16 marzo 2019 - 11:40

Nuova Zelanda, l’eroe afghano della moschea che ha fatto fuggire Tarrant

Un uomo ha fatto scappare il terrorista dalla seconda moschea: è Abdul Aziz, 48 anni, di Kabul. «Gli ho fatto esplodere il finestrino dell’auto tirandogli la sua pistola»

di Francesco Giambertone

Nuova Zelanda, l’eroe afghano della moschea che ha fatto fuggire Tarrant
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Ha distratto il killer, evitato i suoi proiettili e poi lo ha messo in fuga: da ieri Abdul Aziz, 48enne originario di Kabul scappato 25 anni fa dall’Afghanistan come rifugiato, in Nuova Zelanda è un eroe. È lui l’uomo che è riuscito ad arginare la follia suprematista di Brenton Tarrant nella seconda moschea, a Linwood, quella dove sono morte 7 persone delle 49 totali: potevano essere molte di più, lo ha detto anche la premier Jacinda Ardern («L’attentatore voleva proseguire il suo attacco»), se Aziz non si fosse scagliato contro l’assalitore, fino a farlo scappare. I testimoni già ieri avevano raccontato che un uomo aveva fronteggiato il terrorista. Ora sappiamo chi è.

Erano quasi le 14 quando l’Imam della moschea di Linwood, Latef Alabi, ha interrotto la preghiera: fuori dalla finestra c’era un uomo con una sorta di divisa militare nera e un’arma in mano, «sembrava un poliziotto». Quando accanto a lui ha visto due corpi e ha sentito l’uomo gridare oscenità, ha capito che si trattava di qualcos’altro, «che era un killer». L’imam ha urlato ai fedeli di abbassarsi, non tutti l’hanno fatto subito: uno sparo ha rotto la finestra colpendo la prima persona e così è iniziato il secondo atto dell’attacco di Tarrant. Ma Aziz ha reagito. «Gli è andato addosso, è riuscito sopraffarlo, ed è così che ci siamo salvati», ha raccontato Alabi.

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«Se fosse riuscito ad entrare dentro la moschea saremmo morti tutti». Non ce l’ha fatta grazie a quell’uomo che è uscito dall’edifico gridando, nella speranza di distrarre l’omicida. Dura tutto pochi secondi, il coraggio si mischia alla fortuna: mentre Tarrant si riavvicina all’auto per cambiare arma, Aziz trova un lettore di carte di credito e glielo tira addosso. Non basta. Il killer si mette a sparare verso di lui, che evita i colpi nascondendosi tra le auto. Lì Aziz vede a terra la pistola abbandonata prima da Tarrant, prova a rispondere al fuoco, ma l’arma è scarica. Così, quando l’attentatore rientra in auto per prendere altre munizioni, Aziz gli lancia la pistola: colpisce il finestrino, il vetro esplode.

«Lì si è spaventato», ha detto Aziz all’Ap. Ed è scappato in auto, pochi minuti prima che la polizia lo arrestasse. Durante la colluttazione, ha raccontato al giornalista Nick Perry, Aziz «non provava niente», come se avesse «il pilota automatico». Eppure sentiva le urla dei suoi bambini più piccoli, di 11 e 5 anni, che gli gridavano di tornare dentro la moschea. Quello è il suo luogo di preghiera solo da un paio d’anni: dopo mezza vita passata in Australia, la famiglia si è trasferita di recente in Nuova Zelanda. «Sono stato in un sacco di Paesi e questo è uno dei più belli», ha concluso Aziz.

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