23 marzo 2019 - 21:26

Addio al principe del Mossad:
la spia che catturò Eichmann

Rafi Eitan nel 1960 scovò in Argentina la mente della «soluzione finale»

di Guido Olimpio

Addio al principe del Mossad: la spia che catturò Eichmann Adolf Eichmann nel tribunale di Gerusalemme che nel 1961 lo condannò a morte per il suo ruolo nello sterminio degli ebrei
shadow

Un uomo per le situazioni complicate, un principe dello spionaggio venuto dal kibbutz. Rafi Eitan se ne andato a 92 anni dopo una vita avventurosa nel mondo delle ombre israeliane. Un eroe, lo ha definito il premier Netanyahu. Una leggenda per quanti lo hanno apprezzato, un tipo scorbutico per qualche collega, un avversario implacabile per i molti nemici. Dai britannici prima della nascita dello Stato ebraico ai Paesi arabi, dagli scienziati tedeschi che collaboravano con i dittatori della regione ai gerarchi di Hitler. Eitan ha duellato con tutti in una campagna senza fine segnata dalla cattura di Adolf Eichmann, la mente della «soluzione finale», scoperto nella lontana Argentina dove pensava di essere al riparo nascondendosi sotto il nome di Ricardo Klement.

Rafi era figlio di immigrati russi stabilitisi nel kibbutz di Ein Hanud e per diverso tempo ha vissuto in campagna. Come altri giovani entrerà nel Palmach, la prima forza armata israeliana, dove imparerà molto. Sul campo. Sarà al fianco di elementi che liberano dei prigionieri dal carcere di Atlit, quindi nell’operazione Markolet tesa alla distruzione di una serie di ponti. Usa gli esplosivi, il fucile, la pistola. Non ha paura di prendersi le responsabilità, è un duro come lo erano tanti suoi coetanei in un’epoca dove il pericolo era ovunque.

Israele guarda avanti, ma deve chiudere anche con il passato. Ed è così che Eitan guida il team che andrà fino a Buenos Aires, nel maggio 1960, per una missione impossibile. Anche se lui, molti anni dopo, la definirà una delle più semplici. Descriverà minuziosamente come prende per una spalla Eichman, lo gira, lo immobilizza e sente sotto le sue dita una cicatrice del nazista. Una grande vittoria contro una belva, la fine di un simbolo.

C’è però poco tempo per celebrare. Eitan sarà responsabile del settore operazioni dello Shin Bet, il servizio interno, quindi passerà nelle file del Mossad occupandosi di Europa. Fisico robusto, non troppo alto, mezzo sordo a causa di un’esplosione, ha lavorato con governi di destra e di sinistra. Molto vicino ad Ariel Sharon, come consigliere, ha poi guidato l’Ufficio ricerche scientifiche, un’unità che si occupava di tecnologia e intelligence. Team particolare, approvato dai laburisti Rabin e Peres, che portò all’arruolamento di un dipendente della Us Navy, Jonathan Pollard. L’americano diventò una talpa di Israele fornendo, dall’84 all’85, informazioni top secret su armi, missili, traffici. Quando Pollard sarà scoperto la reazione statunitense sarà furiosa: il traditore resterà in prigione fino al 2015. Il caso è la prova di come non esistano alleanze perfette — se serve si spia anche l’amico — e della spregiudicatezza di Eitan, peraltro mossosi con il placet discreto dei superiori. È un lavoro sporco che qualcuno deve fare, si compiono atti inconfessabili, c’è poco spazio per certi valori, si uccide. Contano solo risultato e sicurezza del tuo Paese.

Hanno scritto che John Le Carré si è ispirato a Eitan per creare il personaggio dell’agente Marty Kurtz nel bellissimo «La tamburina», il libro dedicato alla lunga caccia ai terroristi palestinesi coinvolti in molti attentati. Possibile. La storia di Rafi era già un romanzo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT