11 marzo 2019 - 14:46

Siria, la (nuova) statua di Assad e la città di Deraa, ultima a credere nella rivolta

Nel 2011 la gente aveva abbattuto la scultura del capostipite Hafez Assad. Nel luglio scorso Deraa è capitolata a Bashar Assad, ma in centinaia sono tornati in strada ieri quando è stata eretta una nuova scultura al posto della vecchia

di Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme

Siria, la (nuova) statua di Assad e la città di Deraa, ultima a credere nella rivolta
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La stampella ficcata nell’occhio a voler accecare quello sguardo che sembrava spiare tutto. La foto è di otto anni fa, quando le prime manifestazioni pacifiche a Deraa sono state represse con i carrarmati e le mitragliatrici. I caduti di quelle settimane spingono la città – 110 chilometri a sud di Damasco, campi di pomodori che scendono verso la Giordania – a resistere, il regime mette sotto assedio tutti gli abitanti, ribelli ormai armati e civili.

Il simbolo del potere è sempre stato rappresentato in ogni villaggio siriano dalla statua del capostipite Hafez Assad, morto nel 2000, che ha lasciato in eredità al figlio Bashar lo scettro del potere e del terrore, il clan domina il Paese dal 1971. In quei giorni tra febbraio e marzo del 2011 la gente di Deraa osa scendere in strada ed emendare lo slogan insegnato ai bambini fin dalle elementari: la folla inneggia «Allah, Siria, Libertà», una volta la sacra triade si concludeva con il nome di Hafez.

Libertà dalla paura, dagli abusi della polizia segreta. Libertà di ribellarsi, di compiere l’impensabile: come abbattere quella statua gigantesca pensata per dominare sulle case, cubi di cemento grigio non intonacato. E’ la prima a essere trascinata nella polvere, altre nelle altre città seguiranno: le proteste diventano guerra civile, i gruppi di rivoltosi vengono infiltrati dai fondamentalisti islamici, i morti sono oltre mezzo milione, le Nazioni Unite hanno smesso di contarli qualche anno fa.

Grazie al sostegno militare di russi e iraniani, Bashar Assad ha ripreso il controllo sulla maggior parte del Paese. Deraa è capitolata lo scorso luglio, lo spirito della rivolta non si è ancora arreso: in centinaia sono tornati in strada perché ieri una nuova scultura è stata eretta al posto della vecchia. Hanno marciato lungo le vie della città per ricordare al dittatore di Damasco che «la Siria è nostra, non degli Assad». Ormai sembrano gli ultimi a crederci: che Bashar resti al potere è ormai dato per scontato e accettato dalla comunità internazionale.

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