13 marzo 2019 - 21:28

Muhammad Ali, cento scatti
per raccontare il mito Immagini

Dal 22 marzo al 16 giugno, al Palazzo delle arti, un’esposizione fotografica
curata da Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi rende omaggio al grande pugile

di MARCO BRUNA

Muhammad Ali, cento scatti per raccontare il mito Immagini Miami Beach, 1971. Un momento dell’allenamento nella palestra 5th Street Gym di Chris Dundee,
fratello del manager di Ali, Angelo (foto Chris Smith/ Getty Images)
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In un profilo apparso sul magazine «Life» il 19 marzo 1971, lo scrittore Norman Mailer definì Muhammad Ali «il più grande ego d’America», intendendo che era impossibile ignorare, oltre alle gesta sportive, il suo modo di essere e di apparire davanti al pubblico. A tre anni dalla morte del pugile (1942-2016) — considerato il più grande di tutti i tempi —, una mostra curata da Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi al Palazzo delle arti Napoli (Pan) gli rende omaggio attraverso cento fotografie di autori diversi.

L’esposizione, intitolata Muhammad Ali. 100 fotografie immortalano la carriera e la vita del «Re del Mondo», è in programma dal 22 marzo al 16 giugno prossimi e propone scatti provenienti, tra gli altri, dagli archivi del quotidiano «New York Post», dall’agenzia fotografica «Sygma» e da «Life», che ritraggono l’atleta non soltanto sul ring ma nella vita di tutti i giorni. Il percorso della mostra è diviso in sezioni tematiche. Si comincia con le immagini delle imprese sportive: dagli incontri con Sonny Liston, George Foreman e Leon Spinks, che lo portarono a conquistare tre titoli dei pesi massimi, alle tre epiche sfide contro Joe Frazier, avvenute nel 1971, nel 1974 e nel 1975. Su 61 incontri disputati, Muhammad Ali conquistò 56 vittorie, perdendo per KO una volta sola.

Una delle sale del Palazzo delle arti è stata trasformata invece in una palestra di pugilato, con al centro un ring sul quale saranno proiettati i video dei suoi combattimenti più celebri. Nella stessa sala trovano spazio anche alcune rare immagini scattate durante gli allenamenti. Un percorso cronologico scandisce poi i momenti chiave della sua carriera da professionista, riportando tutti gli incontri disputati tra il 1960 e il 1981: tra questi la conquista della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma 1960, quando ancora portava il nome di battesimo di Cassius Clay (lo cambiò in Muhammed Ali dopo essersi unito alla setta afroamericana Nation of Islam).

Alle eccellenti doti atletiche, Ali univa anche quelle di grande comunicatore: celebri, per esempio, furono le sue dichiarazioni contro la Guerra del Vietnam e quelle a sostegno della parità dei diritti degli afroamericani. Le sue frasi più significative verranno proiettate nelle sala che ospita le fotografie scattate durante i momenti che precedono gli incontri, tra cui quelle delle conferenze stampa e delle interviste televisive. Nell’ambito della rassegna, promossa dall’Assessorato alla cultura e al turismo del Comune di Napoli, verrà proiettata anche una candid camera in cui si vede Ali scherzare con alcuni bambini: un modo di entrare nell’universo privato del grande campione.

«Ci sono persone — spiega Giorgio Terruzzi — che illuminano l’aria, un’intera epoca, la memoria collettiva. Sono rare e preziose. Sono fosforiche e contagiose. Un patrimonio straordinario. Organizzare una mostra su Muhammad Ali significa, dunque, illuminare».

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