25 marzo 2019 - 17:29

Razzo lanciato da Gaza distrugge una casa vicino a Tel Aviv, Israele reagisce e bombarda Hamas

Sette feriti nel centro del Paese. Netanyahu lascia gli Usa

di Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme

Razzo lanciato da Gaza distrugge una casa vicino a   Tel Aviv, Israele reagisce e  bombarda   Hamas (Photo by Said KHATIB / AFP)
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Adesso i capi di Hamas dicono che è stata colpa del maltempo, che la tempesta avrebbe attivato gli inneschi, il razzo sarebbe partito per errore. Forse non ci credono neppure loro, di sicuro non ci credono i generali israeliani: la Striscia di Gaza è stata sigillata, chiusi i valichi e dichiarate zona militare le strade attorno, fermi i treni che collegano le città israeliane nel Sud — dove oggi le scuole devono restare chiuse — ordine di aprire i rifugi anche nel centro del Paese.

È qui che ieri il razzo ha centrato una villetta: 23 chilometri a nord di Tel Aviv, da Gaza non sono mai riusciti a colpire così lontano, ci avevano provato per quasi 60 giorni durante la guerra tra luglio e agosto del 2014. Alle 5.25, in casa dormono tutti. I Wolf sono di origine britannica, quando suonano le sirene di allarme Daniel sa di avere 10 secondi per portare le figlie piccole con la moglie, il padre e la madre dentro la stanza rinforzata. In questa area non sono dispiegate le batterie del sistema antimissile Cupola di Ferro: il proiettile carico di esplosivo piomba sul tetto, distrugge l’edificio, i feriti sono 7. I jet e gli elicotteri israeliani hanno aspettato il tramonto — e condizioni meteo migliori — per dare via ai bombardamenti. Hanno mirato ai palazzi nel centro di Gaza, gli obiettivi raccolti e selezionati come basi di Hamas dai servizi segreti militari: distrutto l’ufficio del leader Ismail Haniyeh. È la prima ondata di raid in attesa del ritorno del premier Benjamin Netanyahu, che ha accorciato di un giorno il viaggio a Washington ed è salito sull’aereo dopo aver incontrato Donald Trump. Il presidente americano gli ha messo in mano come regalo la penna con cui ha firmato il documento che aveva promesso: gli Stati Uniti riconoscono la sovranità israeliana sul Golan, catturato ai siriani nel 1967.

Nella capitale c’è anche l’avversario politico: Benny Gantz ha tenuto il primo discorso da capo del partito Blu Bianco alla conferenza organizzata dall’Aipac, l’organizzazione che spinge al Congresso il sostegno per Israele. Lo stato di guerra smussa le rivalità e dal palco l’ex capo di Stato Maggiore elogia Netanyahu per aver deciso di rientrare in patria: «Torno anch’io per mettermi a disposizione». Gantz ha passato 38 dei suoi 59 anni con addosso la divisa ed era al comando delle forze armate durante il conflitto nell’estate di cinque anni fa.

Hamas e le altre fazioni palestinesi sembrano scommettere che il governo israeliano — Netanyahu è anche ministro della Difesa — non sia pronto allo scontro totale quando mancano due settimane alle elezioni. Rispondono con un lancio di razzi: «Siamo in grado di colpire ovunque». L’attacco all’alba di ieri sembra collegato alle tensioni nelle carceri israeliane, dove i prigionieri palestinesi protestano contro un nuovo congegno che blocca i (proibiti) telefonini personali per comunicare con l’esterno. Yiahya Sinwar, il boss di Hamas, ha passato ventuno anni in prigione, condannato a quattro ergastoli per terrorismo. È uscito nel 2011 grazie allo scambio che ha riportato a casa il caporale Gilad Shalit, rapito cinque anni prima. Potrebbe voler dimostrare di non aver dimenticato i compagni di cella.

Netanyahu è considerato militarmente cauto. I partiti di estrema destra nella coalizione spingono per una risposta durissima, qualcuno propugna il ritorno agli omicidi mirati per eliminare i capi di Hamas, il premier legge i sondaggi e sa che solo quattro mesi fa il 69 per cento degli israeliani — secondo la ricerca dell’Israel Democracy Institute — ha elogiato la sua decisione di «evitare un’offensiva su larga scala», anche allora in risposta alle tensioni sul confine con Gaza e ai lanci di razzi.

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