Tunisia, cosa sta succedendo. A Lampedusa boom di sbarchi

di Claudio Del Frate

I prezzi dei generi alimentari su del 15%. Da mesi il governo sta trattando con l’Fmi un prestito di 19 miliardi di dollari. Ma le condizioni richieste sono pesanti. Nel mirino anche il regime di Saied e la «caccia al nero»

Tunisia, cosa sta succedendo. A Lampedusa boom di sbarchi

«Se crolla la Tunisia c'è il rischio che arrivino 900.000 rifugiati, in estate la situazione potrebbe essere fuori controllo». Con queste parole la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha provato a richiamare l’attenzione del vertice Ue sul tema dell’immigrazione. Numeri eclatanti per fotografare una crisi gravissima in atto ormai da mesi nel Paese dirimpettaio dell’Italia. E a cui sembra dare conferma l’approdo a Lampedusa di 2.000 migranti in poche opre partiti proprio dalla Tunisia. Ma quanto sono attendibili le cifre e quali sono le ragioni che fanno della Tunisia una «bomba sociale»?

* Credibili 900.000 sbarchi? - Secondo le cifre del Viminale da inizio anno sono approdati in Italia 20.379 migranti, una cifra più che triplicata rispetto a un anno fa. Di questi, quelli di nazionalità tunisina sono 1.587 ma va detto che da quella parte del Nordafrica partono persone di più nazionalità. Siamo insomma ancora lontani dalle cifre paventate da Giorgia Meloni anche se un report dei servizi segreti stima in 685.000 i migranti pronti alla traversata, ma con partenza dalla Libia. Nel 2016 anno più acuto per la crisi migratoria, gli arrivi in Italia furono circa 181.000 . Il 65% dei tunisini (ovvero 7,5 milioni di persone) ha dichiarato di voler emigrare, secondo un sondaggio governativo .

* La crisi dei generi alimentari - La situazione economica della Tunisia è in rapido peggioramento:a a febbraio l’inflazione ha toccato il 10,4% ma se si prendono in considerazione i consumi alimentari il dato si impenna a 15,6%. Il governo ha annunciato uno stop ai prezzi su alcuni generi di prima necessità per tutto il mese del Ramadan (cominciato ieri), periodo durante il quale i consumi delle famiglie tradizionalmente aumentano. Il tasso di disoccupazione resta ancorato a un preoccupante 15,3%. Il debito pubblico ha toccato i 34 miliardi di euro, esponendo la Tunisia a un rischio default.

* Le condizioni del Fmi - Una soluzione «ponte» alla crisi ci sarebbe: Tunisi sta negoziando da mesi un prestito da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi) pari a 1,9 miliardi di dollari ma la trattativa è in fase di stallo. Il Fondo esige garanzie molto pesanti, a partire dallo stop ai sussidi pubblici per carburanti e generi alimentari, cosa che non farebbe altro che aggravare la crisi delle famiglie. Non a caso governo e opposizione si sono trovati d’accordo nel respingere al mittente le condizioni dettate dal Fmi.

* Il pugno di ferro di Kais Saied - Non bastasse l’economia, Tunisi è nel mirino della comunità internazionale anche per ragioni politiche. Proprio il 16 marzo il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione di condanna verso il leader del Paese Kais Saied che «accentra il potere nelle sue mani dal 25 luglio 2021 dopo aver destituito il governo sciolto l’Assemblea, soppresso la Costituzione del 2014».Il 13 febbraio è stato inoltre arrestato il giornalista Noureddine Bouatar, direttaore della principale radio indipendente tunisina. A gennaio stessa sorte era toccata a 37 sindacalisti.

* Caccia all’immigrato - Negli ultimi giorni, infine Saied ha lanciato una campagna contro gli immigrati che entrano in Tunisia dall’Africa subsahariana, denunciando che sarebbe in corso una «sostituzione etnica» e che questi immigrati sarebbero in sostanza una delle cause della crisi. Proprio ieri sono stati rimpatriati un migliaio di immigrati giunti in Tunisia dalla Costa d’Avorio.

24 marzo 2023 (modifica il 25 marzo 2023 | 12:54)