2 agosto 2018 - 21:02

Usa, la guerra dei medici contro le calunnie digitali

Bombardati da commenti negativi dei loro pazienti sulle reti sociali, i camici bianchi hanno cominciato a reagire con querele a raffica

di Massimo Gaggi

Illustrazione di Pierluigi Longo Illustrazione di Pierluigi Longo
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Diffamazione, molestie, stalking. Per molti Internet, ormai sistema circolatorio essenziale del nostro tempo, è diventato un incubo: se finisci nel mirino di qualcuno che ce l’ha con te, difendersi è molto difficile. Un problema destinato ad aggravarsi e a estendersi con l’imminente diffusione delle tecnologie del riconoscimento facciale e della realtà aumentata. L’abbiamo già visto in vari film: guardando un volto riceveremo da un’intelligenza artificiale informazioni sulla sua identità, su ciò che c’è in rete su di lui. Positivo e utilissimo a vari livelli, ma è anche facile immaginare che la diffusione di biografie calunniose, profili fake, furti d’identità, passerà dall’attuale era «artigianale» a quella industriale. Come difendersi? Puntare sull’aiuto dei social media è azzardato. Basti pensare a Facebook che, pur avendo creato filtri anti manipolazioni (soprattutto quelle a fini politici), non cancella le fake news, a meno che non verifichi istigazioni alla violenza fisica o minacce alla pubblica sicurezza. E allora?

Negli Usa una risposta la stanno dando medici e chirurghi che, quando vengono bombardati da commenti negativi dei loro pazienti sulle reti sociali — critiche spesso fondate che fanno parte del sistema di rating introdotto da molte piattaforme digitali — hanno cominciato a reagire con querele a raffica. Si moltiplicano i casi di pazienti delusi da una cura urologica o dall’esito di un’operazione di chirurgia plastica, condannati per aver messo su siti come Yelp o RateMD accuse tecnicamente infondate o che non sono in grado di provare. Ci sono già casi di pazienti ridotti in miseria, quando i giudici stabiliscono indennizzi di centinaia di migliaia di dollari per i danni arrecati alla reputazione di ospedali e medici. Che però sono professionisti potenti e organizzati. Dovremo costruirci tutti delle armature legali o restare indifesi? I cittadini dovrebbero essere protetti dallo Stato anche contro le calunnie digitali, ma è assai improbabile che l’applicazione dell’intelligenza artificiale al riconoscimento facciale sia regolamentata: troppo forte l’interesse delle aziende di big tech per questa nuova, promettente, area di business, ma anche troppo forte la tentazione dei governi, soprattutto quelli autoritari, di usare questi strumenti per sorvegliare i cittadini in modo più penetrante.

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