5 maggio 2019 - 19:46

Con Nietzsche cade ogni illusione
Demolisce i valori vecchi e nuovi
La nuova collana è in edicola

In edicola il 7 maggio con il quotidiano il secondo titolo della serie sulla filosofia dedicata a un pensatore attualissimo che ha scavato nel profondo della modernità

di PIERLUIGI PANZA

Il famoso ritratto del pensatore tedesco Friedrich Nietzsche (1944-1900) realizzato nel 1906 dall’artista norvegese Edvard Much (1863-1944) Il famoso ritratto del pensatore tedesco Friedrich Nietzsche (1944-1900) realizzato nel 1906 dall’artista norvegese Edvard Much (1863-1944)
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Nietzsche il nichilista è il cortocircuito che ha sdoganato nella discussione pop un filosofo dal complesso travaglio umano e determinato a superare quelli che riteneva comodi e falsi valori. Figlio di un pastore protestante, studioso di lingue antiche e teologia a Bonn e Lipsia, il filosofo a cui è dedicato il volume in edicola il 7 maggio con il «Corriere» visse come prima frattura personale la perdita della fede. Professore a Basilea, abbandonò la città e la cattedra evidenziando due aspetti controversi della contemporaneità: a 25 anni chiese l’annullamento della cittadinanza prussiana, diventando apolide, e anni dopo lasciò la scuola per diventare un «filosofo indipendente».

La copertina di Nietzsche, secondo titolo della collana
La copertina di Nietzsche, secondo titolo della collana

Il vitalismo da lui predicato non corrispose a uno praticato, fece il contrario del più comune «predicar bene e razzolar male»: l’unica esperienza (incerta) con una donna avvenne dopo la Pasqua del 1882 quando incontrò Lou von Salomé, giovane russa che invitò alla basilica di San Pietro. Nel 1888 si trasferì a Torino. Maniaco depressivo, la sua tragica fine — tra mutismo, paralisi e perdita di memoria — ne accrebbe il mito. E, nonostante l’ateismo dichiarato, dopo il 25 agosto 1900 fu seppellito con cerimonia religiosa nel cimitero della natale Röcken.

La fase «tragica» del pensiero di Nietzsche, con La nascita della tragedia (1872), è di fertile intuizione. Il filosofo individua nella tragedia greca la coesistenza di due forze contrapposte: lo spirito apollineo, razionale, ordinativo e il suo contraltare, quello dionisiaco, orgiastico, di liberazione degli impulsi. Quando Dioniso vive, Apollo dorme e viceversa: questo schema diventa un’ideologia per comprendere il mondo.

Con L’Anticristo Nietzsche delinea una genealogia della modernità da lui avversata, che parte da Socrate-Platone, attraversa il cristianesimo e giunge all’idealismo tedesco. I valori di verità, progresso, religione vengono smascherati nella loro mancanza di fondamento. È un’intuizione che arriva sino a Jacques Derrida e al decostruzionismo. Si va a vedere che cosa c’è sotto e si trova poco: solo il linguaggio (logos) come specchio del modo in cui ragioniamo.

L’uomo, per Nietzsche, ha dovuto illudersi per dare un senso alla propria vita, non essendo stato capace di accettare che «la vita non ha alcun senso» e va vissuta nel libero abbandono. Se il reale fosse razionale (come pensava Hegel), oltreché etico e bello, l’uomo non avrebbe avuto bisogno di costruire narrazioni in cui credere (prime tra tutte le religioni).

Fra il 1873 e il 1876 Nietzsche scrive le quattro Considerazioni inattuali, una delle quali, Sull’utilità e sul danno della storia per la vita, è davvero attuale. Nietzsche contesta qui due discipline care alla cultura moderna, ora cadute in disgrazia: la critica, che uccide l’arte, e la storia, che uccide la vita. Nietzsche vede nel critico l’artista mancato e nella patrimonializzazione del passato il recinto entro il quale si arrocca una civiltà incapace di crescere. Sentiamolo: «I critici sono conoscitori dell’arte perché vorrebbero eliminare l’arte in genere; si atteggiano a medici, mentre in fondo hanno mirato all’avvelenamento». E veniamo ai «patrimonialisti» e storici: «Quando la storia serve la vita passata al punto da minare la vita presente e proprio la vita superiore, quando il senso storico non conserva più ma mummifica la vita, allora l’albero muore, disseccandosi… Allora si osserva il ripugnante spettacolo di una cieca furia collezionistica, di una raccolta incessante di tutto ciò che una volta è esistito… L’uomo scende così in basso, che alla fine è contento di ogni cibo e mangia di gusto anche la polvere delle quisquilie bibliografiche».

Richard Wagner a Bayreuth è, invece, dedicato al demiurgo dell’arte totale conosciuto nel 1869. Rimasto deluso dal Festival di Bayreuth del 1876, Nietzsche incomincia ad allontanarsi dal maestro e poi rompe con la pubblicazione di Umano troppo umano, «un libro per spiriti liberi».

La fase più nichilista è quella della «volontà di potenza» e della «morte di Dio» (La Gaia scienza). L’affermazione ha assunto valore retorico da discount delle idee, ma significava assumersi piena responsabilità di ogni decisione e azione da parte dell’individuo. Ogni comportamento è soggetto a una decisione individuale in quanto non ci sono più valori o riferimenti. L’oltre-uomo, più che il super-uomo, è il protagonista dell’avvento dell’individuo privato di genealogia tranquillizzante, come nella lettura che ne danno Colli e Vattimo. Credo da ritenersi meno consona la lettura del super-uomo, con un Nietzsche schiavista o fautore di una società che cancella i deboli.

Da queste riflessioni deriva, alla fine, un curioso apprezzamento per l’italianità contrapposta alla cultura tedesca, vista come segnata dal rigore calvinista e dal moralismo luterano, considerati imposizioni rispetto a un certo allegro paganesimo romano. E in Italia, nella Piccola Biblioteca Adelphi, Nietzsche è diventato la bussola attorno alla quale la casa editrice di Roberto Calasso ha costruito un percorso culturale alternativo a quello di Einaudi.

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