5 ottobre 2018 - 01:06

Confucio: vita e leggenda del pensatore che ha plasmato la Cina

Ha contribuito a creare il pensiero dei cinesi e di quasi tutta l’Asia orientale eppure durante la sua vita terrena ebbe un ristretto numero di fedeli e fu inviso ai potenti

di Paolo Salom

Confucio: vita e leggenda del pensatore che ha plasmato la Cina
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Nemo profeta in patria. Una pillola di saggezza che travalica i secoli e i confini. Prendiamo Confucio, il pensatore che ha contribuito a formare i comportamenti dei cinesi attraverso le dinastie, e con loro i popoli di quasi tutta l’Asia Orientale. Due millenni di pensiero unico, potremmo dire: perché le teorie confuciane sulla società e la famiglia si sono talmente aggrappate alle coscienze individuali da superare praticamente indenni anche gli anni della Rivoluzione culturale (1966-1976).

Rispetto per gli anziani

In sintesi: all’interno del clan, è dovuto il rispetto agli anziani (il figlio al padre, il fratello minore al maggiore, la moglie al marito); fuori di casa, al proprio superiore diretto. Persino l’imperatore doveva considerare il volere del Cielo che stava sopra di lui, altrimenti rischiava di essere detronizzato. Eppure, durante la sua vita terrena, Confucio — termine latinizzato dal cinese Kong Fuzi (Maestro Kong, 551-479 a.C.) — nato a Qufu, nell’odierna provincia dello Shandong, e vissuto spostandosi continuamente tra uno Stato e l’altro di una Cina feudale che allora era divisa e in una continua guerra intestina, non fu mai visto con favore dai potenti dell’epoca ed ebbe un ristretto numero di (fedeli) seguaci cui si deve la sopravvivenza e il successo postumo del suo pensiero.

Nobiltà decaduta

Il futuro maestro era venuto al mondo in una famiglia nobile decaduta e impoverita. Suo padre aveva sposato a 65 anni la sua seconda moglie, una fanciulla di 15 anni che presto si ritrovò vedova e sola con il suo bambino: il piccolo Confucio. Primo esempio di self made man, il maestro credeva fermamente che solo l’istruzione potesse aiutare un uomo a scalare i gradini della società. A patto che rispettasse quelle regole di condotta che, sole, potevano conferire alla comunità nazionale ordine e armonia, uniche condizioni nel cui dominio tutti hanno la facoltà di esprimere il meglio della natura umana. Peccato che, già allora, principi e re feudali non sapessero che farsene dei consigli di un maestro «impiccione» che suggeriva pace quando loro volevano la guerra, lealtà quando loro volevano tradire amici e avversari. Alla fine, fu la sua stessa abilità a portare Confucio alla disgrazia: idee talmente «rivoluzionarie» per i suoi tempi che alla fine l’unica salvezza per lui fu l’esilio.

I potentati

Cosa aveva fatto? Lo Stato di Lu, dove era cresciuto e dove aveva scalato il potere fino a diventare ministro della Giustizia, era diviso in tre potentati, in mano ad altrettante famiglie, che contavano sulle alte mura delle proprie capitali per mantenere l’indipendenza. Confucio pensava che solo la riunificazione dei territori feudali avrebbe portato prosperità alla nazione e così provò a convincere i signori locali ad abbattere i muri delle città per «aprirsi ai commerci e alla collaborazione» (ogni riferimento a situazioni a noi più vicine è del tutto voluto e non casuale). Peccato che il re del vicino Stato di Qi, preoccupato che queste «riforme» avrebbero reso Lu troppo potente, pensò di inviare cento magnifici cavalli e 80 affascinanti danzatrici in dono al duca di Lu.

Il ritorno

Il quale, nei successivi tre giorni, si dedicò unicamente al proprio piacere invece di prendere quelle decisioni politiche per le quali Confucio si era tanto prodigato. Risultato? Il Maestro presentò le proprie dimissioni e, temendo per la propria vita, iniziò un lungo peregrinare di corte in corte, cercando di convincere i regnanti ad adottare i suoi principi. Fatica inutile: nessuno lo prendeva sul serio. Soltanto verso la fine della sua vita Confucio poté rientrare in patria. Così trascorse gli ultimi anni dedicandosi all’insegnamento nella scuola che aveva fondato e che fu il primo esempio di istituzione privata il cui scopo era solamente formare uomini di cultura. Solo alcuni secoli dopo la sua morte, il pensiero confuciano diventò la spina dorsale del potere e della società. Morale? Ce ne fosse una...

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