Houellebecq racconta il «raggiro» del video porno filmato in Olanda: «Mi avevano garantito l’anonimato»

di Michel Houellebecq

Lo scrittore doveva apparire, con la garanzia dell’anonimato, in un film a luci rosse del collettivo artistico olandese Kirac. Ora è in corso una battaglia legale per vietarne la proiezione

Houellebecq racconta il «raggiro» del video porno filmato in Olanda: «Mi avevano garantito l’anonimato»

(dal nostro corrispondente a Parigi, Stefano Montefiori) Michel Houellebecq, il più celebre scrittore francese vivente, è impegnato da settimane in una battaglia giudiziaria contro il collettivo artistico olandese Kirac, che vuole proiettare un film con scene porno al quale Houellebecq ha partecipato prima di ritirare il suo assenso. Kirac e il suo leader Stefan Ruitenbeek non sono nuovi a colpi di questo tipo, ma nonostante l’opposizione di Houellebecq vogliono comunque diffondere il film, come hanno fatto in passato con altri protagonisti. La prima, prevista in un primo momento per l’11 marzo ad Amsterdam, è stata annullata dopo l’intervento dei legali dello scrittore. Kirac non demorde e ha organizzato una nuova presentazione al centro culturale Betty Asfalt di Amsterdam per il 27 maggio. Nel testo che segue, Michel Houellebecq racconta come è stato coinvolto nel progetto Kirac, e perché ne prende le distanze nel modo più categorico.

Inizialmente, Stefan Ruitenbeek mi aveva invitato a partecipare a una cerimonia d’inaugurazione presso un istituto d’arte di Amsterdam, dove sarei stato incaricato del taglio del nastro. Avevo individuato alcuni elementi, ispirati all’universo di Lovecraft, che mi interessavano. In una delle sue mail, Ruitenbeek aveva menzionato diversi film, che tuttavia non mi sembrava avessero alcun rapporto con il progetto. Mi sono detto che forse li aveva elencati unicamente per mostrare il suo grado di serietà, attraverso opere già realizzate. Sul momento non ne ho visionato nessuno, tranne uno, e anche distrattamente (mi sembrava si trattasse del film intitolato Honeypot).

Ruitenbeek è venuto a Parigi il primo novembre, con la proposta di incontrarci per discutere del progetto. In una mail, ha aggiunto che l’avrebbe accompagnato un’amica, Jini, che passava da Parigi per partecipare ad alcune gang bang, filmate da Ruitenbeek, e destinate al suo account Onlyfans. Al loro arrivo soffrivo di una crisi depressiva e mia moglie si è offerta di accompagnarli a cena, durante la quale è stata filmata a sua insaputa. A quel punto è nata l’idea di una scena di sesso a tre — Jini, mia moglie ed io — anche questa da pubblicare sull’account Onlyfans di Jini. Mia moglie ha accettato, convinta che la cosa mi avrebbe piacevolmente distratto. Ho accettato anch’io, a condizione di tutelare il mio anonimato, e questo mi sembrava fattibile per due ragioni :

— i film sull’account Onlyfans di Jini sono accessibili esclusivamente ai suoi abbonati e a pagamento. Sono stato informato come sia questa la modalità operativa di Onlyfans, che rappresenta una fonte di reddito per Jini;
— mia moglie ed io avremmo indossato delle maschere, per scongiurare qualsiasi pericolo di identificazione.

La scena di sesso si è svolta ed è stata filmata da Ruitenbeek. Ripensandoci bene, mi sono reso conto che quelle maschere garantivano una protezione inadeguata del mio anonimato, e pertanto mi sono rifiutato di presentare gli estremi del passaporto, requisito indispensabile di Onlyfans per la diffusione del film.

I nostri contatti sono proseguiti, per mail, nelle settimane successive. Questi scambi interessavano i seguenti punti:
— Ruitenbeek mi ha informato che avrebbe voluto spostare in primavera la data dell’uscita del film;
— Inoltre mi ha inviato le foto di alcune attrici che, a suo dire, avrebbero gradito avere rapporti sessuali con me;
- Mia moglie ha poi scritto la bozza di un copione, ispirato in parte a uno dei miei libri, La possibilità di un’isola, e ai suoi ricordi personali. La sceneggiatura mi è parsa interessante, benché richiedesse una grossa mole di lavoro: difatti il soggetto era straripante e il nesso tra le varie storie non risaltava con sufficiente chiarezza. È una critica, questa, che potrei rivolgere anche al mio romanzo, nel quale il legame tra Daniel1 e Daniel25 non è stato facile da realizzare. Ad ogni modo, ero pronto a discuterne con Ruitenbeek, che doveva occuparsi della regia;
- Oltre alla mia collaborazione nella stesura del copione, mi sono proposto nel ruolo di attore. Ero pronto a girare scene pornografiche, se richiesto dal copione, ma non volevo assolutamente, per motivi di tranquillità personale, risultare riconoscibile. Le maschere mi sembravano una protezione insufficiente del mio anonimato e ho quindi chiesto a Ruitenbeek che in nessuna scena di sesso fosse ripreso il mio viso o quello di mia moglie. Il regista ha accettato le mie condizioni.

