10 gennaio 2019 - 23:58

Jawaharlal Nehru, lo statista indiano tra amanti e potere di famiglia

Successi, errori e amori dell’uomo che impegnò la vita per l’India indipendente e che mai fu mosso dall’odio. Come lui solo Gandhi, il cui nipote Rajiv sposò sua figlia Indira, avviando una dinastia memorabile

di Danilo Taino

Jawaharlal Nehru, lo statista indiano tra amanti e potere di famiglia Pandit Jawaharlal Nehru con la figlia Indira Ghandi a Dehli nel 1961 (Afp)
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Nell’estate del 1948, Jawaharlal Nehru ricevette una lettera. A scriverla era Lady Mountbatten, Edwina, moglie di Lord Mountbatten, l’ultimo viceré dell’India britannica. Edwina e il marito Dickie avevano lasciato Delhi da poco tempo: il Paese era diventato indipendente un anno prima. Erano tornati per i drammatici funerali del Mahatma Gandhi il 31 gennaio 1948, ma per il resto la loro vita era ormai a Londra. Nehru, che li aveva frequentati a lungo nei mesi precedenti la loro partenza, ora era primo ministro. «La vita è solitaria e vuota e irreale», gli scriveva Edwina. Dickie — che in realtà si chiamava Louis, contrammiraglio della Marina britannica e 1° visconte Montbatten of Burma, zio di Filippo di Edimburgo e cugino di secondo grado di Elisabetta II — la portava ai party nei giardini di Buckingham Palace. «Una perdita di tempo», confessava lei al leader indiano: senza di lui, la vita della Corte di St. James era triste.

Edwina Mountbatten e Jawaharlal Nehru ad un incontro sportivo nel 1959 (Afp) Edwina Mountbatten e Jawaharlal Nehru ad un incontro sportivo nel 1959 (Afp)

Un amore nato nella foresta di Mashobra

Non era la prima confessione del genere e non fu l’ultima. Nehru le rispondeva: leggo e rileggo le tue lettere», scriveva, sento «la tua fragranza nell’aria» e «mi perdo in un mondo di sogni, il che non si addice a un primo ministro». Quale sia stata la relazione tra la moglie dell’ultimo viceré dell’India e il primo Primo ministro del grande Paese nel dettaglio non è noto. Ma certamente il loro fu un amore, probabilmente un grande amore nato durante le passeggiate nella foresta di Mashobra, nelle lunghe conversazioni a Delhi, nel lavoro comune nei campi profughi che si erano creati dopo le violenze legate alla Partition, la separazione tra India e Pakistan. Una relazione che durò anche da lontano negli anni successivi, fino alla morte di lei, nel 1960.

Lord Mountbatten  saluta la bandiera all’India Gate di New Delhi, il 15 agosto 1947; sulla destra Lady Edwina e il Primo ministro indiano  Jawaharlal Nehru (Afp) Lord Mountbatten saluta la bandiera all’India Gate di New Delhi, il 15 agosto 1947; sulla destra Lady Edwina e il Primo ministro indiano Jawaharlal Nehru (Afp)

L’apertura mentale del combattente per l’indipendenza

L’interessante, però, non è il gossip sul loro rapporto, che pure è stato chiacchierato e discusso a lungo, nel disinteresse, bisogna dire, di Dickie Mountbatten. Interessanti sono l’umanità, fino alla debolezza di sentimento, e l’apertura mentale del più grande combattente per l’indipendenza indiana dopo il Mahatma Gandhi. Nato nel 1889 ad Allahabad, Jawaharlal era figlio di un noto avvocato nazionalista, Motilal Nehru. Come il padre, studiò legge, al Trinity College di Cambridge, Inghilterra, e una volta tornato in India si iscrisse al partito del Congresso. Già dopo la Prima Guerra Mondiale, era salito ai vertici dell’organizzazione, su una piattaforma radicale di rottura con Londra. Anni di battaglie al fianco del Mahatma: prigione, scioperi, marce, satyagraha, grandi dibattiti sull’architettura politica a venire della nuova India. Fino all’indipendenza del 15 agosto 1947.

Congresso e governo: un feudo dominato dalla sua famiglia

Discutibile in alcune scelte degli anni successivi, da primo ministro: la tendenza a scelte economiche di tipo socialista che non aiuteranno l’economia del Paese e l’avere trasformato il Congresso e il governo in un feudo dominato dalla sua famiglia. Alla morte, nel 1964, il suo posto al vertice del Paese sarà preso dalla figlia, Indira, che, sposata a Feroze Gandhi, ne assumerà il cognome. È la nascita della dinastia Nehru-Gandhi, che ha dominato l’India fino al 2014 e ancora oggi domina il partito del Congresso. Errori non da poco. I quali non rimpiccioliscono la figura del combattente nazionalista che impegnò la vita per l’India indipendente ma mai fu mosso dall’odio, nemmeno per i massimi rappresentanti della potenza coloniale. Due Paesi legati per anni non si può pensare di separarli. Come mai, Nehru, si separò da Edwina. La grande politica non è odio, nemmeno nelle grandi battaglie di liberazione.

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