Eitan, la nonna: «Ripete di voler restare in Israele, nessuno lo ha convinto a dirlo»

di Davide Frattini

Etty Peleg Cohen, indagata dalla procura di Pavia insieme a Shmuel Peleg per il sequestro di Eitan: «Voglio che mio nipote cresca qui, seguendo le tradizioni del suo popolo»

desc img

Dal nostro inviato da Tel Aviv
TEL AVIV – Racconta che in questi giorni Eitan ha «festeggiato tre compleanni, continua a chiedere regali». In Israele è iniziato il lungo periodo delle festività ebraiche, le tende di costruite sui balconi o a fianco dei marciapiedi, coperte con tessuti bianchi e foglie di palma. «Andiamo in giro tutto il giorno – dice la nonna Etty Peleg Cohen al Corriere – e ogni sera dorme con mia figlia Gali», la sorella della madre Tal che ha iniziato le procedure di adozione del bambino sopravvissuto all’incidente sul Mottarone.

Sui dettagli di come sia arrivato in Israele – il nonno Shmuel Peleg lo ha portato qui su un jet privato decollato da Lugano – non vuole dire nulla, non risponde alla domanda sul terzo uomo individuato dalla polizia italiana che ha affittato e guidato l’auto verso la Svizzera. Anche lei è indagata dalla procura di Pavia per sequestro di persona, in ogni caso spiega di aver perso la fiducia nella giustizia italiana «quando le pratiche per la tutela legale sono state sbrigate nei giorni in cui stavamo rispettando la shiva, la settimana di lutto, prevista dalla tradizione ebraica. Stavo piangendo cinque familiari».

Adesso lo scontro con Aya arriva davanti a un giudice israeliano, giovedì la prima udienza. La zia che vive in Italia, sorella del padre morto sul Mottarone, è atterrata domenica a Tel Aviv, i suoi legali chiederanno che il piccolo di sei anni venga subito riunito a lei in attesa della decisione definitiva sull’affidamento. La famiglia paterna Biran accusa i Peleg «di lavaggio del cervello», «di aver inculcato idee» nella testa di Eitan. La nonna materna replica: «Ripete di voler restare in Israele, nessuno lo ha convinto a dirlo. Aya gli ha chiesto in una telefonata se non gli mancassero le sue cugine, ha risposto di sì ma che può vederle qui».



La nonna ha già avviato le pratiche per iscriverlo alla prima elementare a Tel Aviv, nel dissidio tra le famiglie c’è anche la decisione di mandarlo in un istituto cattolico per suore, scelta inaccettabile per i Peleg. Eppure amici d’infanzia di Tal e Amit hanno assicurato che sono stati i due genitori – prima della strage – a scegliere la scuola. «Non so rispondere. So che avevano pianificato tutto per tornare in Israele il 22 giugno dell’anno prossimo, dopo che Amit avesse finito il tirocinio in ospedale in Italia, volevano comprare un appartamento, io gli avevo già preso l’auto, è nel parcheggio qui sotto».

Ritorna sulla questione delle liti con i consuoceri che avrebbero guardato Tal dall’alto in basso «perché loro sono ashkenaziti venuti dall’Europa e noi sefarditi, gli ebrei immigrati dai Paesi arabi». Eitan ha però ottenuto la cittadinanza italiana grazie a lei, gli antenati passati da Livorno prima di andare in Nord Africa. «Son contenta per me e la mia famiglia di avere un doppio passaporto, ma sono ebrea e israeliana, voglio che mio nipote cresca qui seguendo le tradizioni del suo popolo».

21 settembre 2021 (modifica il 21 settembre 2021 | 17:28)