Ben presto mia moglie ed io abbiamo pensato che sarebbe stata una buona idea recarci ad Amsterdam per incontrare le attrici selezionate da Ruitenbeek per girare le scene di sesso con uno di noi due. Queste scene, da lui filmate, avrebbero potuto rappresentare il casting per il nuovo film, se non altro per l’elemento pornografico, ma in nessun caso si sarebbe trattato di materiale da avviare alla diffusione.

È bene precisare che anch’io ho girato un film pornografico, di tipo «soft porn» (La rivière, trasmesso da Canal+) e il casting si è svolto nel preciso rispetto di tali condizioni. La mia consorte dell’epoca ha avuto rapporti sessuali, da me filmati, con diverse protagoniste. Non ho preso parte alle scene di sesso, in quanto il mio ruolo era limitato esclusivamente alla regia del film, in cui recitavano solo attrici coinvolte in rapporti lesbici. Gli spezzoni del casting non sono state diffusi, bensì eliminati da me personalmente. Pertanto questo metodo mi sembrava perfettamente normale. Non nutro nessun pregiudizio di principio nei confronti della pornografia, che considero un mezzo artistico, tanto valido quanto difficile da maneggiare. Non sono rimasto pienamente soddisfatto dal mio film: mi è sembrato molto riuscito sotto il profilo estetico, però carente nella tensione drammatica.

Forse è il caso di precisare che un altro dei miei romanzi, Rester vivant, è stato adattato in lungometraggio da un regista olandese, Erik Lieshout, con la partecipazione di Iggy Pop nella distribuzione. Il risultato mi è sembrato molto convincente, in particolare grazie al lavoro straordinario del suo direttore della fotografia, Reinier van Brummelen, un vero genio a mio parere. Mi preparavo pertanto ad affrontare questo progetto sulla scorta di un giudizio molto positivo nei riguardi del cinema olandese.

Siamo così arrivati ad Amsterdam, mia moglie ed io, il pomeriggio del 21 dicembre, e nulla si è svolto secondo gli accordi. Innanzitutto, siamo stati filmati, appena scesi dal treno, senza la nostra autorizzazione. Mi è già capitato, purtroppo, di essere filmato o fotografato in queste condizioni da fotoreporter di bassa lega, ma di certo non mi aspettavo un simile trattamento da un regista.

Quella sera, Ruitenbeek ci ha raggiunti nella nostra stanza d’albergo, sempre accompagnato dal suo cameraman. In quell’occasione ci ha sottoposto un contratto, di cui ho letto un unico articolo, trattandosi della sola condizione, destinata a proteggere il mio anonimato, che avevo espressamente richiesto a Ruitenbeek di rispettare, a motivo del carattere probabilmente pornografico del film. Per il resto, ho immaginato si trattasse di un normale contratto, come tanti che ho firmato nel corso degli anni.

Il mattino seguente, Ruitenbeek si è ripresentato, accompagnato da Isa, una delle attrici di cui mi aveva inviato le foto. Tutto è filato liscio sulle prime, ci siamo scambiati qualche bacio (sono le scene del «trailer»), ma subito dopo la situazione è degenerata. Ruitenbeek mi ha proposto le sue idee per la sceneggiatura, che mi sono sembrate francamente insulse. Isa ha chiesto a mia moglie di lasciare la stanza, rendendo così impossibile qualunque scena di amore lesbico. Io mi sono rincantucciato sotto le coperte per evitare di essere ripreso. Isa, da parte sua, non ha azzardato nuovi approcci e non ci sono stati altri contatti, nè fisici e neppure verbali.

Dopo questa prima delusione, Ruitenbeek ha fatto qualche tentativo di riconciliazione, andato a vuoto. Poi mi ha presentato le altre attrici di cui mi aveva inviato le foto, ma con nessuna delle due mia moglie ed io abbiamo avuto rapporti sessuali, e neppure scambi di baci e carezze come nel caso di Isa. Quando Ruitenbeek afferma, nell’intervista concessa alla rivista Vice, che «quattro donne in tutto sono andate a letto con Houellebecq», si tratta di una menzogna bell’e buona.

La rottura finale si è verificata la sera del 23 dicembre. Al culmine di un’accesa discussione, durante la quale mia moglie ed io siamo stati coperti di insulti, ho intimato a Ruitenbeek di uscire immediatamente dalla stanza, assieme al cameraman. Da allora non l’ho più visto.

Un mese dopo la rottura, ho scoperto con disgusto che mia moglie ed io figuravamo in un «trailer» realizzato da Ruitenbeek e diffuso su diversi siti Internet, e che questo spezzone rappresentava il preludio a un film più lungo, da lui definito «pornografico», la cui uscita era stata fissata per l’11 marzo.

Sono immediatamente passato a vie legali per bloccarne la diffusione, alla quale non avevo mai dato il consenso. In seguito, ho capito che quella data dell’11 marzo non era stata scelta a caso, ma doveva coincidere con la pubblicazione, in Olanda, del mio ultimo libro, Anéantir, allo scopo di assicurare al film di Ruitenbeek il massimo clamore pubblicitario.

