Salvini e l’errore di baciare
il crocefisso in conferenza stampa

risponde Aldo Cazzullo

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Caro Aldo,
ora che è finalmente finita la campagna elettorale vorrei che si dicessero alcune cose come stanno. La prima di tutte: chi sventola Vangelo e rosario ai comizi è blasfemo dato che tra i suoi programmi di governo ai primi punti ci sono le chiusure di porti e centri di accoglienza e i rimpatri. Diversi uomini di chiesa e di fede l’hanno detto, ma vorrei si scrivesse forte e chiaro: non è cristiano chi dice di esserlo, ma chi mette in pratica i comandamenti del Vangelo. I credenti che vedono Salvini baciare il crocifisso dovrebbero sentirsi sdegnati.
Sara Bianchi, Bergamo

Cara Sara,
Almeno un terzo degli italiani votanti non la pensa come lei. Una larga parte del Paese ha scelto Salvini, che sta scoprendo in queste ore di avere moltissimi amici. Ho l’impressione che gli serviranno di più i critici. Non è detto che vivrà anche lui la parabola discendente di Renzi; il bacino elettorale della destra è più ampio; e la destra tende più facilmente a riconoscere un capo, mentre la sinistra tende a dividersi. Ma la situazione economica italiana è talmente grave che qualsiasi leadership si sgonfia in fretta, se non risolve le questioni reali: a cominciare dalle più importanti, la demografia e il lavoro per i giovani. Anche per questo, Salvini farebbe meglio a evitare atteggiamenti che possono servire al capo di un partitino per attirare l’attenzione, non a un leader dal 34% che voglia rappresentare anche moderati, liberali, cattolici.
Baciare il crocefisso in conferenza stampa è sbagliato. Alcide De Gasperi, che non era meno cattolico di Salvini, non l’avrebbe mai fatto (era anzi attento a limitare le ingerenze della Chiesa). Ci siamo detti più volte che evocare il fascismo a proposito di Salvini è fuorviante e sarebbe ridicolo se non fosse irriguardoso per le vittime del fascismo quello vero; a maggior ragione, il ministro dell’Interno non pubblica i suoi libri-intervista con un editore che si proclama fascista. Non attacca un giornalista solo perché non la pensa come lui, come ha fatto con Fabio Fazio, citandolo in campagna elettorale ottanta volte. E non si atteggia a vittima del sistema, «uno contro tutti», perché non lo è: la Rai non è certo anti-salviniana, non lo è Mediaset che anzi ha imposto i temi cari a Salvini con programmi ansiogeni, non lo è la Rete, dove Salvini è il leader europeo con più follower.
Certo, non si può chiedere a un politico di rinunciare a essere se stesso. Ma se non farà crescere l’economia e l’occupazione, la propaganda non gli basterà. Non potrà passare quattro anni a fingere di essere ancora all’opposizione.

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Giovanni Materia, Carate Brianza (MB)

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