26 marzo 2019 - 13:56

«Massacro in maschera»: chi spinge alla guerra il Popolo delle Stelle?

Assalitori mascherati da cacciatori Dogoni hanno ucciso almeno 135 persone (molte donne e bambini) in un villaggio di allevatori Fulani. Che cosa alimenta la violenza?

di Michele Farina

«Massacro in maschera»: chi spinge alla guerra il Popolo delle Stelle?
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Un massacro passato (quasi) inosservato: a Ogossagou, nella regione centrale del Mali, sabato scorso sono state uccise 135 persone a colpi di arma da fuoco e di machete. Tra le vittime, tutte di etnia Fulani, molte donne e bambini. Un villaggio di allevatori bruciato, una strage rubricata secondo il cliché della «violenza intercomunitaria»: secondo i sopravvissuti (ci sono almeno 50 feriti) gli assalitori indossavano le maschere tipiche dei Dogoni, popolazione di agricoltori e cacciatori noti anche come «il Popolo delle stelle» per via dellal oro ricca cultura astronomica. I villaggi d’origine, mirabilmente incastonati nelle falesia di Bandiagara, sono considerati dall’Unesco «patrimonio dell’umanità». Un patrimonio abbandonato a se stesso, dopo il conflitto che ha stravolto il Mali nel 2012-2013. La rivolta del Nord è stata debellata, città come Timbuktù sono state liberate dal giogo jihadista. Ma il governo di Bamako non sa affrontare le continue fiammate di guerra. Anzi finisce per alimentarle: nella regione di Mopti, al confine con il Burkina Phaso, i contrasti tra allevatori Fulani e agricoltori Dogoni sono cresciuti nell’ultimo anno in maniera preoccupante.

Per secoli, le diatribe legate alle risorse (acqua e terra) si sono regolate con il consenso assicurato da un sistema di autorità tradizionali. L’intervento del governo ha smantellato questa struttura ancestrale. La guerra ha poi allontanato i governativi, che in maggioranza non sono più tornati. In questo vuoto senza legge e colmo di armi, reso più drammatico dalle conseguenze desertificanti del cambiamento climatico in corso, è la violenza a prendere piede. I Dogoni accusano i Fulani di parteggiare per i jihadisti ancora attivi, i Fulani accusano le milizie di auto-difesa del «Popolo delle Stelle» di essere la mano armata e indiscriminata dei governativi. In mezzo, come sempre, annaspano i civili. Ora l’esecutivo di Bamako ha bandito (dopo averlo armato) il gruppo dei «Dan Na Ambassagou», «i cacciatori che credono in Dio» ritenuti responsabili dell’ultimo massacro. Dietro la comoda maschera del «conflitto tribale», ci sono le responsabilità della politica locale e l’assenza di quella internazionale. Anche i bambini e le donne uccise sabato scorso nella polvere, come le case Dogoni incastonate nella roccia di Bandiagara, erano «patrimonio dell’umanità».

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