Ho indirizzato quindi a Ruitenbeek la seguente «lettera aperta», per far conoscere la mia opinione sul suo modo di agire:

«Egregio Signore,
subito dopo il mio breve soggiorno ad Amsterdam, sono partito per un viaggio di tre settimane in Guadalupa, per prendere parte alle riprese di un film di Guillaume Nicloux, con la partecipazione, tra gli altri, di Blanche Gardin e del sottoscritto.

Se vi accenno, è perché il metodo di lavoro di Guillaume Nicloux potrebbe, a prima vista, somigliare al vostro, specie se confrontato a quello di altri registi con i quali ho avuto occasione di lavorare.

Da un lato, Nicloux si limita a girare le scene seguendo rigorosamente l’ordine del copione, allo scopo di tener conto dei cambiamenti che potrebbero verificarsi nei personaggi, e soprattutto nei rapporti tra di essi. Nulla gli vieta di modificare una scena in funzione delle scene già girate. È importante notare, tuttavia, che Nicloux chiede sempre il parere degli attori sulle alterazioni che intende apportare.

D’altra parte, ed è questa una sua nota di originalità, il dialogo è talvolta improvvisato, o piuttosto “semi improvvisato”, ovvero si stabilisce il tema generale, ma gli attori sono liberi di scegliere le proprie parole. Questo vale in particolare per Il rapimento di Michel Houellebecq, il cui copione iniziale non doveva superare la ventina di pagine.

Esiste, tuttavia, una differenza fondamentale tra i vostri modi di agire. La differenza è soprattutto, e molto semplicemente, una questione di cortesia. Per tornare al mio soggiorno ad Amsterdam, sono rimasto molto irritato sin dal primo istante, nel metter piede in stazione, quando ho visto che uno dei vostri uomini aveva cominciato a riprenderci senza neppure averci chiesto l’autorizzazione, e ancor prima di rivolgerci la parola. La mia prima reazione, in quel momento, avrebbe dovuto essere quella di strapparvi di mano la telecamera e di scaraventarla nel primo canale nei paraggi. Sono di carattere piuttosto mite e ho accettato gli eventi per evitare ogni scontro o dissapore sin dall’inizio. Tuttavia, la mia irritazione è andata crescendo ogni qualvolta voi, e i vostri uomini, siete entrati nella mia stanza d’albergo, telecamera alla mano, per cominciare le riprese. In altre occasioni, in particolare durante i pasti, ci avete filmato addirittura a nostra insaputa. Questo comportamento appartiene al giornalismo spazzatura piuttosto che al cinema d’autore. Nel corso della discussione che ne è seguita, e vedendo che le cose andavano peggiorando, ho offerto di rimborsare il costo della stanza d’albergo, come ho fatto (d’altronde mi ero pagato i biglietti del treno e tutti i pasti, e le vostre riprese ne sono la prova). La situazione si è ulteriormente avvelenata fino a quando vi ho intimato, una sera, di uscire dalla mia stanza con le vostre telecamere. Da quel momento, non ci siamo più rivisti.

Ho constatato un’altra differenza, che stavolta appartiene all’estetica. Nel corso delle riprese di un film “normale” si rispetta un rituale preciso, a cominciare dai costumi e dal trucco. Una volta che l’équipe tecnica è pronta, la ripresa di ciascun piano è circoscritta a un momento specifico e cadenzata da ordini precisi : “motore”, “azione”, “tagliare”. Tutto questo vi sembrerà ridicolo o antiquato, ma io la penso diversamente. È un rituale, a mio avviso, che aiuta l’attore a raggiungere quel grado di concentrazione indispensabile per calarsi nel personaggio che ha scelto di interpretare. È soprattutto grazie a questo che il cinema e il teatro, per il tramite di altri rituali, possono considerarsi forme d’arte.

Voi mi direte che il vostro metodo è completamente diverso, che puntate invece a catturare frammenti di realtà, da ricomporre in seguito in una sequenza significativa. La mia unica risposta è che, evidentemente, il nostro concetto di lavoro artistico è diametralmente opposto al vostro. Dopo aver sperimentato i vostri metodi di lavoro, ho capito che il risultato non potrà essere che mediocre e che avrò motivo di pentirmi, come attore, di aver partecipato a questa iniziativa.

Ma sopra ogni altra cosa, e al di là della mia credibilità artistica, questo contrasto ne fa nascere uno ancor più profondo: una spaccatura netta nel nostro concetto, radicalmente divergente, di correttezza, cortesia e rispetto dell’altro. Il mio sbaglio è stato di non reagire seduta stante, nel momento stesso in cui ne avevo preso coscienza. E oggi lo pago attraverso la violenza che mi è stata inflitta dal vostro trailer, e che pregiudica irrimediabilmente la mia vita privata e la mia reputazione. Vi diffido formalmente dall’utilizzare nei vostri film, questo o qualunque altro in futuro, le scene che mi riguardano. Mia moglie condivide la mia posizione».

23 marzo 2023 (modifica il 23 marzo 2023 | 12:35)