17 marzo 2019 - 17:12

Gantz, rivale di Netanyahu, ammette: «Sì, mi hanno hackerato il cellulare»

L’ex capo dell’esercito e ora principale avversario del premier nel voto del 9 aprile smentisce però che siano stati rubati segreti compromettenti per la sicurezza nazionale

di Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme

Gantz, rivale di Netanyahu, ammette: «Sì, mi hanno hackerato il cellulare» Benny Gantz, ex generale dell’esercito israeliano (Afp)
shadow

Come sfondo ha scelto il reticolato attorno al quale ha combattuto tante battaglie, questa volta in gioco c’è la sua sopravvivenza politica. Benny Gantz ha incontrato i giornalisti sulla prima linea che divide Israele dalla Striscia di Gaza e ha ammesso che «sì il mio cellulare è stato hackerato». Ha subito assicurato: «Non sono stati rubati segreti compromettenti per la sicurezza nazionale».

Ma l’ex capo di Stato Maggiore deve riuscire a convincere gli elettori – da qui al voto del 9 aprile – che nella memoria di quel telefonino non ci sia qualcosa di compromettente su di lui. I giornali hanno scritto di «video imbarazzanti» o comunque di materiale che potrebbe essere usato per ricattarlo dovesse riuscire a battere Benjamin Netanyahu e diventare primo ministro.

Il telegiornale del Canale 2 rivela che lo Shin Bet, il servizio segreto interno, è convinto che dietro all’operazione ci siano gli iraniani. Gantz è stato informato del cyberattacco e del fatto che i suoi dati fossero stati intercettati alla fine di dicembre dell’anno scorso. Come ex comandante delle Forze armate rimarrebbe un bersaglio delle intelligence nemiche e gli 007 israeliani continuano a monitorarlo per proteggerlo da possibili infiltrazioni.

Il leader di Blu Bianco, la coalizione che potrebbe scalzare Netanyahu da dieci anni al potere, definisce tutta la vicenda «gossip politico» e chiede ad Avichai Mandelblit, il procuratore generale dello Stato, di indagare come e da chi la notizia dell’hackeraggio sia stata passata al Canale 2. Secondo lui è il Likud di Netanyahu ad aver messo in moto gli ingranaggi della macchina del fango. Lo Shin Bet risponde di non aver informato della breccia informatica neppure il premier.

Nadav Argaman, il capo dei servizi, ha avvertito nei mesi scorsi che potenze straniere avrebbero potuto interferire nei risultati delle elezioni. Gli analisti israeliani ricordano i casi delle presidenziali americane e del referendum sulla Brexit, con le intromissioni digitali orchestrate dai russi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT