12 marzo 2019 - 15:20

Ercole Botto Poala, presidente di Milano Unica: «La Cina un’opportunità. Ma sta cambiando»

Al via di Intertextile Shanghai, la più grande fiera del tessile al mondo che si svolge da oggi al 14 marzo. Nei primi nove mesi 2018 le vendite della moda italiana per uomo (su base annua) sono cresciute del 27,7% in Cina e del 18,2% in Corea del Sud

Ercole Botto Poala, presidente di Milano Unica: «La Cina un’opportunità. Ma sta cambiando»
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Sta crescendo una nuova classe media in Cina, composta da oltre 400 milioni di persone che, almeno una volta all’anno, possono permettersi un abito italiano di sartoria. È anche su segnalazioni come questa, sui dati dei primi nove mesi 2018 secondo i quali le vendite della moda italiana per uomo (su base annua) sono cresciute del 27,7% in Cina e del 18,2% in Corea del Sud, che Milano Unica si presenta a Intertextile Shanghai (12,13 e 14 marzo), la più grande fiera tessile al mondo. 48 aziende (+9% rispetto all’edizione del marzo scorso) per un appuntamento che la collaborazione di Agenzia Ice e il sostegno del ministero dello Sviluppo economico hanno reso possibile e che si è rivelato indispensabile per svilupparsi su questo immenso mercato.

«Dire che siamo ottimisti forse è esagerato — commenta il presidente di Milano Unica Ercole Botto Poala — ma la manifestazione di Milano, che si è tenuta agli inizi di febbraio, è andata meglio del previsto, tenendo conto della coincidenza con i festeggiamenti del Capodanno cinese. Perché abbiamo mantenuto quasi lo stesso numero di buyer in un periodo di crisi quando la prima reazione consiste in genere nel tagliare i budget».

A recuperare queste assenze hanno provveduto in parte le aziende coreane (+5%) e giapponesi (+15%) che hanno contribuito a portare a circa 6 mila tra italiane ed estere le aziende visitatrici per 421 espositori. È stata anche l’occasione per illustrare il progetto e-Milano Unica, lanciato in versione pilota grazie alla partnership di sistema con Pitti Immagine. Andrà a regime per l’edizione di luglio promuovendo l’intero settore del tessile-abbigliamento-moda attraverso marketing, contenuti e promozioni che consentono ad aziende e clienti un aggiornamento costante. Chiusa l’edizione numero 28 di Milano Unica, tutta l’attenzione ora è concentrata sulla spedizione di Shanghai: la numero 15 nel Paese che si è confermato (nei primi 11 mesi 2018) il primo mercato di sbocco per i nostri tessuti. Mentre l’export complessivo di oltre 365 milioni di euro (+3,7%) ha consentito un sostanziale pareggio della bilancia commerciale di comparto.

Cambiamenti

Ma la Cina è un Paese che cambia e già oggi appare diversa rispetto a sei mesi fa. «Il governo cinese ha avviato un grandioso progetto per finanziare la crescita della ricerca, dell’innovazione della qualità in diversi settori industriali — spiega Ercole Botto Poala che frequenta la Cina da oltre vent’anni — che vanno dalle tecnologie all’intelligenza artificiale alla cosmetica, per aumentare la credibilità della propria produzione e sostenere i consumi interni. Quello che suggerisco ai nostri espositori è cercare di essere coerenti con la propria storia e attenti a quella del Paese nel quale stanno entrando. Dove il retail è omnichannel e le vendite online sviluppatissime per superare le grandi distanze e l’approssimazione della rete distributiva. Dove manca la cultura dello store manager, a meno che non si parli dei grandi brand e dei loro retailer».

Quello che incoraggia gli esportatori è la varietà raggiunta dall’export dei nostri tessuti che, a fianco delle tradizionali stoffe per uomo, vede crescere le richieste di quelli per donna e per bambino. Un’opportunità da perseguire, evitando di pensare che la Cina offra spazio soltanto alle lane pettinate. «Ci premia la ricchezza di stoffe e accessori presentati, ma sono convinto che per la sopravvivenza del settore sia determinante la sostenibilità. Se le nostre aziende hanno superato i momenti difficili è perché oltre al servizio e all’innovazione hanno saputo rispettare il prodotto e l’ambiente. Ora dovremmo fare sistema perché questa è una sfida globale che vuole guardare alle generazioni future».

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