisti hanno distrutto la Siria e che il presidente è vittima di un complotto internazionale. Denuncia i suoi conterranei, e dipinge i migranti come un pericolo, nonostante sia lui stesso un rifugiato. Il suo canale YouTube Syriana Analysis in lingua inglese raccoglie 27 mila utenti. Ed è proprio in rete che, tra le altre cose, Almassian accusa la giornalista Marie Colvin uccisa in Siria nel 2013 di essere di aver scelto il lato sbagliato del conflitto e di essere entrata illegalmente nel Paese.

Almassian nega di essere un membro dell’AfD, dice di supportare tutti i partiti che sono dalla parte di Assad ma è chiaro come abbia forti legami con l’estrema destra tedesca. «Qualcuno deve fare anche contro-propaganda e bisogna salvare la Siria perché l’opinione pubblica europea è tutta a favore dei nemici del Paese». Nonostante il suo patriottismo, Almassian non sta pensando di far rientro in Siria. E non importa che i suoi capi dell’AfD stiano invitando tutti i siriani a tornare a casa «ora che la guerra è finita». Lui resta in Europa. E sostiene gli stessi politici che tutti i giorni additano i suoi connazionali come il male dell’Europa.

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