Via le bombe e il terrore: così la Cina censura il finale di «Fight Club»

di Matteo Persivale

L’intervento nella versione in streaming. Gli altri casi di intervento dei censori di Pechino

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Qual è il primo mercato mondiale per il cinema? La Cina. Quanti film stranieri vengono distribuiti in Cina ogni anno? Soltanto 34. Qual è il film che al mondo, nel 2021, ha incassato di più? «La battaglia del lago Changjin», patriottica produzione cinese sulla guerra di Corea che racconta una vittoria delle truppe di Pechino contro quelle americane, costato 180 milioni di euro e che ha incassato finora quasi 800 milioni di euro, tutti esclusivamente al botteghino cinese.

La storia che segue assume connotati nitidi soltanto tenendo sempre in mente questi tre elementi. Chi ha visto «Fight Club», il film del 1999 con Edward Norton e Brad Pitt ispirato al romanzo di Chuck Palahniuk (Mondadori), storia di una setta anarcoide che organizza incontri clandestini di lotta, non può non ricordare il finale: Norton, tenendo per mano Helena Bonham-Carter, guarda da un grattacielo gli altri grattacieli della città crollare uno a uno, minati dalle cariche esplosive piazzate dai suoi seguaci mentre Where is my mind? dei Pixies suona a tutto volume.

Gli spettatori di Fight Club sul sito di streaming cinese Tencent Video, quel finale però non l’hanno visto. Appena prima del crollo dei grattacieli, ecco una schermata nera, con un testo in sovrimpressione che spiega che le autorità hanno fermato con successo il piano terroristico, hanno arrestato tutti, «impedendo con successo l’esplosione della bomba. Dopo il processo, Tyler (il personaggio interpretato da Brad Pitt, ndr) è stato mandato in manicomio, dove ha ricevuto cure psicologiche. È stato dimesso dall’ospedale nel 2012».

Secondo il magazine on line Vice l’intervento di editing sarebbe stato fatto dalla Disney, che detiene i diritti del film. Di recente, la biografia di Freddie Mercury «Bohemian Rhapsody» (uscita nel 2019) aveva subito il taglio di scene che mostravano uso di droga e rapporti omosessuali, ma non sono immuni neanche i film di supereroi: «Logan» (del 2017) aveva subito tagli di scene considerate troppo violente. A volte sono i produttori (o i registi) stranieri a scegliere di non mandare i loro film sul mercato cinese, ma sono casi rari: a Quentin Tarantino era stato fatto notare che nel suo «C’era una volta Hollywood» quel ritratto poco lusinghiero di Bruce Lee — descritto da Tarantino come uno spaccone che finisce malmenato da Brad Pitt — non andava bene per il pubblico cinese e lui ha preferito non toccare l’integrità del suo film. Il rigoroso sistema cinese, con la quota annuale di soli 34 film stranieri ai quali si apre l’enorme mercato delle sale, conferisce da una parte al governo un potere enorme, quello di determinare quali film di Hollywood possono accedere al mercato cinese. Dall’altra, l’incentivo evidente per i produttori stranieri è quello di rendere inoffensivi per la censura i loro film: accettare i tagli significa anche poter aver voce in capitolo sul periodo nel quale il film arriverà nelle sale, come verrà promosso, e molto altro.

È una situazione che si verifica soltanto in Cina? No, ovviamente. In Cina ci sono alcuni temi specifici off-limits, di natura politica — lo status di Taiwan, il Tibet, la minoranza religiosa degli uiguri — ma anche come si vede nell’esempio di «Fight Club» è considerato molto sensibile l’ordine pubblico, come le scene di sesso.

Molti mercati mediorientali (e asiatici al di fuori della Cina) impongono censure: Hollywood ha imparato da decenni ormai che scene di sesso, consumo di droga, alcol, carne di maiale e l’uso di volgarità non sono compatibili con le regole di determinati mercati. Ci sono società per esempio che si occupano di realizzare versioni «per tutti» di film vietati ai minori da destinare alla visione sugli aerei: niente violenza, niente sesso, parolacce coperte da «bip» o con l’audio azzerato, ovviamente niente incidenti aerei. È un segreto di Pulcinella che Hollywood non pubblicizza, una situazione alla quale si adatta pur di non perdere incassi e royalties.

25 gennaio 2022 (modifica il 25 gennaio 2022 | 22:44)